Kaguya Kimimaro vs Anakin Skywalker

Mi trovavo in cammino ormai da ore. Tuttavia, non risentivo minimamente né della stanchezza né del caldo che ormai mi aveva attanagliato il corpo in una salda stretta. Tutto era naturale, a volte, prima di una battaglia avviene una guerra nella mente di un combattente, e in questa guerra si scontrano emozioni inutili, come paura tensione e cosi via, contro il proprio orgoglio e la voglia di combattere, ormai da un pò di tempo a questa parte nella mia testa non avveniva più questo scontro, ormai tutto era naturale, quei momenti di attesa prima di combattere per me persero di significato essendomi abituato a quella sensazione che, a volte, nel peggiore dei casi, porta l'individuo a diventare insicuro e ciò non porta altro che ad una cosa: la sconfitta.

Camminai a lungo senza sosta fino a quando i confini di kiri non divennero altro che una piccola sagoma dipinta sull'orizzonte. Davanti a me ancora un lungo viaggio si prestava ad essere compiuto per raggiungere una destinazione non molto precisa ma in quella destinazione avrei trovato una giusta motivazione per intraprendere tutto quel cammino: una battaglia. L'unica cosa che riusciva a sollecitare il mio interesse. Non mi facevo domande su chi fosse il mio avversario, su che abilità avesse o quant'altro, chiunque fosse solo una cosa speravo: che fosse abbastanza forte da farmi divertire quanto basta per lasciarmi un sorriso soddisfatto in faccia. Da parte mia potevo contare su un armamentario pieno, si, infondo un buon shinobi si vede anche dall'equipaggiamento, ma cosa più importante potevo contare sulla mia Kenkai genkai che mi offriva una totale supremazia sul corpo a corpo.

Tutto dipenderà dal modo di combattere del mio avversario. Quanto durerà l'incontro? Secondi? Minuti? O addirittura giorni? La cosa più importante, per il momento, è quella di capire il modo di combattere del mio avversario. Una volta capito questo, niente potrà salvarlo.

Commentai mentre, senza neanche rendermene conto, giunsi a destinazione. Un posto desertico e arido, sembrava quasi che fossi finito a Suna tale erano le condizioni sgradevoli di quel posto. Caldo, assente ogni forma di vita umana e o vegetale. Sassolini di piccolissime dimensioni sparsi qua e la, ma insignificanti confrontandoli a quel che pareva un deserto. Il terreno si fece sabbioso, e le mie orme si impregnavano nel terreno, e dietro di me si cominciò a creare una scia di passi che contrassegnava il mio passaggio.

Dopo pochi minuti vidi una figura, a terra si trovava e sembrava impegnata a pulire una specie di falce a tre lame, lo osservai dalla mia posizione, 8m a partire dalle sue spalle. Ed eccomi: vestito da un kimono lungo le cui maniche non lasciavano intravedere neppure le mani, vestito nella parte inferiore da dei pantaloni stretti da delle fasce all'altezza della caviglia, e i classici scarponi ninja, nascondevo il mio armamentario nel porta oggetti. Ero pronto per qualsiasi tipologia di avversario.

Se pulisci con tanta cura quella falce, in un posto come questo, vuol dire che essa è la tua miglior arma. Ora però mi sorge spontanea una domanda, sei in grado di utilizzarla contro di me? ... Avanti.

Li dissi lanciandogli in maniera indiretta la mia sfida, sorridendo leggermente lo guardai con seria intrepida, sicura e arrogante volendo. A quel punto allargai leggermente le braccia, la distanza di 8m che vi era tra me e lui era più che sufficiente per darmi il tempo di prepararmi ad un suo attacco. Quindi con le braccia lungo i fianchi cominciai ad osservarlo con i miei occhi smeraldini.

E ora vediamo come posso cucinarmi questo.

Mi chiesi preparandomi alla sua reazione, speravo solo che non volesse perdere tempo in futili chiacchiere, sarebbe stato noioso attendere oltre per cose evitabili come il classico "discorso prima della lotta". Crociando gli occhi assunsi un volto bieco che lasciava intendere nel mio sguardo qualcosa di ostile.

Le mie paure erano fondate, purtroppo. Quel tipo era il classico ninja stereotipato che preferiva parlare prima di un combattimento, che inutile usanza. Si era alzato in piedi e si era girato verso di me, con calma non aveva fretta a quanto pare. Infine si voltò e cominciò a guardarmi con aria superiore ma che veniva contrastata dal mio sguardo indifferente. Era solo uno dei tanti, nulla di più, nulla di meno.

Era un tipo alto, abbastanza robusto caratterizzato da dei capelli vividi di color arancio. Un individuo che dava nell'occhio per quanto riguardava l'aspetto fisico ma infondo quello che m'importava non era il suo aspetto ma le sue abilità. Poi, quell'omuncolo armato di falce proferì parola.

Quale insolenza...Ebbene si questa è la mia miglior arma,è il braccio destro di Jashin che si prolunga per afferrar e donar nuovo sangue al Dio...e tu ragazzo....che brutto stile nel vestirti....Fidati che questa falce ti darà non pochi fastidi...

Quanto parla questo...

Commentai tra me e me. Quel tipo mostrava una certa sicurezza nelle sue parole, e aveva descritto quella falce come il "braccio destro di Jashin" Tralasciando il fatto che di questo "Jashin" non me ne poteva importar meno quelle parole mi furono sufficienti a capire che quel personaggio si basava principalmente sull'uso di quella falce. Notai che quell'oggetto bellico era caratterizzato da un cavo, quindi, avrebbe potuto attaccarmi a distanza con quella falce? Non era un problema, sapevo già come agire nel caso si fosse presentata la situazione. Ora però, canalizzai la mia attenzione sulle altre parole di quell'individuo.

Jashin? Dio? A quanto pare mi trovo difronte ad un credente. Che stupidità, concedere la propria vita ad un Dio, esserne schiavo. Combattere per questi propositi solo un pivello incapace lo farebbe.

Commentai alquanto divertito. Sarebbe stato interessante mettere alle strette quel tipo, farlo supplicare, fallo strisciare a terra. Non credevo nelle divinità, non più almeno, e molto presto quel tipo avrebbe capito che l'esser il portavoce di un Dio altro non era che un qualcosa di futile dinanzi a me.

Prima di tutto io non accetto commenti sul mio vestiario da uno che se ne va in giro con una falce bizzarra come la tua. Comunque, se ho capito tu sei il portavoce di un Dio che si chiama Jashin. E quella falce sarebbe la tua arma, donatati dal tuo Dio. Bè se è cosi, se tu hai bisogno dei favori di un Dio per combattere, ti dimostrerò che nulla, nemmeno il volere di un Dio, è più forte della volontà di un uomo. E ora, se hai abbastanza coraggio, vieni e dimostrami la forza del tuo Dio, oppure preparati a morire sotto i miei colpi.

Gli lanciai nuovamente la mia sfida, stavolta in maniera più diretta, almeno cosi anche un cervello sottosviluppato come il suo avrebbe capito che doveva attaccare. Chissà se il suo cervello avrebbe finalmente dato segno di vita oppure sarebbe rimasto impassibile a chiedere al suo Dio i suoi favori per affrontarmi. A dir il vero, la scena mi divertiva. Affrontare un tale soggetto sarebbe stato divertente. Avrei fatto crollare le sue credenze tanto facilmente come si può, con un soffio, far crollare un castello di carte. Come prima cosa, li avrei tolto la sua falce, e sapevo già come fare.

Questo pollo capirà che l'affidarsi ad un Dio non serve contro di me.

Sorrisi aspettando pazientemente la sua reazione. Era questione di minuti oramai

Sciocco ninja,tu sottovaluti i poteri di Jashin...Non è una stupida credenza la mia,te ne accorgerai,Jashin esiste e mi ha fatto dono di un potere che tu...qualsiasi Gekkei Genkai abbia,non potrai mai eppoi mai scalfir...amico..Ma non voglio perdermi in chiacchere,cominciamo senza indugi, penso che per te sia lo stesso...

Finalmente una reazione, finalmente un segno di vita proveniente dal cervello del Genin di Ame. Appena finì di parlare, ancora col suo solito modo superbo al quale cominciavo ad abituarmi, socchiusi gli occhi, sorridendo. Mi feci scivolare quel suo atteggiamento poco gradevole addosso, fregandomene totalmente. Riaprì gli occhi lentamente mentre il mio avversario fece scivolare a terra la sua arma, facendola urtare violentemente con il terreno, da quella botta né scaturì un rumore metallico, che non si spiegava essendo il terreno sabbioso, non era possibile, comunque, tralasciando questo dettaglio dalla falce fuoriuscì dell'inchiostro. Voleva forse scrivere sulla sabbia? Che stupidità. Ancor più senza senso fu la mossa successiva del mio avversario che si sottrasse il manto nero in cui era stato avvolto fino a quel momento. Lo lasciò cadere a terra sollevando della sabbia, la motivazione di quel gesto venne detta da lui stesso.

scusa ma una cosa cosi pesante mi faceva caldo...

Disse per poi mettersi verticalmente sul terreno, tenendosi all'interno del cerchio che aveva creato. A quel punto sorrise, quella scena era patetica, però la scena che mi lasciò dubbioso fu la seguente, si trafisse il petto con la sua stessa falce.

..Ma cosa..?!

Era strano, troppo strano. Si era auto inflitto una ferita al petto e questo procurò in lui una ferita abbastanza pericolosa calcolando il punto in cui la lama era filtrata. Il sangue usciva come normale che fosse, ma quello non fece niente, non sbatté ciglio, continuò a pregare. Sicuramente non stava recitando le sue ultime preghiere, stava compiendo una cerimonia, quindi, che razza di Dio può richiedere il sangue come oggetto di baratto per i suoi favori? Un Dio crudele e sanguinario.

Se si è colpito e nonostante questo non ha fatto una piega ... Vuol dire che l'abilità che il suo Dio gli ha donato è una capacità si sopravvivere anche nelle condizioni più critiche...Immortalità? Forse, invulnerabilità non di certo. Anche se può resistere a colpi pericolosi il suo corpo sanguina quindi il suo corpo subisce danni. Ottimo, mi basta semplicemente farlo a pezzi per rendere vana ogni sua difesa. Prima di tutto...

Presi un kunai legato ad una cartabomba. Se pensava che io mi fossi fatto scrupoli o avessi esitato a colpire un uomo che prega, quell'uomo non sapeva con chi aveva a che fare. Quella era una situazione a cui ero incapace di resistere, in quel frangente il mio avversario era completamente vulnerabile. Era in una posizione che non gli permetteva di difendersi, e aveva gli occhi chiusi, quindi non aveva la minima consapevolezza di ciò che gli stava accadendo intorno. A quel punto, mostrando tutta la mia sicurezza e dando fondo a tutto il mio esser sadico lo attaccai istantaneamente durante l'esecuzione del suo rito, senza mostrare pietà.

Può disporre di una grande difesa e resistenza fisica, ma questa cartabomba lo farà saltare in aria, inoltre, gran parte dello strato di pelle verrà distrutto dalla cartabomba, e anche una buona superficie di carne e muscoli, e anche i nervi del corpo subiranno un danno consistente. Non si potrà muovere o meglio, non penso che potrà muoversi dopo aver ricevuto ferite mortali su tutto il corpo. E' spacciato oramai.

Il mio ragionamento non faceva una piega, in quella posizione la cartabomba avrebbe adempito al suo compito e nelle mie più rosee aspettative il corpo di quel jashinista sarebbe stato ridotto talmente male dall'esplosione che mai avrebbe potuto continuare il combattimento. La bomba venne lanciata e il jashinista era ancora in fase di cerimonia, e il kunai a pochissimi centimetri da lui esplose. Un boom incredibile rimbombò nell'aria. Che fosse già finita? Intanto io rimasi a 8m di distanza, il polverone sparì e io potei vedere i risultati del mio operato.

Non può esser sfuggito in tempo. E' impossibile.

Commentai considerando che la carta bomba esplose istantaneamente mentre il mio avversario pregava. In ogni caso, anche se fosse ancora vivo, il suo corpo sarebbe rimasto lesionato troppo gravemente per poter agire subito o sperare di muoversi e io avrei potuto eliminarlo con tutta calma.