Missione livello C

Mi stavo gustando una delle mie colazioni preferite. Avevo davanti a un’immensa tazza di latte e cacao con i miei biscotti al miele preferiti e un casco di banane da mangiare. Insomma una colazione da re per chiunque, in particolare per me che somigliavo terribilmente a una scimmia a detta di tutti, come l’essere che abitava dentro di me, sussurravano poi a bassa voce tra loro, credendo che non riuscissi a sentirli. Quella mattina avevo proprio intenzione di gustarmi una buona colazione, dopotutto mi ero svegliato presto, stranamente, forse a causa della mia nuova promozione a Genin. Avevo appena finito di gustarmi il mio primo pasto di giornata che un molesto suono giunse alle mie orecchie.

Toc Toc

Chi sarà mai a quest’ora del mattino? Pensavo mentre mi dirigevo alla porta. Speravo solo che non fosse l’ennesimo scherzo di quegli stupidi ragazzini che vivevano lì vicino. Avevano la brutta abitudine a venire a darmi la sveglia ogni mattina alle sette, solo per farmi arrabbiare, cosa che come al solito succedeva, ma cercavo sempre di chiudere un occhio. Già la mia reputazione era bassa in tutto il villaggio a causa della mia “condizione” di Jinchuuriki, ma com’ero abituato a fare vivevo isolato da tutti gli altri. Cercando nella solitudine e nella vita ninja un modo per sfogarmi. Aprii la porta con un volto che presentava ancora i chiari sintomi di un sonno lungo e tranquillo, cosa che oramai non riuscivo a fare da qualche tempo. Ma il fatto di essere uno dei nuovi Genin del villaggio mi aveva permesso di dormire una volta tanto un sonno tranquillo e non travagliato come al solito.

Quello che mi si presentò davanti non era di certo una banda di ragazzini, ma una strana figura di un falco messaggero che mi recapitò una lettera per poi sparire, andandosene nel caldo mattino. Leggermente stupefatto dalla stranezza della visita mattutina, aprii con crescente eccitazione la missiva. Quella veniva direttamente dal Kazekage del Villaggio della Sabbia ed era raro che qualcuno di così importante usasse uno dei suoi falchi solo per recapitare una lettera. Si trattava di una missione. La prima cui partecipavo. Con rapidità scaricai la mia intera attenzione sul suo testo. A quanto sembrava non si trattava di una di quelle nomali missioni facili che erano assegnate normalmente ai Genin novizi, ma si trattava di una missione vera e propria. Dovevo andare a recuperare un gruppo di mercanti dispersi in uno dei deserti poco distanti da Suna. Mai perdersi nel deserto adiacente al villaggio, potrebbe essere una delle ultime cose che fai in vita. Con le strane creature che lo abitavano, ci poteva essere la possibilità non remota di non tornare più. Allegata al testo della missione, c’era la mappa dell’itinerario che avevano seguito i mercanti con segnato all’incirca il posto in cui dovevano trovarsi.

Eccitato dal fatto di avere a disposizione per la prima volta un modo per mettermi in luce di fronte ai miei superiori, chiusi rapidamente la porta e andai a recuperare le mie cose. Mi preparai rapidamente, dopotutto si trattava di cambiare il gonnellino da notte con uno più consono alla vita Ninja, e dopo aver indossato il distintivo della Sabbia intorno alla vita, come una cintura, uscii da casa. Caso volle che proprio sull’uscio di casa, mentre stavo uscendo, incontrai il gruppo di ragazzini che veniva a molestarmi ogni mattina. Questa volta era il momento sbagliato, come posseduti da un demone, iniziarono a correre terrorizzati dal fatto che potessi mangiarli o peggio, per un po’ non si sarebbero fatti sentire, anche se i loro genitori lo avrebbero fatto molto presto. Ignorai i problemi che al mio ritorno avrei avuto, mentre la mia mente era totalmente rivolta verso ciò che sarebbe accaduto da lì a poco. Stavo per tornare nel deserto, alla ricerca di un gruppo di persone che avevano bisogno del mio aiuto. Gonfiai leggermente il petto, pieno di vana gloria, mentre mi dirigevo a passo svelto verso le porte del villaggio, dove la mia prima missione avrebbe avuto inizio.

Il mio entusiasmo iniziale si spense con l’aumentare dei chilometri che le mie gambe percorrevano lungo il deserto caldo e secco. Riuscivo perfettamente a capire lo stato d’animo di quei poveretti che si erano persi all’interno di una sauna infernale come quella, ma dopotutto non la condividevo. Avevo una buona riserva d’acqua sulle spalle, in grado di rimettere in forze i mercanti, il mio compito era quello di condurli sani e salvi fino al Ragno del Vento e non avevo alcuna intenzione di fallire in alcun modo. Lentamente i metri scorrevano, passo dopo passo, e la meta si faceva sempre più vicina, mentre del sudore mi colava dal volto. Era una condizione estrema per chiunque, ma per me non era molto difficile, vivendo a ridosso di deserti così aridi e caldi, oltre che grazie all’aiuto dello Yonbi che viveva dentro di me, riuscivo a sopportare bene anche le alte temperature del deserto senza patire troppo.

Erano passate quasi tre ore dalla mia partenza dalle porte del villaggio quando finalmente giunsi al posto segnato dalla mappa. Lì trovai, non senza grandi difficoltà, delle tracce del loro passaggio, che però venivano rapidamente cancellate dalle tempeste di sabbia che ci sono spesso nel deserto. Poco distante da lì, ad una decina di metri trovai una grande tenda di fortuna. Era stata montata lì da poco e a quanto pareva era ancora abitata dai mercanti che avevano deciso di accamparsi, aspettando che qualcuno li salvasse. Avevano passato lì la notte e quindi mi aspettavo che fossero molto provati, oltre che disidratati e stanchi, ma non potevo farci nulla, dovevo portarli via da lì se volevano sopravvivere e il Villaggio non era nemmeno molto lontano, stava andando decisamente bene dopotutto.

Senza farci molto caso entrai nella tenda e inizia a osservare le persone che vi erano al suo interno, per analizzare le condizioni del gruppo di persone che dovevo condurre per una quindicina di chilometri, fino a Suna. Con occhio critico iniziai a prendere le misure, mentre ideavo già un piano per arrivare fino al Villaggio Della Sabbia.

Ok. Sono Cirkeys, uno Shinobi del Villaggio della Sabbia. Mi hanno affidato voi e il mio compito è portarvi sani e salvi fino a Suna. Vi pregherei di seguire tassativamente le mie direttive fino a che voi non sarete in salvo. Ora vorrei sapere qualcosa riguardo al vostro equipaggiamento compreso cibo e acqua, vi avverto già da subito che non manca moltissimo alla nostra meta e che non ci dovrebbero essere complicazioni, ma vi pregherei lo stesso di stare all’erta, fino a che siete sotto il mio comando. So di essere un ragazzino e che per voi potrebbe essere difficile sottostare a ciò che vi dico, ma voi dovete farlo, è per il vostro bene.

Dissi mentre tornavo ad osservare i componenti del gruppo e decisi di fare la prima mossa tirando fuori il contenitore d’acqua che mi avevano dato da portare loro.

Qui ho un recipiente pieno d’acqua, chiunque la voglia ne avrà un po’, ma non dovete esagerare, un sorso al massimo, poiché oltre ad essere poca, se ne berrete di più potreste stare male e la vomitereste, il che sarebbe uno spreco enorme nelle condizioni in cui siete.

Li ammonii subito, volevo avere il minor numero di problemi e risolvere la missione senza troppe complicazioni, anche se sapevo che era un desiderio campato per aria.

I mercanti erano notevolmente spauriti dal fatto di essere rimasti intrappolati nel mezzo del deserto e subito mi circondarono in cerca di acqua. Senza farmi prendere la mano ne distribuii un po’ ciascuno, in modo da non permettere loro di esagerare. Dopo che furono sazi del prezioso liquido, cominciarono a discutere animatamente riguardo al fatto di aver inviato solo un ragazzino in loro aiuto.

Ma ci stanno prendendo in giro? Inviare solo un ragazzino per aiutarci?

Potevamo farcela anche da soli a questo punto.

Sussurravano fra loro, pensando che non li sentissi, ma oramai ero abituato e li feci proseguire nella loro animata discussione, fino a che non furono pronti per partire con le loro mercanzie. Di sicuro avevano abbastanza forza per discutere, quindi ne avevano anche per camminare.

Meno parole e più fatti. Vediamo di sbrigarci, il deserto non è un posto sicuro per tipi come voi.

Dicevo cercando di mettergli fretta, mentre mi sentivo stranamente osservato. Mi girai sospettoso, ma quello che vidi non fu nient’altro che deserto, sabbia e altra sabbia ancora. Non sembravano esserci movimenti strani all’orizzonte, per quanto scrutassi in cerca di segni strani che denotassero la presenza di qualcosa o qualcuno.

Mi scusi ragazzo, ma non era lei che voleva sbrigarsi? Veda di non perdere tempo a guardare il nulla. Non abbiamo tempo da perdere, noi.

Disse il delegato del gruppo, indicando la carovana che nel frattempo era stata montata ed era pronta a partire. Quanto meno avevano seguito le mie parole alla lettera, si vedeva che non avevano intenzione di rimanere lì per un’altra notte, una dormita nel deserto doveva essere stata abbastanza per loro. Comunque la sensazione di essere osservato non si era per niente placata nella mia mente, anche se era stata accantonata, da pensieri sul mio ritorno a Suna, con l’intero gruppo.

Ok, andiamo. Prima partiamo, prima arriviamo.

Iniziammo così il lungo cammino verso il villaggio della Sabbia. Non sarebbe di certo stata una passeggiata, ma almeno non era così lontano come si credeva. Io ero in fondo al gruppo, mentre il delegato se ne stava davanti, con la mappa fra le mani, intento a guidare la comitiva. Fortuna volle che ad un certo punto si girò verso di me, forse per chiedermi informazioni. Si girò nel momento esatto in cui la sensazione di essere osservato aveva giunto il culmine e come a conferma di ciò furono per le parole del mercante.

Attento!

Probabilmente non sentii nemmeno ciò che disse, poiché il cambio di espressione del suo volto, fu sufficiente a farmi capire che c’era qualcosa che non andava. Senza nemmeno voltarmi a guardare in faccia il problema, feci l’unica cosa che ritenevo utile a difendere un gruppo così folto di persone. Con una leggera rotazione sulla gamba destra, mi chinai a terra, caricando la mano destra di Chakra Doton, con la quale colpii il terreno con la piena forza che avevo, unendola al Chakra. L’effetto fu immediato, una muraglia di roccia si sollevò dal terreno, una delle poche tecniche a cui ero a conoscenza e l’unica che effettivamente mi desse una buona difesa contro ogni cosa che abitasse nel deserto. La mia azione era stata rapida, ma speravo solo che fosse stata più veloce dell’attaccante, che altrimenti sarebbe passato lo stesso, prima dell’innalzamento del muro. Nel caso la mia difesa avesse avuto effetto, avrei scalato il muro di pietra e da là sopra avrei cercato con lo sguardo movimenti fra la sabbia.

Eh che cavolo, allora non mi ero immaginato nulla, qualcuno c’era che ci osservava e ci seguiva.

Dissi dopo aver notato i kunai e gli shuriken che erano rimasti conficcati nella roccia e spostai il mio sguardo verso il deserto. All’inizio non notai nulla, sembrava tutta sabbia, ma dopo un’attenta rilettura del paesaggio finalmente individuai i due aggressori. Non sembravano molto esperti, né forti, ma indossavano delle giubbe ocra che li rendevano quasi invisibili in mezzo alla sabbia. Però era strano, assaltare una carovana di mercanti in due e con un Ninja contro, non è facile. Questa storia mi puzzava. Come a conferma dei miei sospetti uno dei due batté un piede a terra, un segnale. Ma per chi? Iniziai a guardarmi intorno per vedere se riuscivo a scorgere qualcuno o qualcosa in avvicinamento, nulla si muoveva, né a destra, né a sinistra. Per la seconda volta ignorai i miei istinti e rivolsi la mia piena attenzione ai due predoni.

Arrendetevi, se non volete farvi del male.

Urlai verso di loro. Come risposta ricevetti un Kunai. Sicuramente era la scelta peggiore che potessero fare. Presi due Kunai anch’io e mi lanciai in avanti, cercando di intercettare il kunai a mezz’aria col mio, in modo da deviarlo fuori traiettoria, per poi lanciare i miei, uno per ciascuno di loro. Il loro tiro era dritto e se non si fossero spostati li avrebbe presi nella zona dello sterno. Ero bravo a tirare, anni di allenamento mi avevano permesso di avere una certa maestria con le armi da lancio. Stava andando tutto bene, fin troppo bene. Avevo appena lasciato andare i due Kunai quando iniziai a sentire uno strano rumore, il mio tempo di reazione fu troppo lento. Mi lasciai sorprendere da un terzo malvivente sbucato da sottoterra. Mi ero lasciato fregare e ora ero nei guai, in grossi guai.

Sembrava essere molto più esperto degli altri due e la direzione e la velocità della mia corsa mi impedivano di tornare indietro o di deviare considerevolmente il mio sentiero. Notai allora due cose, una era la spada del terzo uomo, una Katana lacerata e vecchia, la seconda, beh era che c’era una mano sull’impugnatura della lama. Stavo correndo dritto fra le braccia della morte, non una bella prospettiva di certo. Notai allora con la coda dell’occhio un’unica occasione di salvezza. Si trattava di un masso di medie dimensioni, come sono i soliti presenti nel deserto, nulla di particolare, ma per me voleva dire avere una via di fuga. Avevo proprio una tecnica che avevo appreso proprio per situazioni uguali a quelle, ed era ora di usarla. Iniziai a frenare, proprio quando l’altro partì con la sua tecnica, oramai si basava tutto su chi fosse stato più veloce a completare la propria mossa, io o lui. Nel caso fossi riuscito a frenare, avrei usato la Tecnica della Sostituzione, scambiandomi semplicemente con il masso che avevo individuato prima con la coda dell’occhio. Si trovava a circa sette metri da me e mi era sufficiente a sfuggire alla tecnica avversaria, o almeno lo speravo. Quanto meno avrei ricevuto meno danni rispetto che rimanere fermo a prendersi un attacco di Katana.

La tecnica riuscì e mi salvai per il rotto della cuffia, qualche secondo o attimo di ritardo e potevo anche essere morto. Dovevo stare più attento, l’ultimo arrivato era più temibile degli altri due, che erano poco più che marionette rispetto al loro capo. Fortunatamente la Katana, già logora di suo, quando cozzò violentemente contro il masso cui mi ero sostituito, si ruppe del tutto. Una vera fortuna, ma dubitavo fortemente che bastasse solo quello per fermare un assalto da parte di tizi loschi come quelli, dovevo fare attenzione. Come se non lo avessi pensato due di loro, scattarono in avanti cercando di finirmi subito, una buona idea per loro, non certo per me. Il nuovo arrivato iniziò a comporre dei sigilli e inspirò una gran quantità d’aria. Pensavo di aver intuito la tecnica che stava per usare, era abbastanza comune fra i Ninja del villaggio, e appena espirò ne ebbi la conferma.

Si trattava di una tecnica insidiosa e dannatamente pericolosa per chiunque ne venisse a contatto, una folta nube nera esplosiva iniziò a coprire un buona dose di deserto. Non si trattava di una normale nube di fumo, ma era dannatamente pericolosa, non perché fosse particolarmente pericolosa per i veleni, ma per la sua capacità esplosiva. Feci in tempo a vedere in mezzo alla foschia, dal lato in cui si trovava l’utilizzatore che tre sfere di luce presero a danzare ad una leggera distanza e con orrore compresi i loro intenti. Senza esitare mi rifugiai all’unica tecnica difensiva che conoscevo, in grado forse di proteggermi da parte dell’esplosione che stava per avvenire. Caricai il mio pugno destro di Chakra Doton e poi lo sbattei a terra, sollevando un’intera zolla di terreno roccioso, dietro cui mi riparai.

Gli occhi mi bruciavano già, mentre tenevo premuta la faccia contro terra, attendendo l’esplosione che avrebbe avuto luogo da un momento all’altro, tenendo scoperta solo la schiena. Ero consapevole che probabilmente il muro di roccia non mi avrebbe protetto del tutto dall’esplosione e non ero nemmeno sicuro che avrebbe retto alla violenza dell’impatto, ma le mie uniche possibilità di sopravvivere erano quelle e poche altre. L’unica consolazione vera che possedevo era che i mercanti di certo non sarebbero stati coinvolti nell’esplosione, erano lontani e protetti dal muro di pietra che avevo innalzato poco prima, probabilmente non si sarebbero nemmeno accorti dell’attacco nemico. Nei pochi istanti prima del gigantesco boato iniziai a riflettere su cosa fare dopo, di certo le energie che mi sarebbero rimaste erano realmente poche, ma neppure i miei avversari dovevano trovarsi in ottime condizioni. Dopotutto avevano già usato parecchie potenti tecniche nel corso della battaglia, senza certamente risparmiarsi.