Missione Livello D

Felicità ed orgoglio, queste le sensazioni più belle che il giovane Koyo avesse mai provato. Le sue sensazioni erano del tutto giustificate, qualche giorno prima aveva finalmente superato l'esame dell'accademia, ora era uno shinobi a tutti gli effetti.
Il giorno nasceva ed il sole si alzava dalla linea dell'orizzonte molto più lentamente di quando avrebbe dovuto; il giovane genin, ancora sonnecchiante, si trovava nel letto quando sentì un'incessante rumore provenire da qualche parte al piano di sotto. Inizialmente il giovane ignorò il fastidioso rumore, attribuendolo in qualche modo a sua madre ma, quando continuò sempre più forte, decise di risolvere di persona il problema.
Scese velocemente le scale immerso nei suoi pensieri: Ma che diamine è?! Cavolo, sono sempre le sette del mattino. Arrivato quindi al piano inferiore, si accorse che il rumore era provocato da un qualcuno che bussava, incessantemente e con costanza, alla porta di casa sua. Il giovane Aburame capì allora il suo errore.
Corse velocemente ad aprire la porta, si trovò davanti uno shinobi della foglia, era alto e snello, i suoi occhi erano neri e penetranti, grazie a quest'ultimo dettaglio riconobbe l'uomo, era il ninja che qualche mese fa gli aveva consegnato la sua ammissione all'accademia.
Koyo accortosi del suo, non proprio consono abbigliamento, era difatto ancora in pigiama, si inchinò dicendo: Le chiedo scusa signore, cosa la porta a casa mia?
Lo shinobi gli sorrise: Scusa Koyo, vedo che non ti sei ancora abituato alla vita ninja. Comunque questa lettera è per te. Gli tese la lettera e successivamente si congedò, sparendo in qualche secondo.
Oh cavolo, che diavolo di figura. Voglio sparire! La vergogna invase il giovane, voleva fuggire dal villaggio e non tornarci mai più. Dopo alcuni minuti passati nell'auto commiserazione, si riprese: Dai Koyo, riprenditi. Non è stata poi la fine del mondo!
Lesse quindi la lettera; il giovane genin era scioccato, gli era stata assegnata la sua prima missione per conto del villaggio. Nulla di che, d'altronde era appena diventato genin ma, pur sempre la sua prima missione. Provò nello stesso istante gioia ed ansia, sapeva di dover essere fiero di se stesso ma allo stesso tempo non credeva totalmente nelle proprie capacità.
La lettera era molto vaga, parlava di una missione di livello D riguardante dei bulli o qualcosa del genere; l'importante, che si carpiva immediatamente dalla lettera, era che il giovane avrebbe dovuto presentarsi per le due del pomeriggio all'accademia ninja, la stessa che aveva frequentato lui stesso per mesi, ed incontrare un ragazzino di nome Toe.
Koyo passò il tempo, che intercorreva tra la lettura della lettera a più o meno l'una e mezza del pomeriggio, a prepararsi, sia fisicamente che psicologicamente; passò da momenti di sicurezza assoluta a momenti di impotenza, alcune volte pensava di poter portare a termine la missione in una batter d'occhio e senza avere alcun problema mentre alle volte pensava di non poter mai riuscire a completarla con un successo. Fece solo una breve pausa per mangiare, mangiò solo il poco necessario per poter compiere la sua missione, era troppo ansioso per poter magiare ma aveva di certo bisogno di qualcosa nello stomaco.
Volente o nolente arrivò per il giovane shinobi l'ora di avviarsi verso il suo appuntamento, finì quindi i preparativi ed uscì di corsa. Il sole aveva ormai superato il mezzogiorno da tempo, ma era comunque alto e caldo nel cielo, il vento era poco o del tutto assente a volte, insomma un tempo completamente diverso da quello del giorno del suo esame. Percorse la strada di corsa, immerso nei suoi pensieri tanto ormai quella strada la conosceva a memoria, l'aveva percorsa per mesi e mesi.
Ok, ormai ci sono. Che inizi la mia prima missione. Arrivò velocemente all'accademia che, come constatò, non era per nulla cambiata dall'ultima volta, sempre un vecchio edificio cadente e di recente malamente tinteggiato per farlo sembrare rinnovato.
Koyo notò che, nel luogo dell'incontro, non c'era ancora nessuno, evidentemente doveva essere ancora presto; il giovane si fermò quindi ed attese l'arrivo del ragazzino.

Il tempo passava e con esso cresceva l'impazienza nell'animo del giovane shinobi, il vento aveva cominciato a soffiare in modo più sostenuto, mentre il sole continuava a splendere riscaldando il viso del giovane.
Dopo un tempo non definito, Koyo non era ancora un maestro nel determinare l'ora dal sole, si avvicinò all'accademia un ragazzino biondo. Inizialmente Koyo era ancora perso nei suoi pensieri negativi che gli avevano fatto compagnia durante tutta l'attesa, quindi non fece molto caso al giovanotto ma, quando gli rivolse parola dovette concentrare le sue attenzioni su di lui.
Il ragazzino chiese se effettivamente il giovane Aburame fosse lo shinobi che gli era stato assegnato, prima di rispondere Koyo lo studiò per qualche secondo, era giovane, forse sui undici/dodici anni, biondo e con occhi grandi, di un verde che ricordava allo shinobi il colore dell'erba; ciò che colpì principalmente il genin fu l'aria trasandata e malconcia che dimostrava ma, notando che il ragazzino diventava poco a poco inquieto, ci fece poco caso e gli rispose: Sì, sono lo shinobi che deve risolvere il tuo problema. Mi chiamo Koyo, del clan Aburame di Konoha. Posso sapere il tuo nome?
Il "datore" di lavoro si presentò come Toe e, prima che Koyo potesse chiedergli qualcosa riguardo al lavoro da svolgere, partì di corsa incitando il genin a seguirlo. Rimasto di sasso il giovane shinobi lo seguì poco dopo di corsa.
Ma che modi! Neanche mi dici che devo fare! Questo uno dei tanti pensieri che attanagliarono l'Aburame mentre continuava la sua corsa verso una zona indefinita del villaggio.
I palazzi gli correvano di fianco, la gente era tutta riversata per la strada quindi, per non perdere il suo giovanissimo boss, dovette attingere a tutta la sua concentrazione. Questa situazione esasperò completamente il neo shinobi.
Dopo circa un kilometro di strada, percorsa evitando di andare a sbattere contro gente o carri, i due si fermarono; il luogo si trovava in periferia, una zona nella quale Koyo si era recato molto raramente e per pochi minuti, gli edifici era molto trasandati e malconci, di sicuro non era un posto molto curato; anche la gente in giro era diminuita impressionalmente, solo qualche vecchietto bazzicava ancora per quelle strade.
L'attenzione di Koyo venne poi attratta, grazie all'aiuto di Toe, da una gruppo di tre ragazzini che maltrattavano vistosamente altri due giovinetti; Toe gli diede un solo ordine, sistemare definitivamente quei bulli.
L'Aburame annuì e si avvicino lentamente ai bulletti, Ma dai, sono dei bambini! Non posso mica riempirli di botte. Che grama!
Arrivò quindi di fronte ai bambinetti e decise di provare ad utilizzare le parole per fermarli: Hey, lasciate in pace quei ragazzi! Sono uno shinobi di Konoha e vi ordino di smetterla! Lo sguardo di Koyo era pieno di orgoglio e rabbia, orgoglio che non aveva mai mostrato così apertamente ma che era insito in lui dal lontano giorno nel quale fu accettato all'accademia.