Quest ammissione

Esame di ammissione ai Tegami Bachi per Takeru Uchiha

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    kage

    Group
    Admin
    Posts
    6,429
    Reputation
    0

    Status
    Offline
    CITAZIONE
    Recati Da Light Nara alla sede dell' Organizzazione, qui lo incontrerai ed inizierai subito con la prova teorica dopo una veloce visita dell' edificio

     
    Top
    .
  2. Ranuccio
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Takeru alzò la testa, osservando il palazzo fatiscente dalle pareti scrostate. Intorno a lui, si estendeva la grande periferia pulsante di vita. Lontano dall'Hokage, dai fasti della vita militare, dal severo quartiere Uchiha, e infine dal ricco centro di Konoha, la foresta di condomini era cresciuta incontrollata e senza regole, un essere vivente che respirava attraverso il fumo dei comignoli. Il silenzio era pardone di quel luogo, e visto l'orario - le sette meno dieci di mattina - non c'era di che meravigliarsi. A parte qualche uomo massiccio che si dirigeva al lavoro, indosso la tuta da operario e la testa chinata da anni di fatiche e miseria, le strade erano totalmente deserte. Nonostante questo, l'Uchiha aveva preferito mascherarsi. Così, quando una massasia aprì la finestra e scrollò una tovaglia canticchiando, a essere bersagliato da una pioggia di briciole non fu un ragazzo giovane, bensì un attempato signore. Quello era senza dubbio il suo travestimento preferito, che aveva usato in più di una occasione. I suo capelli castani diventavano radi, il suo fisico agile e scattante si afflosciava lasciando il posto a una voluminosa pancia da bevitore, come testimoniava il suo grosso naso a patata rubicondo. Gli occhi verdi, così penetranti, sostituiti da due piccoli occhietti ottusi. Infine, gli abiti: una giacca color ocra sgualcita, una camicia bianca con una vecchia macchia ormai scolorita, e pantaloni neri impolverati. Camminava zoppicando, reggendosi a un bastone - in realtà la sua katana, anch'essa cammuffata, un vero tocco da maestro.
    Con un grugnito si scrollò di dosso le briciole e guardò in cagnesco la donna, che però l'aveva ignorato e già era sparita all'interno dell'appartamento. Si avvicinò al citofono, facendo scorrere il dito sulla lista degli occupanti. Fra di essi, come prevedeva, non trovò il nome che gli interessava. D'altra parte, si trattava di un reparto segreto degli Anbu. L'aver inserito proprio in quel palazzo la loro base avrebbe potuto sembrare a molti insensati, ma Takeru lo riteneva invece un colpo di genio. Chi mai l'avrebbe cercata fra la sporcizia e il degrado? Infilò una mano nella tasca destra della giacca, e ne trasse fuori un mazzo di chiavi e ne scelse una argentata. Il portone in ferro si aprì mentre in sottofondo risuonavano gli scatti della serratura. Il Chunin non potè fare a meno di osservare i cardini arrugginiti, che avrebbe potuto facilmente spezzare con un calcio. Tirò il battente verso di sè, ed entrò nell'edificio.
    Di fronte ai suoi occhi si parò un ambiente ancora più squallido di quello che si era lasciato alle spalle. Sulla destra c'erano diversi sacchi dell'immondizia che lasciavano un odore nauseabondo. Le pareti erano rivestite da scadente carta da parati color crema, o meglio un tempo dovevano essere state color crema, ma ora erano grigie di sporco. Un insetto passò in mezzo ai suoi piedi, muovendo freneticamente le sue zampette. Sul soffitto una luce al neon gettava una luce sterile sull'ingresso e sulle scale. Una rampa conduceva di sopra, l'altra di sotto, nelle cantine. Sulla parete di sinistra c'era inoltre un vecchio ascensore, o meglio un montacarichi, su cui svettava il cartello "guasto" scritto a grosse lettere. Takeru fece una smorfia. Non che fosse abituato al lusso. La sua famiglia era benestante, ma non navigava nell'oro. Il nogozio di tessuti rendeva bene, ma c'erano periodi di magra, in cui si doveva tirare la cinghia. Tuttavia, lo disgustava il fatto che degli esseri umani potessero accettare di vivere nel più totale squallore, come bestie. Si, erano proprio bestie. Avrebbe potuto modificare quella miseranda condizione, ma non lo facevano per pigrizia. Perchè era più comodo lamentarsi anzichè pensare o lavorare più duramente.
    Il Chunin scese verso i piani più bassi, lentamente, così come il suo travestimento richiedeva. Poggiava sui gradini prima un piede, poi il bastone, e poi l'altro piede, tenendo la gamba rigida. Un giorno, mesi prima, si era messo a osservare attentamente uno zoppo, per strada, fino ad impararne a memoria i movimenti. Il risultato era perfetto, e nessun civile avrebbe mai scoperto che si trattava solo di una finzione. Giunto - con non poca fatica - alle umide cantine, si incamminò subito verso destra. Gli ordini dell'Hokage erano impressi nella sua mente, ed era perciò sicuro di non sbagliare. Superò una fila di sconquassate porte di legno, contando mentalmente "uno... due... tre....". Arrivato a sette, infine, si fermò. Buttò gli occhi prima a destra e poi a sinistra, sincerandosi che nessuno lo vedesse. Nella penombra del lungo corridoio, comunque, i suoi movimenti sarebbe stati invisibili: pressochè sopra la sua testa stava una lampada al neon fulminata. L'unica fonte di luce proveniva da una decina di metri più avanti. Infilò nuovamente la mano in tasca, trasse fuori ancora il mazzo di chiavi. Questa volta, tuttavia, ne scelse una piccola e dorata. L'infilò nella porta che aveva di fronte - apparentemente identica alla altre - e la girò tre volte. Controllò di nuovo che nessuno fosse nei paraggi, quindi entrò.
    Richiuse immediatamente l'uscio alle sue spalle, accorgendosi di quanto fosse pesante. Probabilmente era di acciaio rinforzato ed era ricoperta solo all'esterno dal legno. Anzichè una cantina, però, si trovò di fronte a una stanza che ben poco aveva a che fare con il resto del fatiscente condominio. Si trattava di un'ampia sala, dalle pareti e dal soffitto grigio, variamente ammobiliata. Al centro si trovava un tavolo in mogano bianco, sulla destra un paio di poltrone nere in pelle. Sulla sinistra, invece, c'era un bar - strano a vedersi - con quattro sgabelli. Takeru osservò incuriosito le bottiglie multicolore che svettavano da una mensola dietro il bancone. C'era ogni genere di liquore, vodka, rum, scotch, e via dicendo, molti di importazione e all'apparenza piuttosto pregiati. L'Uchiha passò oltre, un poco incuriosito. Ben strane usanze, avevano questi Anbu! A pensarci bene, sapeva ben poco di quell'organizzazione. L'Hokage ne aveva parlato in modo molto vago, raccomandandogli solo la massima discrezione. Pareva che il ragazzo fosse stato selezionato per le doti di investigatore, di cui aveva dato larga prova durante l'ultima missione. Seguendo le poche tracce trovate nel cimitero del Clan, infatti, era risalito a una pericolosa banda di razziatori di tombe, ed era riuscito a sgominarli senza troppa fatica. Certo, si era introdotto senza permesso nella Zona Industriale, laddove si celava il covo dei criminali - un vecchio deposito di armi, accanto alla fonderia. Ovviamente Gempachi gli aveva fatto una bella ramanzina, durata più di un'ora, ma alla fine non aveva saputo nascondere una certa ammirazione per l'ottimo lavoro svolto.
    - Meriteresti un richiamo ufficiale! - aveva detto, sbattendo un pugno sulla scrivania, facendola tremare - Sei stato impulsivo, e hai violato le leggi del Villaggio!
    Aveva fatto una pausa, fissandogli in faccia uno sguardo di fuoco. L'Hokage era un uomo piuttosto sanguineo, e il ragazzo non si sarebbe meravigliato se da un momento all'altro si fosse alzato e l'avesse preso a schiaffi. Era parso però calmarsi e, quando aveva ripreso, i suoi occhi non erano più iniettati di sangue.
    - Tuttavia, hai svolto un buon lavoro. Questa volta la passerai liscia, ma la prossima...
    Aveva lasciato cadere la minaccia, e aveva cambiato discorso. Gli aveva accennato brevemente del Temagi Bachi, questo reparto speciale quanto misterioso degli Anbu. Dopo avergli indicato la strada per raggiungere la loro base operativa, aveva aperto un cassetto e gli aveva lanciato un mazzo di chiavi.
    - Forse Light saprà come tenerti a bada - aveva concluso rassegnato.
    Perciò eccolo lì, Takeru, nella stanza vuota, seduto in un largo divano a fianco del bar. Teneva ancora attivo l'Henge no Jutsu, e l'avrebbe tenuto attivo finchè avesse incontrato il capo dell'organizzazione. La katana, o meglio il bastone era appoggiato di fianco a lui. Aveva provato ad aprire una piccola porta bianca, sulla destra, ma nessuna delle chiavi nel mazzo pareva aprirla. Si era dunque accomodato aspettando che qualcuno venisse a riceverlo. Era eccitato dall'idea di entrare a far parte di quel Tegami Bachi. O forse era solo stuzzicato dall'aria di segretezza che aleggiava intorno a quel colloqui. In ogni caso, pareva che i minuti, sull'orologio appeso alla parete, scorressero lentissimi, e i cinque minuti appena trascorsi gli erano parsi intere settimane. O forse, il fatto di non poter fumare - per non rivelare la sua identità prematuramente - gli rendeva insopportabile l'attesa.


    Takeru Uchiha
    Stato Fisico: Ottimo
    Statistiche: Normali
    Stato Mentale: Curioso
    Chakra: 175/180
    Equipaggiamento: 15 kunai, 15 shuriken, 10 cartebombe, 2 fumogeni, 3 fili metallici, 1 katana.

    Tecnica della Trasformazione (Henge no Jutsu)
    Tipo: Genjutsu
    Sigilli: Capra
    Descrizone: Con questa tecnica, è possibile assumere le sembianze di un qualsiasi altro individuo o oggetto. Unica restrizione: il corpo di cui si prendono le sembianze deve avere più o meno le stesse dimensioni del corpo dell'utilizzatore (massimo 1/2 in più o in meno del corpo originale). Se ci si trasforma in oggetti non ci si potrà muovere (tranne disattivando la tecnica, ovviamente). Se ci si trasforma in un altro individuo la propria voce non muterà, così il proprio odore e le proprie capacità fisiche.
    Livello: D Consumo: 5


    Edited by Ranuccio - 1/6/2011, 17:41
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    kage

    Group
    Admin
    Posts
    6,429
    Reputation
    0

    Status
    Offline
    Un vecchio si presentò nella sala dei Tegami. Era vistosamente zoppo e dopo essersi guardato intorno si sedette su una delle poltrone di pelle della salone. Seguii le sue azioni per qualche minuto poi, uscii da dietro il muro del bancone del bar salutando il nuovo arrivato e, offrendo un piccolo bicchiere di scotch. Mi era stato annunciato il suo arrivo in giornata dall' Hokage e, mi aveva avvertito sul carattere di questo promettente Ninja del Clan Uchiha. Irrispettoso degli ordini impartitegli e, a breve probabilmente si sarebbe potuto scoprire se aveva anche qualche vizio non consono tra gli Shinobi. L' odore che emanava non era sicuramente dei più rassicuranti da quel lato, si trattava di un fumatore, non si poteva però mettere tra quelli accaniti.
    Mi presentai a Takeru con il solito tono pacato così da mettere subito a suo agio, nel qual caso ve ne fosse stato bisogno, l' interlocutore.
    "Benvenuto nell' anticamera del quartier generale dei Tegami Bachi. Il mio nome è Light Mustang e sono a capo di questa squadra speciale
    L' hokage mi ha parlato in modo positivo delle tue doti sul campo, un po' meno del tuo lato caratteriale. Questa, come potresti aver sentito da Hayato, è l' ultima divisione nata nei villaggi Ninja; Per poter entrare non bastano le doti combattive ma servono soprattutto quelle mentali. Il campo in cui noi operiamo è molto vasto e tutto è di delicata importanza."

    Qualche secondo di silenzio così che il tutte le informazioni potessero essere ben immagazzinate e poi ripresi. "Oggi Takeru dovrai svolgere tre diversi esami prima di poterti definire un membro dei Tegami.
    Uscii da dietro il bancone facendo poi segno di seguirmi all' Uchiha. Gli mostrai la stanza in cui avrebbe svolto l' esame prima, per poi svoltare nelle altre sali mostrando la totalità del piano. Vi era una parte dedicata ai documenti, tutti registrati ed ordinati secondo un preciso sistema. L' angolo bar e svago con un piccolo ristorantino interno.
    "Quando vuoi potrai iniziare, ti verranno date tutte le informazioni dalla ragazza laggiù". Con la mano indicai una Kunoichi dai lunghi capelli corvini ed un paio di occhialetti da vista che le donavano un' aspetto da prima della classe. Di corporatura slanciata ma con le giuste curve. Il suo nome era Kuroichi Amino, Chunin esperto del villaggio.
    "Dovrai decodificare l' intera pagina nel tempo sopra indicato, anch' esso scritto in codice, il linguaggio usato è piuttosto semplice. Non appena avrai completato consegna e..." Qualche secondo per far assimilare le informazioni alla recluta poi riprese nella sua spiegazione. "Aspetta l' esito qui fuori nel corridoio. Se il risultato sarà soddisfacente passerai alla seconda prova"
    Date le indicazioni la ragazza si sedette comodamente alla cattedra mantenendo il suo buio sguardo sull' allievo.
     
    Top
    .
  4. Ranuccio
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Dopo cinque interminabili minuti, finalmente la piccola porta bianca sulla destra si aprì. Takeru smise di torcersi le mani per l'attesa e si alzò di scatto, squadrando l'uomo di fronte a lui. Più che un uomo si trattava di un ragazzo, probabilmente intorno ai vent'anni, come dimostrava la sua pelle pulita e priva di rughe. Fu colpito soprattutto dai capelli d'avorio, colore che era piuttosto raro lì a Konoha, e dagli occhi azzurrissimi, con una piccola pupilla che pareva la capocchia di uno spillo. Glaciali, letteralmente, e inespressivi proprio come il ghiaccio. Era infatti impossibile decifrare il suo sguardo, o tantomeno immaginarsi cosa stesse passando per la sua mente. Per certi versi, erano simili a quelli dell'Uchiha, per niente specchio dell'anima quanto invece uno schermo che separava la sua mente dalla realtà esterna.
    - Benvenuto nell' anticamera del quartier generale dei Tegami Bachi. Il mio nome è Light Mustang e sono a capo di questa squadra speciale.
    Il suo tono era gentile ma allo stesso tempo distaccato, come spesso accadeva quando un pezzo grosso incontrava una recluta. Takeru sorrise cordialmente, senza ribattere alcunchè. A dire la verità, era un poco intimorito da questo ninja, e se non avesse avuto il divano alle sue spalle, probabilmente avrebbe fatto un passo indietro. Gli pareva - anzi ne era certo - che nell'aria la grande forza di Light fosse palpabile e, sì, ne aveva paura. Erano pochi gli shinobi che gli suscitavano una reazione simile. Lo stesso era avvenuto nel primo colloquio con Hayato Gempachi, quando ancora era un Genin. Col passare del tempo, c'aveva fatto l'abitudine, e alla fine aveva prevalso il suo comportamente rilassato e disinvolto, quasi da spaccone. Sicuramente, si sarebbe abituato anche a quell'Anbu, ma per il momento rimaneva ad ascoltarlo in silenzio, come un diligente quanto timido studente dell'Accademia.
    - L'Hokage mi ha parlato in modo positivo delle tue doti sul campo, un po' meno del tuo lato caratteriale. Questa, come potresti aver sentito da Hayato, è l' ultima divisione nata nei villaggi Ninja; Per poter entrare non bastano le doti combattive ma servono soprattutto quelle mentali. Il campo in cui noi operiamo è molto vasto e tutto è di delicata importanza.
    Solo in quel momento Takeru si accorse di avere ancora l'Henge no Jutsu attivo e, resosi conto della sua inutilità, annullò l'effetto della trasformazione. Quasi scrollandosi di dosso le sembianze di quel rozzo e sporco uomo di mezza età, tornò alle sue naturali sembianze. Ricomparvero i folti capelli corvini, che ricadevano in ciuffi sparsi sulla fronte. Gli occhi tornarono ad essere neri ed intelligenti. Si alzò di una decina di centimetri, raggiungendo il suo metro e ottanta. Infine, anzichè i vestiti luridi e stropicciati, comparvero un paio di pantaloni neri, una maglietta a maniche corte verde (che riportava un teschio con ossa incrociate e la scritta "Konoha Pirates") e scarpe dello stesso colore. Il bastone che ancora reggeva in mano, ugualmente, tornò ad essere la sua fedele katana grigia. Tornato nei suoi panni, gli parve di acquistare maggiore sicurezza. Quando Light accennò al suo carattere ribelle, non potè trattenere un sorrisetto divertito e alquanto impertinente.
    - Oggi Takeru dovrai svolgere tre diversi esami prima di poterti definire un membro dei Tegami.
    Bene. Dunque, si trattava di una serie di prove, proprio come nell'Esame di Selezione dei Chunin. Era abbastanza scontato, giacchè si trattava pur sempre di un reparto speciale degli Anbu, ed era ovvio che non tutti potevano accedervi. Solo i migliori sarebbero stati scelti. Takeru era senza dubbio uno di questi, e l'avrebbe dimostrato. Doveva ammetterlo, l'intera faccenda cominciava a piacergli. Finalmente l'Hokage gli stava affindando incarichi adatti al suo livello, dato che, ultimamente, si era sentito un po' sottovalutato. Le solite missioni cominciavano a stancarlo. E persino dare la caccia ai Mukenin aveva perso gran parte del suo fascino - la maggior parte di essi erano buoni a nulla.
    - Prendi - continuò Light tirando fuori dalla giacca una busta di carta e porgendogliela.
    - Iniziamo pure con la prima prova. Dovrai decodificare il documento lì contenuto - indicò il plico - entro mezz'ora. Se l'esito sarà soddisfacente, verrai promosso. Non appena avrai terminato consegna. Ti aspetteremo nell'altra stanza. Buon lavoro.
    Le istruzioni del ninja dai capelli d'avorio erano state brevi e coincise, ed egli era rimasto per tutta la conversazione impassibile, come se la sua mente fosse molto lontana da quella cantina. In ogni caso, l'Uchiha non vi badò più di tanto, ansioso com'era di iniziare il test. Si diresse di nuovo verso il divano e prima di sedersi tirò a sè un tavolino basso poco distante. Appoggiò la spada di fianco a lui e finalmente aprì la busta. Ne trasse fuori un unico foglio bianco, interamente scritto. Lo percorse velocemente con gli occhi, dandogli una prima lettura superficiale. Si trattava di un racconto, forse tratto da un libro. Un Ronin entrava in un locale, dopo giorni e giorni di cammino, e qui vi trovava casualmente il suo acerrino nemico; i due iniziavano a combattere, fuori, in mezzo alla prateria; infine, entrambi cadevano privi di vita, dopo essersi inferti a vicenda un colpo mortale. Gli pareva di aver già visto in passato qualcosa di simile, anche se non ne era completamente certo. Inanzitutto procedette dunque a scrivere il suo nome e la sua data di nascita nelle rispettive caselle, in alto. Takeru Uchiha, quindici aprile del centoquarantasettesimo anno dalla fondazione del Villaggio. Immaginava che l'Hokage avesse già fornito al Tegami il suo fascicolo, ma non si sorprese più di tanto nel dover fornire questi dati. In fondo chissà quanti avevano o avrebbero sostenuto l'esame. Proprio come nell'Esame di Selezione dei Chunin, ogni scheda doveva essere ricondotta al rispettivo candidato. Dunque passò velocemente oltre e si concentrò sulla prova. O meglio: si lasciò sprofondare comodamente sul divano, prese il pacchetto di Green Konoha e se ne accese una. Così, tenendo con la destra la sigaretta e con la sinistra il foglio, esaminava con attenzione la lunga riga dopo riga, fra le quali era nascosto un qualche messaggio.
    Il Chunin era sempre stato sicuro delle proprie capacità, forse a volte fin troppo sicuro. Per questo, dopo cinque minuti, fu abbastanza sorpreso di non aver ancora decifrato il testo. In realtà, non aveva capito nemmeno da dove iniziare. Sapeva che era necessaria una "chiave", ovvero un codice che indicasse come decriptare il messaggio. Ad esempio, se era necessario trasformare i numeri in lettere, o se si doveva leggere solo l'iniziale di ogni parola. A ben pensarci, era ovvio che gli venisse proposto qualcosa di molto più difficile. Aveva riletto il racconto più e più volte, senza essere giunto ad alcuna soluzione. Takeru aveva posato la sigaretta sul tavolo, e ora stava seduto con la testa fra le mani, entrambi segni di un intenso lavoro mentale. Non lasciava mai la sua Green Konoha, infatti, una volta accesa; a meno che, ovviamente, qualcosa di ben più importante avesse colto la sua attenzione - per esempio durante un combattimento contro un avversario estremamente abile. Altri due minuti erano trascorsi, e l'enigma pareva irrisolvibile. Aveva l'impressione che gli stesse sfuggendo un particolare, invisibile ma di estrema importanza. Non era da lui perdere la calma, nemmeno nelle situazioni più disperate. Anzi, si poteva dire che fosse proprio quando le cose mettersi male, che tirava fuori tutto il suo sangue freddo e la sua determinazione. Così, cercò di analizzare da capo ogni elemento che aveva a sua disposizione: nel testo era nascosto un messaggio, che era suo compito decifrare; doveva esserci una chiave, una chiave qualsiasi, per quanto nascosta. Infatti, era impossibile decriptare duecento o più parole senza un indizio.
    "Duecento parole...", si ripetè, pensieroso. Diede nuovamente una veloce occhiata al foglio, osservando anche il suo nome e la sua data di nascita, che poco prima aveva scritto. Una rapidissima intuizione gli attraversò la mente come un fulmine. Poi, sul suo volto si accennò un sorriso. Forse era solo una sciocchezza, ma poteva funzionare. Gli era parso strano dover inserire quei dati, ma superficialmente non vi aveva dato importanza. Ma non doveva alcun dettaglio. E, in fondo, cosa gli costava provare? Bene. Quindici. Contò quindici parole, fermandosi su un "sotto".
    ...sotto il cielo stellato, ove brillava la luna, coperta a tratti dal passaggio di nere nuvole, oscuri presagi di sventura.
    Bene. Ora, quattro. Sakè.
    Takamura amava il sakè. Era diretto alla locanda, e camminava infreddolito a passo svelto...
    Centoquaratasette. Teneva il dito sul foglio, tenendo di commettere un errore e dover ricominciare da capo l'interno conteggio. D'altronde, era eccitato all'idea di completare il test, soprattutto perchè desiderava scoprire in cosa consistesse la seconda prova. Trascorse un minuto prima che ebbe finito.
    ...e le spade si incrociarono, mandando un bagliore scintillante. Takamura si fermò, con un vago sorriso dipinto sul volto. Mashiba indietreggiò di qualche metro, annaspando per il fiato corto. Era sfinito per il combattimento, e non avrebbe resistito che per un ultimo colpo. Raccogliendo le forze rimaste si gettò in avanti, con la katana puntata contro l'avversario. Takamura alzò la guardia, pronto a riceverlo. I due si incrociarono, per un attimo. Fu più breve di un battito di ciglia, ma intenso come un uragano. I loro sguardi si incrociarono, e tutto ciò che li circondava per qualche secondo scomparve. Poi, vorticosamente, furono di nuovo circondati da alberi, sassi, foglie, cespugli di mirtillo e dalla luna, alta nel cielo.
    Mirtillo. La sequenza era dunque "sotto sakè mirtillo". Takeru si alzò in piedi, lasciando il foglio sul tavolino, accanto alla sigaretta spenta. Lentamente, si diresse verso il bar, mentre elaborava il messaggio nella sua mente. Certo, bisognava completarlo con l'immaginazione, ma nel complesso era sensato. In sostanza, gli stavano ordinando di controllare sotto una bottiglia di sakè aromatizzato al mirtillo, tutto qui. In fondo non era stato troppo difficile decifrarlo, e aveva impiegato meno di dieci minuti. Tuttavia, non era soddisfatto dal suo risultato. Avrebbe dovuto accorgersi subito che la sua data di nascita era la chiave, senza farsi confondere dalla massa di parole contenute nel testo. Una simile distrazione in battaglia, e sarebbe morto. Andò dietro il bancone, soffermandosi con lo sguardo su ogni vetro colorato che celava al suo interno i liquori più svariati. Finalmente, dietro un whisky di venticinque anni, ecco il suo sakè. Lo prese, e studiò l'etichetta. Era stato prodotto a Kumo e pareva piuttosto pregiato. Davvero strane abitudini, avevano questi Anbu! Guardò sul ripiano e, poichè non vi era niente, capovolse la bottiglia. Il fondo aveva la forma concava, e in esso era alloggiata una piccola chiave nera. La estrasse dal suo inconsueto alloggio, sorridendo. Sapeva già in che serratura inserirla. Rimise il sakè al suo posto, e uscì dal bar. Sempre a passo lento, si avvicinò alla porta bianca. Chissà se sarebbe stato promosso o bocciato. Promosso, sicuramente. Lanciò un'ultima occhiata all'orologio. Erano passati otto minuti, per la precisione, dall'inizio del test. Avrebbe potuto fare di meglio, secondo i suoi standard. Ma alla stragrande maggioranza dei ninja non sarebbero bastate nemmeno due ore per risolvere l'enigma. Come previsto la chiave entrò perfettamente. L'Uchiha girò la maniglia, ansioso di sapere cosa l'avrebbe aspettato nell'altra stanza.


    Takeru Uchiha
    Stato Fisico: Ottimo
    Statistiche: Normali
    Stato Mentale: Curioso
    Chakra: 175/180
    Equipaggiamento: 15 kunai, 15 shuriken, 10 cartebombe, 2 fumogeni, 3 fili metallici, 1 katana.
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    kage

    Group
    Admin
    Posts
    6,429
    Reputation
    0

    Status
    Offline
    Passarono poco meno di 10 minuti prima che Takeru finisse la decriptazione del facile testo che gli era stato affidato. Era ben al di sopra dei precedenti esaminandi. Aprì la porta in cui mi trovavo insieme al resto della squadra. Quello che aspettava la sua vista era un' enorme distesa dal pavimento nero lucido, i muri canditi come fossero appena stati riverniciati. In totale si potevano contare una decina di stanze a quel piano, tutte contenenti i documenti di bassa importanza. Man mano che si scendeva la salvaguardia e l' importanza dei file aumentava. In tutto vi erano 5 piani nel sottosuolo. La parte esposta alla luce del sole era invece la parte adibita agli allenamenti fisici in cui ci si poteva allenare su qualsiasi tipo di terreno, riprodotti fedelmente basandosi sui vari climi in cui ci si sarebbe potuti imbattere una volta fuori dai confini di Konoha. Solitamente in questi campi di allenamento si svolgevano i test di ricerca per le nuove reclute, compreso l' Uchiha che avrebbe svolto la seconda prova in uno dei 5 piani.
    Una volta vicino iniziai a spiegare a Takeru l' esame successivo in cosa constava. "La prima prova era soprattutto teorica mentre, quella a cui ti sottoporrai ora sarà diversa. Dovrai, basandoti sulle tue doti di osservazione e di ragionamento, trovare un documento nascosto in una stanza. Questa si potrà trovare in uno dei qualsiasi piani dell' intero edificio, esclusi quelli sottostanti a questo in cui non ti è ancora consentito andare. Gli indizi che ti permetteranno di arrivare al documento erano nel testo da te prima decriptato ma, stavolta la chiave per trovarne il significato sarà diversa. Nel tracciato potrai trovare alcune difficoltà come falsi indizi. E' come una caccia al tesoro. Hai un tempo limite di mezz' ora per trovare il documento e riportarlo qui a me."
    Finito di parlare guardò l' orologio appeso alla parete adiacente, segno che la prova era cominciata.
     
    Top
    .
4 replies since 22/5/2011, 20:06   85 views
  Share  
.