Eiji Okuda VS Light Mustang Nara

La Satetsu Kahio si dispose ordinatamente al suolo, distruggendo con la sua inarrestabile forza ogni cosa si parava davanti alla sua espansione. Rocce, alberi, fiori, tutto fu tranciato e fatto a pezzi, tutto sottostò all'unica legge esistente in Natura, la legge del più forte. Eiji, il suo controllore, era rimasto a terra in ginocchio, illeso e circondato dai fili metallici, quasi che la creazione avesse protetto spontaneamente il suo creatore. Il sorriso non era sparito dal suo volto, e i suoi occhi, carichi di rabbia e cattiveria, si guardavano intorno famelici, attendendo il momento in cui sarebbero stati allietati dalla vista del nemico morto. Pultroppo, però, la scena che si trovò di fronte l'Anbu di Suna non fu quella sperata. Il ninja della Foglia era in piedi, ricoperto ancora da quella insulsa armatura d'ombra, che evidentemente l'aveva protetto riducendo i danni. In diversi punti del suo corpo quella difesa era frantumata e si potevano vedere larghe ferite, che l'avrebbero non poco ostacolato per il resto del combattimento. Ma questo non bastava a soddisfare Eiji. Desiderava vincere, lo desiderava sopra ogni altra cosa e ogni secondo in più in cui lo scontro proseguiva era un insulto alla sua grandezza. Come osava un misero shinobi come Light Mustang Nara opporsi al suo volere? Come?
Una furia cieca salì dentro di lui, consumandolo. Le tre Tomoe presenti sulla spalla sinistra iniziarono a pulsare con maggiore intensità, facendogli male. Era venuto il momento. Il nemico avrebbe conosciuto il suo vero aspetto, avrebbe conosciuto la paura. Dal marchio si espansero piccole fiamme nere su tutto il corpo, finchè ne ricoprirono totalmente la parte sinistra. Quindi, esse cominciarono ad allargarsi, diventato prima macchie più grandi, infine unendosi fra loro, finchè la pelle assunse un colore biancatro - eccessivamente chiaro per un essere umano - e si ispessì notevolmente. I capelli si allungarono fino a ricoprire le scapole, gli occhi cangiarono dal bianco al nero, mentre la sclera divenne gialla. Sotto gli occhi di Light, l'Anbu di Suna si era evoluto, aveva raggiunto un livello superiore, e similmente l'aspetto era mutato, poichè non si trattava più di un comune ninja, ma di un vero demone.
Rabbia, timore, solitudine, ambizione, avidità. Questi erano i sentimenti che alimentavano il Segno Maledetto, che l'avevano portato ad attivarsi e a raggiungere il Secondo Stadio in un tempo così breve. Ora, una forte euforia si era propagata nell'animo di Eiji. Quel potere aveva pervaso ogni cellula del suo corpo e ogni fibra del suo spirito, come una scarica elettrica. Ogni goccia di pietà, misericordia, bontà che forse poco prima aveva dimorato nel suo cuore, ora se n'era andata, lasciando lo spazio a una profonda e tetra malvagità. Nessuno, avrebbe potuto fermalo, nessuno avrebbe potuto ostacolarlo. Nessuno sarebbe sopravvissuto nel tentare.
Qualcosa di veramente fastidioso lo bloccava, impedendogli di alzarsi. Con un ringhio contrasse i muscoli, rompendo senza troppo sforzo le corde invisibili che lo bloccavano. L'affaticamente non se n'era andato, anzi aumentava sempre di più ogni minuto che passava ma in quello stato l'eccitazione era superiore al dolore. La Satetsu Kahio si disgregò, e una infinità di granelli di sabbia caddero al suolo, come se il cielo piangesse lacrime nere per la vicina morte dell'avversario. La distanza fra loro era di circa tre metri o poco più, una distanza che Eiji coprì in un battito di ciglia. La sua velocità era raddoppiata, e quindi era abbissalmente superiore a quella del nemico. A circa un metro da lui attivò sul palmo della mano destra una lama di circa cinque metri composta interamente da elettricità, dal colore azzurro brillante. Maneggiandola come fosse una katana, l'Anbu di Suna compì un rapidissimo e altrettanto preciso fendente da destra verso sinsitra, esattamente parallelo al terreno e diretto al busto di Light. Questi sarebbe stato trapassato appena sotto il cuore, riportando danni più che gravi, se non avesse avuto una miracolosa tecnica in grado di salvarlo dall'abisso che si era appena creato fra i due combattenti. Non avrebbe mai avuto riflessi abbastanza pronti da schivare l'attacco, e difficilmente sarebbe stato tanto veloce da effettuare sigilli per eseguire un jutsu difensivo. Per lui era la fine.