Classe II A

per Winry Nakamura

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    kage

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    CITAZIONE
    Posta tu per primo, ti arriverà una lettera due giorni prima dell'inizio, ti preparerai e per le nove di mattina dovrai essere in classe. Il sensei non sarà ancora in aula.

    Cerca di essere il più descrittivo possibile, narra possibilmente in terza persona singolare e distingui con i colori tra 'parlato' 'pensato' 'narrato', descrivi l'arrivo della lettera e cosa fai prima di andare in accademia il giorno stesso.
    Buona fortuna. Cerca di postare più regolarmente possibile. Se non avete tempo scrivilo qui o manda un MP a me.
    Minimo primo post: 12 righe, Massimo: NULLO
    Ricordatevi che la promozione si baserà sulla bravura con cui posterai.

    -NO abbreviazioni;
    -NO post di poche righe

     
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    “Wirry! Neniiiii!”

    Il piccolo mi chiamava, e quando mai! L’avevo lasciato nella sua cameretta a giocare con dei peluche per stare un po’ tranquilla in camera mia e leggermi qualcosa, ma evidentemente non ne aveva voglia. La sua voce però mi era sembrata diversa dal solito. Non era lamentosa come se si fosse fatto male, né annoiata. Qualcosa l’aveva entusiasmato, ne ero certa. Forse aveva visto qualche insetto come l’ultima volta. Quel ragnetto aveva troppe zampe secondo la sua opinione e non capiva come facesse a camminare sul muro della sua stanza. Portava lo sguardo meravigliato dagli arti pelosi di quell’animale ai suoi, seriamente immerso in qualche riflessione esistenziale. A volte mi sorprendeva quel bambino. Sembrava più grande dei suoi tre anni.

    Mi alzai dal letto sbuffando e mi incamminai verso la porta spalancata della sua camera. Era lì, a terra con un peluche in braccio ed un altro steso supino alla sua destra, ma lui non li guardava, fissava dritto di fronte a se. Senza chiedere cosa fosse successo alzai lo sguardo e capii il motivo di tanta emozione. C’era un uccello lì sul davanzale della finestra aperta e portava un astuccio sul dorso: era uno di quei volatili messaggeri dell’Hokage a giudicare dal simbolo del fuoco sulla fibbia. Sorrisi intuendo cosa potesse essere. Mi incamminai calma verso il vetro carezzando i capelli biondi di Dai una volta giunta nella sua posizione. Lui reagì guardandomi interrogativo e lasciando cadere il pupazzo a terra. Si alzò e si diresse con me alla finestra, alzandosi in punta di piedi per vedere meglio. Io presi l’animale con delicatezza e lo portai all’interno. Mi voltai verso il bambino e, portandomi al suo livello, gli feci notare il simbolo che portava sulla fibbia


    “Perché questo uccellino ha bussato alla mia finestra?”

    Mi anticipò il piccolo. Sorrisi e risposi

    “Ricordi che qualche giorno fa siamo andati dove lavora papà? Questo proviene da lì, c’è il simbolo del capo del Villaggio. Vedi questo astuccio? Qui c’è una lettera per me”

    Dissi sedendomi a “indiano” di fronte a lui. Dai si sedette nel buco che si creò come se io fossi una poltrona. Glielo lasciai fare e quando si fu accomodato, posai il docile volatile sul pavimento di fronte a noi e notai aprendo il contenitore che conteneva quello che mi aspettavo. Presi la lettera emozionata e la aprii. Il fruscio che creai divenne più forte a causa dell’improvviso decollo del messaggero che, finito il suo compito, uscì dalla finestra per tornare alla gufiera. Dai strillò spaventato, ma poi corse verso la finestra chiamandolo a gran voce

    “Uccellinooooooooooo! Tonna!!”

    Risi di quel gesto così spontaneo e poi tornai con gli occhi alla lettera, lessi velocemente di cosa si trattava e confermai i miei sospetti

    “Dai non vuoi sapere che cosa ci ha mandato l’uccellino?”

    “Sì! Leggo io!”

    Urlò tornando a sedersi su di me. Naturalmente era impossibile che sapesse leggere quindi dettai parola per parola quello che doveva dire al suo orecchio, mentre lui faceva finta di leggerle, ripetendole ad alta voce

    “Wirry Nakamula.. La infommiamo.. Che la sua.. E’ difficile, leggi tu”

    Si arrese però quando le parole cominciavano ad essere troppo difficili. Sorrisi e continuai

    “Winry Nakamura, la informiamo che la sua richiesta di iscrizione è stata accolta. Dovrà recarsi nell’aula II A due giorni dopo la consegna di questo messaggio, alle ore 8, presso l’accademia del villaggio per la sua prima lezione”

    Non c’era firma ma sapevo da chi proveniva. Speravo solo che non mi capitasse mio padre come Sensei, e che non lo incontrassi fino al giorno del mio esame

    “Che significa?”

    Mi chiese perplesso il bambino dopo che ebbi finito di leggere

    “Che tra due giorni devo andare in accademia a studiare per diventare ninja. Tu verrai con me ma mi devi promettere di stare buono e zitto ok?”

    Chiesi con lo stesso tono che avevo usato per convincerlo a non dire niente ai miei dell’iscrizione. Lui mi mostro tutti i pochi denti che aveva e annuì energicamente

    “Giulin Giulello!”

    Bene avevo la sua parola.



    Arrivò il giorno della lezione. I miei erano già usciti da un pezzo nonostante fossero le sette di mattina. Io per l’emozione, per quanto non volessi ammettere che ero realmente emozionata, non avevo dormito gran che. Quindi ero già pronta da un gran pezzo quando entrai nella stanzetta di mio fratello. Lì lo trovai ancora addormentato, sommerso da una catasta di pupazzi. Mi piegai leggermente per svegliarlo. Scossi la culla per non farlo irritare troppo e quando vidi che aveva aperto gli occhi gli sorrisi e lo chiamai

    “Dai, dobbiamo andare”

    Dissi. Lui farfugliò qualcosa e richiuse gli occhi, abbracciando una giraffa che acciuffò dalla massa informe. Sbuffai e scossi un altro po’ la culla.

    “Non ricordi che dobbiamo andare in accademia?”

    Chiesi con voce suadente. Sapevo che non vedeva l’ora perché nei giorni successivi all’arrivo della lettera non aveva fatto altro che assillarmi con questa storia chiedendomi se poteva portare dei giochini o se doveva “studiare” anche lui. Quando però gli spiegai il significato della parola mi disse con faccia schifata che voleva colorare mentre io facevo ciò che dovevo fare. Meglio così, almeno non dava fastidio. E come avevo previsto alla parola “Accademia” i suoi piccoli occhi dorati si aprirono di scatto emozionati. Era assonnato, ma si vedeva che non vedeva l’ora anche lui di andarci. Si alzò come uno zombie tendendomi le braccia. Lo presi in braccio e cominciai a cambiarlo.

    Dopo che ebbi finito di lavarlo, pettinarlo e vestirlo, uscimmo di casa e ci incamminammo verso l’Accademia. Sulle mie spalle, Dai portava con se il suo zainetto con il libro e i colori e qualche pupazzo per sicurezza. Non sapevo come avrebbe reagito un eventuale Sensei alla vista di un bambino, ma io non potevo fare altrimenti: i nonni abitavano troppo lontano e non mi andava di lasciarlo con loro. Volevo che provasse già questa esperienza così da fargli decidere un giorno se volesse affrontare quella realtà anche lui o rimanere un normale abitante del villaggio. Era troppo piccolo in effetti per decidere, ma un primo contatto non gli avrebbe fatto male.

    Arrivammo in dieci minuti, giusto in tempo per il suono della campanella. Feci scendere Dai dalle mie spalle e lo tenni in braccio. Scrutai bene l’orizzonte per vedere se mio padre si trovasse o no nei paraggi, ma non sembrava di vederlo. Meglio così. Intanto il bambino guardava incuriosito la massa di ragazzi che entrava di corsa nell’atrio. Chissà cosa gli passava per la testolina in quel momento. Attesi che tutti fossero entrati e per poi incamminarmi anche io, uscendo dal nascondiglio improvvisato creato da un tronco. Come se fossi un ninja assassino, mi guardavo continuamente intorno, zittendo le domande curiose di mio fratello. In poco entrai nell’atrio e mi diressi verso una delle piantine appese al muro. Non mi stupii di quando fosse grande quell’edificio, non era la prima volta che vi entravo. Trovai subito la II A e, fatto un brave calcolo permettendo al mio cervello di elaborare i dati della cartina rapportandoli alla vita reale, mi diressi nella direzione giusta. Salii una rampa di scale, tenendo sempre mio fratello in braccio, che ora non spiccicava una parola, forse offeso.

    Arrivata di fronte alla porta giusta lo feci scendere e mi inginocchiai al suo livello. Teneva il broncio a causa di ciò che gli avevo detto. Con la mano gli scompigliai i capelli e sorrisi


    “Scusami ma non dovevamo farci sentire da papà. Ti ricordi quello che ti ho detto? All’interno ci sarà qualcun altro oltre a noi che vorrà forse fare ciò che ogni tanto facevamo io e papà in giardino. Non avere paura. Mettiti su un banco e colora come sempre”

    Notai per la prima volta che nei suoi occhi c’era preoccupazione. Per la prima volta realizzava la novità della situazione e io mi resi conto che forse non era corretto portare un bambino lì. Ma ormai era fatta. Gli baciai la fronte e lo presi per mano. Mi voltai verso la porta e bussai tre volte, ma non ottenni risposta. Feci una faccia buffa a Dai, che sghignazzò coprendosi la bocca con la mano. Decisi allora di aprire l’uscio e constatai che non c’era nessuno all’interno. Lo spalancai ed entrai. Dai mi seguì lasciandosi trascinare.

    “E’ un ritardatario questo maestro. Siediti a quel banco e colora mentre lo aspettiamo”

    Gli sussurrai per non farmi sentire da un eventuale qualcuno. Lui sorrise, annuì e corse verso il banco che gli avevo indicato, quello più vicino alla finestra. Io invece mi avviai verso la finestra e mi poggiai al davanzale, attendendo con le braccia incrociate il Sensei. Chissà come sarebbe stato e come avrebbe preso la presenza di Dai. Speravo solo che non fosse mio padre

    Sì lo so che è strano ciò che ho scritto, ma mi ero stufata delle solite cose :asd: ah è in prima persona perchè l'avevo preparato prima che aprissi. Il prossimo lo farò in terza persona se lo preferisci

     
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    kage

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    Tranquilla va benissimo anche in prima


    Light Nara stava camminando tranquillamente lungo i corridoi bianchi dell'Accademia, nonostante fosse in vistoso ritardo. Nonostante ritenesse il mestiere di insegnante una vera e propria perdita di tempo, questi erano i comandi dell'Hokage, e non era permesso disobbedire. Erano ormai quasi 3 anni che insegnava li. In seguito alla sua esperienza maturata sul campo, veniva chiamato come Sensei, e avrebbe dovuto addestrare stupidi marmocchi da quel momento in avanti, sotto un non troppo lauto stipendio mensile. Tuttavia, nessuno gli impediva di arrivare in vistoso ritardo.
    Come al solito, era vestito con un paio di pantaloni neri, una maglia dello stesso colore e il giacchetto distintivo dei Jonin. Il coprifronte, legato al braccio. Si domandava che tipo fosse il nuovo studente. Non che gli interessasse più di tanto, visto che i ragazzi che istruiva ormai sembravano tutti uno uguale all'altro. Sperava, se non altro, che fosse un tipo sveglio, in grado di recepire in fretta le lezioni sul controllo del chakra, sull'uso delle armi e sui fondamenti ninja e di resistere ai duri allenamenti. Si passò una mano fra gli scompigliati capelli color avorio togliendoseli dal viso. Era arrivato alla sua nuova classe. La II A. Aprì la porta e si sedette alla cattedra, lanciando una occhiata di sfuggita alla nuova allieva. Dietro di essa vi era un bambino, 3 forse 4 anni al massimo. Sorrise così che si trovasse a suo agio poi tornò con lo sguardo sulla cattedra.
    Scrisse qualcosa sul registro, poi lo chiuse e ripose la penna sul tavolo. Alzò gli occhi ghiaccio ed inquietanti ormai famosi per la loro durezza e guardò la ragazza, questa volta piuttosto attentamente. Il suo volto dai lineamente fini e puliti assunse per qualche secondo un'aria concentrata, poi tornò annoiato. Dopo quasi un minuto di ininterrotto silenzio si presentò:
    - Piacere, sono Light Nara, Jonin del Villaggio della Foglia. Per qualche tempo sarò il tuo Sensei. Allora, presentati a tua volta e dimmi per quale motivo vuoi diventare ninja.

    Edited by AndreaZena93 - 8/12/2011, 18:21
     
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    Scusa il ritardo ma ho un po' di cose da studiare. Risponderò questa sera o domani :)
     
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3 replies since 8/12/2011, 16:56   57 views
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