Eiji Okuda VS Light Mustang Nara

La cascata scrosciava lenta, riversando il suo carico d'acqua nel laghetto circostante. L'aria, calma e mite, accarezzava la pelle di Eiji e quella di Light. Il cielo sopra di loro era azzurro, di un azzurro abbacinante, percorso talvolta da vaporose nuvole bianche. Le cime degli alberi immobili, intorno a loro. Quel paradiso, quel sacro luogo incontaminato sarebbe stato la loro Valle della Fine. Lì si sarebbe celebrato il loro ultimo scontro.
Per Eiji, quello era uno dei restanti giorni passati prima che il suo piano si attuasse, prima che la sua mano si allungasse su tutto il Paese del Vento. Un giorno trascorso come tanti, nella finzione, annuendo con serietà alle richieste del Kazekage, che gli ordinava di svolgere una banale e noiosa missione. Oppure, sorridendo ai suoi genitori, mentre si svolgeva la loro settimanale cena di famiglia. Tutto ciò, con il tempo, era arrivato a disgustarlo, a nausearlo profondamente. Ma doveva tenere duro, nascondere il suo volto sotto una maschera, perchè ben presto avrebbe potuto mostrare liberamente la sua natura.
Ma Eiji non era sempre stato così. Nonostante le avvisaglie di questo graduale cambiamento fossero scritte nel suo carattere cinico, egoista ed egocentrico, un tempo aveva provato buoni sentimenti, sentimenti sinceri verso gli altri, verso i suoi compagni d'Accademia, verso qualche ragazza e, perchè no, anche verso suo padre e sua madre. Col passare degli anni, tuttavia, ogni legame si era fatto più labile, fino a scomparire del tutto, come polvere spazzata via da una raffica di vento. Per Eiji, quella raffica di vento era stata la sua inesauribile sete di potere. L'aveva corroso fin nei reconditi spazi della sua anima, l'aveva totalmente pervaso, avvolgendolo nel suo freddo abbraccio, era stato il suo pensiero fisso, aveva costituito la sua unica ragione di vita.
Per questo, quella era la loro Valle della Fine. Lì sarebbe rimasto tutto ciò che il mondo conosceva di serio e responsabile un Anbu di Suna. I verdi occhi di quell'Anbu, ora, erano fissi su Light Mustang Nara. Il suo volto non lasciava trasparire alcuna emozione, era impassibile e immobile, come le cime degli alberi. Questo perchè, nel suo cuore, in quel momento non provava niente. Non c'era niente che lo unisse a quel ragazzo di Konoha, se non la semplice e istintiva eccetizione che un gatto vede di fronte a un topo, prima di schiacciarlo con la zampa e perdere ogni interesse per lui.
- Se questo è il tuo desiderio, iniziamo pure.
Con la mano sinistra scostò un lembo della sua giacca bianca con il colletto rigido e sfiorò la katana dal fodero nero, legata al fianco. Divaricò leggermente le gambe, strusciando le scarpe dello stesso colore sull'erba verde.
Con lo sguardo valutò brevemente il campo di battaglia: si trovavano nel centro di una grossa radura. Alle spalle di Light, era presente la pigra cascata, che scendeva dalle pendici di un piccolo monte e si riversava in un altrettanto minuto specchio d'acqua, per poi perdersi in un fiume nel bosco circostante.
La terra ai loro piedi, Eiji ne era sicuro, era ricca di minerali.

I due si scrutarono per qualche secondo, in assoluto silenzio. Fu Light a fare la prima mossa. Per Eiji tutto ciò era indifferente, se non vantaggioso. Non che dovesse studiare l'avversario: sapeva di cosa era capace e conosceva la sua innata. Nel giro di un paio d'anni pochi erano in grado di migliorare visibilmente, ed aveva dubbi che il ragazzo che si trovava davanti fosse fra questi. Con la mente il ragazzo di Suna ripercorse gli scontri precedenti, ripensando alle strategie che il ninja di Konoha aveva usato e hai colpi che aveva lanciato. Possedeva una strana Kekkai Genkai, con cui era in grado di allungare la sua ombra e legarla con quella del nemico, prendendo il controllo del suo corpo. Si trattava di una tecnica con un limite di tempo, e che poteva essere spezzata con relativa facilità, se si applicava la forza necessaria. Le sue strategie erano piuttosto ripetitive e si basavano proprio sull'utilizzo di questo jutsu, l'ultima volta abbinato a una bomba luce.
Quel Light era inoltre in grado di utilizzare le manipolazioni del Vento e del Fuoco, e aveva mostrato per entrambi gli elementi tecniche piuttosto potenti.
Questo era il quadro generale delle abilità che Eiji aveva potuto vedere con i suoi occhi o dedurre dai precedenti combattimenti. Nel complesso si trattava di uno shinobi valido, ma niente che potesse impensierlo, almeno non ora che aveva raggiunto il grado di Anbu e un livello di forza senza eguali. Si, l'avrebbe lasciato attaccare per primo, concendendogli la possibilità di stupirlo. Dunque rimase immobile, immobile nel suo vestito bianco a pantaloni neri e nei suoi capelli castani tirati all'indietro, che ricadevano in un ciuffo sulla fronte.
Light partì all'attacco, correndo verso di lui. La mano destra scattò al di sopra della sua testa, lanciando dietro le spalle una piccola sfera bianca. Pochi secondi dopo, un lampo di luce invase tutto l'ambiente circostante, privando Eiji della vista. Pultroppo, sapeva cosa sarebbe venuto dopo: era facile inutire quale sarebbe stato l'attacco successivo del suo avversario. Senza dubbio, avrebbe sfruttato l'occasione per utilizzare la sua innata. Ebbene, le aspettative del ragazzo di Suna erano state disattese. Come pensava, il suo avversario non molto era cambiato dall'ultima volta.
Proprio per questo, anzichè un semplice Satetsu no Tama, preferì utilizzarne una versione potenziata, che lo proteggesse da ogni lato: l'ultima volta, e quella precedente, il livello più basso dello Scudo Nero non era bastato. Pian piano granelli di sabbia cominciarono a uscire dal terreno, sfiorando i fili d'erba. Dunque, si sollevarono a mezz'aria. Poco dopo, mossi da una forza invisibile, si compattarono intorno a Eiji, formando una solida sfera dal colore scuro. Al suo interno, non poteva essere raggiunto da nessuna ombra, nè tantomeno da altri attacchi. Quando sentì una detonazione, fuori dalla sfera, non se ne curò quindi più di tanto. Si premette le dita contro gli occhi. Gli lacrimavano e pulsavano. Ben presto avrebbe riacquistato la vista, doveva solo attendere un minuto, forse poco meno. Sorrise. Quante volte il ragazzo di Konoha aveva usato trucchi simili per metterlo in difficoltà. La cosa era davvero divertente. Se avesse voluto sconfiggerlo, doveva impegnarsi ben di più.
Quando fu pronto, la sfera, fino a poco prima solida e compatta, iniziò a perdere la sua forma perfettamente geometrica, e a ridurre gradatamente le sue dimensioni. Lo scudo si stava via via disfacendo, mentre la sabbia che lo componeva migrò sul palmo destro aperto di Eiji, contraendosi sempre di più. Qualche secondo dopo, non era rimasto che una piccola palla, non più grande di una trentina di centimetri. L'Anbu di Suna sollevò gli occhi verso Light, e lo guardò sorridendo. Un secondo dopo, il piccolo globo esplose letteralmente, inondando la radura con una densa nube nera - formata totalmente da granelli di Satetsu - nei circostanti quindici metri. Ogni cosa ne fu avvolta e circondata, come un pesante mantello. Sfruttando il diversivo, Eiji indietreggiò rapidamente di cinque metri, finchè la distanza che lo separava dal nemico non su di circa dieci metri. Nel frattempo, la nube aveva raggiunto la sua massima ampiezza, e cominciava a posarsi dolcemente a terra. Se Light fosse stato anche solo sfiorato, sul suo corpo si sarebbero depositati impercettibili frammenti di Sabbia, utili per l'attivazione del Tocco Magnetico. Come poteva essere altrimenti, d'altra parte? La Sagiri, seppur semplice e inoffensiva, non lasciava alcuna via di scampo.

Grave errore strategico. Eiji aveva aperto gli occhi, mentre il Satetsu no Tama di Terzo Livello, intorno a lui, si era pressochè totalmente disgregato. Di fronte, aveva previsto di vedere Light, o meglio si aspettava di vederlo. Perchè in effetti la possibilità che questi si fosse spostato, durante i precedenti dieci secondi, non gli era nemmeno passata per la testa. Ora che ci rifletteva, tuttavia, lo Scudo Nero lo privava di ogni tipo di visuale, e ciò era piuttosto rischioso, quando si combatteva con un avversario minimamente esperto e abile. D'altra parte, questo era il prezzo da pagare per una difesa eccezionale, che non molti potevano vantare.
In ogni caso, si trattava di un errore piuttosto serie, che avrebbe potuto portare altrettanto complicate. Inanzitutto, era molto probabile che il suo nemico tentasse di attaccarlo di sorpresa, da un punto fuori dalla sua visuale. Forse con il Controllo dell'Ombra o più semplicemente con un Ninjutsu Katon o Fuuton, sperando di metterlo fuori combattimento con una sola mossa. Ora come ora, dunque, si trovava totalmente in balia di Light, e rischiava grosso. Per fortuna, Eiji si era accorto dell'errore commesso, e forse non era ancora troppo tardi per rimediarvi.
Ormai il globo per la Sagiri era pronto, e il Satetsu no Tama si era disgregato totalmente. Dunque, anzichè eseguire la Propagazione della Sabbia Nera, avrebbe utilizzato la sfera che teneva sospesa sul palmo per una Kawarimi. In questo modo - o così per lo meno sperava - avrebbe potuto spostarsi velocemente e mettersi al sicuro in un altro punto del campo di battaglia. Il piano era questo, semplice e facile da eseguire. Circa un secondo prima la sfera si era sgretolata, e ora, al posto di Eiji, si trovava una sua perfetta copia. Nulla era cambiato, in apparenza: il clone era fermo con un braccio lungo il fianco e l'altro piegato, la mano aperta e rivolta verso l'alto. Solo il globo era scomparso. Un dettaglio macroscopico, ma irrilevante per chi non conoscesse la sua reale funzione.
Nel frattempo, l'originale si era mosso in linea retta verso sinistra di esattamente dieci metri. Il movimento così rapido e improvviso lo costrinse a strusciare i piedi sull'erba per fermarsi. Quindi, si voltò, ruotando gli occhi a destra e a sinistra per accertarsi della posizione del nemico. Non ci volle molto. Eccolo, mentre componeva tre sigilli ed eseguiva sul clone di Sabbia una potente e violenta fiammata. Fortunatamente, Eiji si trovava a distanza di sicurezza - almeno cinque metri - e risentì solo dell'elevato calore sprigionato dal Ninjutsu Katon. Questa volte era riuscito a cavarsela, anche se solo per un soffio. In ogni caso, in futuro sarebbe stato meglio non commettere più simili distrazioni.
Attese, le gambe piegate e una mano appoggiata a terra, che la nube di polvere fosse sparita, tendendo l'orecchio e fiutando l'aria. Tutto, però, era tranquillo. Non percepiva nessun movimento, nelle circostanze, ed era facile intuire il motivo. Light era sicuro di aver vinto, lanciando quell'attacco. Era decisamente ingenuo se credeva che lo scontro fra due Anbu si concludesse così velocemente. Il fumo si era ormai totalmente disperso, e il cielo limpido era riapparso sopra di loro. Eiji individuò di nuovo il suo avversario. Dunque si alzò, si spazzolò il giacchetto bianco con il collo rigido e i pantaloni dello stesso colore. Poi, a passi lenti, andò a piazzarsi di fronte a lui, precisamente a una decina di metri di fronte a lui. Dipingendo un sorrisso di sfida sul suo volto, iniziò a parlare.
- Davvero sleale cercare di colpirmi alle spalle, non credi?
Sabbia Nera cominciò a fluire da un terreno carbonizzato dello stesso colore, e si andò a disporre attorno a lui, pronta per l'attacco e la difesa. Nel frattempo, era tornato impassibile, come se niente potesse turbarlo o men che meno spaventarlo. L'unico sentimento che albergava nel suo animo, ora, era un irrefrenabile desiderio di sconfiggere il suo nemico. Non aveva risentimento nei suoi confronti, così come, d'altra parte, non provava nemmeno amicizia verso di lui. Semplicemente, Eiji non avrebbe mai tollerato di perdere, tantomeno con uno shinobi di quel livello. Doveva vincere, doveva vincere a ogni costo.

- Si, proprio scorretto da parte mia, hai ragione.
Light aveva ammesso la sua colpa, o meglio la sua mancanza. Quando un ninja arrivava ad utilizzare simili trucchi per sconfiggere l'avversario, allora già in partenza sapeva di non poter vincere con le sue sole forze. Ciò era piuttosto triste, per un Anbu di quel livello. Persino Eiji, egoista oltre ogni misura e pressochè insensibile al dolore altrui, agiva sempre lealmente durante gli scontri.
Il ragazzo di Suna scosse la testa sorridendo, in segno di disappunto.
- Cerca di impegnarti di più, se non vuoi che questo scontro diventi noioso.
Pronunciò quella parola quasi come fosse scritta in corsivo, con un tono beffardo e canzonatorio. A quanto pare il suo avversario non voleva attaccare, perciò sarebbe spettata a lui la prima mossa. La Sabbia Nera era già fluita dal terreno e, placidamente, fluiva intorno a lui, come trasportata da una corrente invisibile di vento. Al suo arco aveva a disposizione molte frecce, ma non tutte erano adatte a quell'occasione, come per esempio i Taijutsu o la sua maestria nell'uso della katana: sapeva di non potersi avvicinare troppo a Light, almeno finchè non ne avesse avuto l'occasione. Ma questo non costituiva un grosso problema.
Fece qualche passo avanti, così da ridurre la distanza che li separava a circa sette metri. Alzò leggermente la mano destra, con il palmo rivolto verso l'alto. La Satetsu cominciò a disporsi al di sopra delle loro teste, precisamente a sei metri circa dal terreno sottostante. Quindi, si compattò in una sessantina di sfere dalle dimensioni di poco superiori a una biglia, ma dall'alto potere distruttivo. Bastò un gesto, il pugno chiuso diretto contro Light, e la Shigure partì, come una vera pioggia, implacabile sull'avversario. L'attacco era stato studiato così che le sfere provenissero da ogni direzione con una inclinazione pari a circa 45 gradi, in modo che sarebbe stato pressochè impossibile schivarle tutte. Inoltre, il nemico era in piedi su un filamento d'ombra davvero sottile, che presumibilmente non gli avrebbe permesso di compiere movimenti troppo veloci.
"Vediamo come ti comporterai ora... Nara", pensò l'Anbu, curioso di mettere alla prova lo shinobi di Konoha di fronte a quella prova. Se l'avesse superata - e quindi fosse stato in grado di sopravvivere - senza dubbio avrebbe ricevuto la sua stima. In caso contrario, l'esito dello scontro si sarebbe rivelato alquanto prevedibile, ed Eiji sarebbe stato davvero deluso. Non gli restava che attendere, dunque.

Non c'era niente da fare. Il potere della Satetsu era offensivo che difensivo, in egual misura. E, in entrambi i campi, si rivelava sempre una Kekkai Genkai fuori dal comune. Semplici Controlli d'Ombra non l'avrebbero mai messa in difficoltà, e così pure banali tecniche di Livello B. Non a caso il primo utilizzatore della Sabbia Nera, il Nidaime Kazekage, era considerato il più forte nella storia di tutta Suna, al pari di Soichiro Takeda, il così detto "Genio", formidabile utilizzatore del Marionettismo, altra potente arma del Villaggio. Proprio per quest'ultimo motivo, Eiji era ansioso di gareggiare contro di lui, e vedere chi fra i due fosse superiore. Sarebbe stato certamente un incontro epico, che pultroppo nessuno avrebbe visto nè avrebbe conosciuto: se tutto fosse andato secondo i piani dell'Anbu, infatti, l'omicidio dell'attuale Kazekage sarebbe rimasto segreto, così come quello del Daiymo. Dopo aver preso il potere su tutto il Paese del Vento - metà del Consiglio dei Jonin era sotto protezione della Giglio Nero, mentre l'altra metà sarebbe stata per così dire "obbligata", vista la situazione critica dell'intera nazione - questi due assassini sarebbe stati addossati a un capro espiatorio, facendo risultare Eiji Okuda agli occhi della popolazione come un eroe e come il detentore della giustizia in tutto il Paese del Vento. Nessuno, ovviamente, avrebbe scoperto che l'unica cose che gli interessava era il potere, e che i concetti di "giustizia" per lui non contavano niente. L'unica giustizia esistente era la sua parola. Il resto, non aveva senso.
Comunque, ora la sua concentrazione era totalmente diretta sull'avversario, Light Mustang Nara. Questi si era dimostrato capace di schivare anche il Ranshinigami no Jutsu da una distanza di soli tre metri. Come fu facilmente intuibile, il nemico aveva utilizzato una tecnica di sostituzione: al suo posto apparve un clone, immediatamente distrutto dalla massa di capelli dalla forma di fauci. Poco più in là, a meno di un battito di ciglia, era apparso il vero ninja della Foglia. Composto il sigillo necessario al Kage Bunshin no Jutsu, al suo fianco era apparsa una copia, quindi questa era subito schizzata in corsa contro l'Anbu della Sabbia.
La posizione di Eiji era indubbiamente sfavorevole, in ginocchio, le mani occupate e nell'atto di eseguire una tecnica di Livello A. Per cui, avrebbe probabilmente fatto ricorso a uno dei suoi scudi per uscire da quella spinosa situazione. Ma la preoccupante sfera azzurra creatasi sul palmo del clone lo spinse a non esitare. La Sabbia che già da qualche minuto ormai lo circondava si compattò velocemente andando a formare il Satetsu no Tama di Secondo Livello di fronte a lui. Anche questa volta, dunque, la tattica nemica era stato un fallimento e si era risolta in un tonfo sordo contro il muro di metallo.
Quando Eiji cercò di alzarsi in piedi, tuttavia, rimase negativamente sorpreso. Il suo corpo, ancora una volta, non rispondeva ai comandi. Era bloccato. Totalmente bloccato. L'unica cosa che potè fare fu ridurre la lunghezza dei capelli fino a farli tornare normali e ruotare freneticamente gli occhi a destra e a sinistra, in alto e in basso, cercando il responsabile. Ovviamente non poteva essere il normale Hijutsu avversario, che richiedeva che le due proiezioni d'ombra si toccassero, ma una strana variante: difatti in mezzo a loro c'era una barriera che l'avrebbe reso impossibile.
"Questo... Stupido... Ragazzino...", pensò a denti stretti. Non poteva sopportare che per la seconda volta venisse privato del movimento e si riducesse a una semplice statua umana. Mentre la rabbia e l'impazienza di sconfiggerlo, anzi annichilirlo crescevano, così il segno che riportava a lato sinistro del collo cominciava a pulsare, tanto forte da far male. Ma non era venuto ancora il momento di usarlo, nonostante fosse molto, molto tentato.
Dopo qualche secondo, infine alla sua sinistra, proprio vicino alla caviglia, notò una freccia conficcata nella sua ombra. Tutto, all'improvviso, si fece più chiaro. Era infatti facilmente presumibile che quell'arma fosse carica di chakra, e tramite essa Light potesse utilizzare il suo Hijutsu a distanza. Dunque, poteva anche essere che tolta quella freccia la tecnica si annullasse... Ma questo non poteva dirlo con certezza, e preferiva attendere che essa si sciogliesse da sola.
In fondo, poteva attaccare senza muoversi. Questa era una delle grandi potenzialità offensive della Sabbia Nera. E il giovane Nara stava per assaggiare una dei jutsu più potenti che la Kekkai Genkai aveva da offrire. Probabilmente, dopo quella mossa lo scontro sarebbe terminato. Se anche il nemico fosse riuscito a non morire, ne sarebbe uscito certamente ferito. Non sarebbe ricorso a tanto, ma il desiderio di concludere da vincitore quello scontro ormai aveva raggiunto il suo picco più elevato. Era stufo di vedere i suoi attacchi andare a vuoto, era stufo di quel combattimento ed era stufo di quel maledettissimo Kage Mane no Jutsu.
Una massiccia dose di Satetsu uscì all'istante dal terreno, aggiungendosi a quella già presente intorno all'Anbu di Suna e allo Scudo ormai frantumato. Quindi, la totalità della polvere nera si diresse a circa cinque metri al di sopra della sua testa, con una velocità così alta da risultare spiazzante, concentrandosi in un unico punto. Un secondo dopo, da quell'unico punto si sviluppò un fitta rete di fili metallici, una gigantesca ragnatela che avrebbe ricoperto tutta l'area circostante fino a trenta metri di distanza. Un attacco devastante che non lasciava scampo, in grado di produrre danni gravi semplicemente sfiorando la carne dell'avversario. Non c'era scampo. Nessuna tecnica avrebbe potuto salvare il piccolo e patetico ninja di Konoha. Nessuna Kawarimi, nessuna barriera. Solo lo shinobi della Sabbia in ginocchio a terra, ne era immune: i fili si sarebbero disposti ordinatamente intorno a lui, passandogli a una ventina di centimetri di distanza. Ogni altra forma di vita sarebbe stata distrutta, ogni roccia sarebbe stata trapassata e fatta in pezzi. La sua risata risuonò nell'aria, una risata piena di malvagità, trionfante.
- Guarda, Light! Questa è la Legge della Sabbia Nera, questa è la Legge di Eiji Okuda!

La Satetsu Kahio si dispose ordinatamente al suolo, distruggendo con la sua inarrestabile forza ogni cosa si parava davanti alla sua espansione. Rocce, alberi, fiori, tutto fu tranciato e fatto a pezzi, tutto sottostò all'unica legge esistente in Natura, la legge del più forte. Eiji, il suo controllore, era rimasto a terra in ginocchio, illeso e circondato dai fili metallici, quasi che la creazione avesse protetto spontaneamente il suo creatore. Il sorriso non era sparito dal suo volto, e i suoi occhi, carichi di rabbia e cattiveria, si guardavano intorno famelici, attendendo il momento in cui sarebbero stati allietati dalla vista del nemico morto. Pultroppo, però, la scena che si trovò di fronte l'Anbu di Suna non fu quella sperata. Il ninja della Foglia era in piedi, ricoperto ancora da quella insulsa armatura d'ombra, che evidentemente l'aveva protetto riducendo i danni. In diversi punti del suo corpo quella difesa era frantumata e si potevano vedere larghe ferite, che l'avrebbero non poco ostacolato per il resto del combattimento. Ma questo non bastava a soddisfare Eiji. Desiderava vincere, lo desiderava sopra ogni altra cosa e ogni secondo in più in cui lo scontro proseguiva era un insulto alla sua grandezza. Come osava un misero shinobi come Light Mustang Nara opporsi al suo volere? Come?
Una furia cieca salì dentro di lui, consumandolo. Le tre Tomoe presenti sulla spalla sinistra iniziarono a pulsare con maggiore intensità, facendogli male. Era venuto il momento. Il nemico avrebbe conosciuto il suo vero aspetto, avrebbe conosciuto la paura. Dal marchio si espansero piccole fiamme nere su tutto il corpo, finchè ne ricoprirono totalmente la parte sinistra. Quindi, esse cominciarono ad allargarsi, diventato prima macchie più grandi, infine unendosi fra loro, finchè la pelle assunse un colore biancatro - eccessivamente chiaro per un essere umano - e si ispessì notevolmente. I capelli si allungarono fino a ricoprire le scapole, gli occhi cangiarono dal bianco al nero, mentre la sclera divenne gialla. Sotto gli occhi di Light, l'Anbu di Suna si era evoluto, aveva raggiunto un livello superiore, e similmente l'aspetto era mutato, poichè non si trattava più di un comune ninja, ma di un vero demone.
Rabbia, timore, solitudine, ambizione, avidità. Questi erano i sentimenti che alimentavano il Segno Maledetto, che l'avevano portato ad attivarsi e a raggiungere il Secondo Stadio in un tempo così breve. Ora, una forte euforia si era propagata nell'animo di Eiji. Quel potere aveva pervaso ogni cellula del suo corpo e ogni fibra del suo spirito, come una scarica elettrica. Ogni goccia di pietà, misericordia, bontà che forse poco prima aveva dimorato nel suo cuore, ora se n'era andata, lasciando lo spazio a una profonda e tetra malvagità. Nessuno, avrebbe potuto fermalo, nessuno avrebbe potuto ostacolarlo. Nessuno sarebbe sopravvissuto nel tentare.
Qualcosa di veramente fastidioso lo bloccava, impedendogli di alzarsi. Con un ringhio contrasse i muscoli, rompendo senza troppo sforzo le corde invisibili che lo bloccavano. L'affaticamente non se n'era andato, anzi aumentava sempre di più ogni minuto che passava ma in quello stato l'eccitazione era superiore al dolore. La Satetsu Kahio si disgregò, e una infinità di granelli di sabbia caddero al suolo, come se il cielo piangesse lacrime nere per la vicina morte dell'avversario. La distanza fra loro era di circa tre metri o poco più, una distanza che Eiji coprì in un battito di ciglia. La sua velocità era raddoppiata, e quindi era abbissalmente superiore a quella del nemico. A circa un metro da lui attivò sul palmo della mano destra una lama di circa cinque metri composta interamente da elettricità, dal colore azzurro brillante. Maneggiandola come fosse una katana, l'Anbu di Suna compì un rapidissimo e altrettanto preciso fendente da destra verso sinsitra, esattamente parallelo al terreno e diretto al busto di Light. Questi sarebbe stato trapassato appena sotto il cuore, riportando danni più che gravi, se non avesse avuto una miracolosa tecnica in grado di salvarlo dall'abisso che si era appena creato fra i due combattenti. Non avrebbe mai avuto riflessi abbastanza pronti da schivare l'attacco, e difficilmente sarebbe stato tanto veloce da effettuare sigilli per eseguire un jutsu difensivo. Per lui era la fine.