Classe IV A

per H. Lecter

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    kage

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    CITAZIONE
    Posta tu per primo, ti arriverà una lettera due giorni prima dell'inizio, ti preparerai e per le nove di mattina dovrai essere in classe. Il sensei non sarà ancora in aula.

    Cerca di essere il più descrittivo possibile, narra possibilmente in terza persona singolare e distingui con i colori tra 'parlato' 'pensato' 'narrato', descrivi l'arrivo della lettera e cosa fai prima di andare in accademia il giorno stesso.
    Buona fortuna. Cerca di postare più regolarmente possibile. Se non avete tempo scrivilo qui o manda un MP a me.
    Minimo primo post: 12 righe, Massimo: NULLO
    Ricordatevi che la promozione si baserà sulla bravura con cui posterai.

    -NO abbreviazioni;
    -NO post di poche righe
     
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  2. H.Lecter
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    Narrato, << Parlato >>, " Pensato "
    ~Scheda Kerium Drasumi~


    Tra le vette di Kumo, un lieve venticello si aggirava lento e prudente, portando con se un freddo che da molti giorni sembrava essere scomparso, lasciando il posto a splendide giornate soleggiate. Il villaggio dormiva sonni tranquilli, sotto una magnifica coltre di stelle, che brillavano come centinaia di migliaia di piccole candele, appese nell'oscuro cielo notturno: la luna era scomparsa, non vi era alcuna traccia del globo celeste, ma ciò non sminuiva la quieta bellezza di quella notte.
    L'ora era tarda, il silenzio sovrano e ben poche luci erano ancora visibili in città; di quando in quando, il vento svicolava sinuoso tra i palazzi, con un rumore fin troppo simile ad un lieve respiro.
    Kerium dormiva, o almeno ci provava: si rigirava nel piccolo letto in tipico stile giapponese, a diretto contatto col pavimento del suo minuscolo appartamento. Il suo sonno era turbato da una presenza ignota, che come un'ombra malefica, gravava sulla sua giovane figura; si girò per l'ennesima volta verso destra, la fronte era fradicia di sudore, le palpebre si stringevano quasi automaticamente, quasi si volesse concentrare sulla figura che popolava i suoi incubi. Iniziò a farfugliare parole confuse, incomprensibili apparentemente, ma di sicuro colme di terrore, soprattutto dato il volto truce che aveva. La sua era un'espressione così intimorita da sembrare di supplica, poi, i sussurri si fecero sempre più forti, l'ombra dei suoi incubi si stava avvicinando, era pronta a prenderlo, ma una volta preso, cosa gli avrebbe fatto ?

    Kerium spalancò gli occhi, la sua strana pupilla unita all'iride fissava il pezzo di muro sottostante alla finestra: il verde scuro dei suoi occhi che fissava il bianco con cui erano verniciati tutti i muri dell'appartamento. Si portò la mano sul volto, stropicciandosi gli occhi, facendola poi scorrere lentamente sul resto del volto, come se volesse letteralmente sgrondarsi di dosso la nefasta sensazione di quel terribile sogno. La mano scivolò sulla guancia, nonostante l'età non c'era il minimo accenno di barba, mentre sentì chiaramente le fibre nere che facevano da punti di sutura per la aperture ai lati della bocca. Di quando in quando, il giovane si chiedeva se il fatto che non gli crescesse la barba, fosse dovuto alla sua innata: in effetti il suo corpo (fatta eccezione per le suture) era liscio come quello di un bambino, non vi era la minima traccia di qualsivoglia pelo, ne sulle braccia ne sulle gambe e nemmeno altrove.
    Si mise seduto, togliendosi la coperta e lasciandola sul pavimento alla sua destra; non riusciva mai a ricordarsi cosa diavolo sognava, le ombre dei suoi incubi restavano per l'appunto ombre, senza volto o forma precisa... era decisamente seccante. Al giovane ci volle un po per destarsi completamente, continuava a stropicciassi la faccia, fino a che, lentamente fece forza sulle gambe, ed aiutandosi col braccio destro si mise in piedi. Fece pochi passi, per poi andare a sederai al piccolo tavolo di forma quadrata che era posto nel salotto (che faceva anche da camera da letto). Sul tavolo c'era una piccola brocca in ceramica ed un bicchiere di vetro, Kerium prese il manico della brocca e con estrema lentezza versò il trasparente contenuto nel bicchiere: un lungo sorso d'acqua, scese giù cancellando quel deplorevole stato di dormiveglia, con la sua fredda ed inesorabile discesa verso l'interno del corpo.
    Quei maledetti incubi erano iniziati una settimana fa, il giorno stesso in cui si era recato all'accademia ninja per presentare la sua iscrizione. Quello doveva essere un giorno felice, al massimo pieno di nervosismo, ma Kerium non era mai stato un tipo nervoso, anzi, al contrario era caratterizzato da un'eccessiva freddezza, difatti non aveva mosso ciglio quel giorno: era entrato nell'accademia, assaporandone con gli occhi la magnifica architettura, osservando incuriosito tutti coloro che passavano con un copri fronte del villaggio della nuvola. Kerium era estremamente curioso, in tutto quello che faceva tentava di apprendere il più possibile, sia per placare la sua insaziabile fame di conoscenza, sia per pura e semplice curiosità. Eppure quel giorno, qualcosa doveva averlo turbato, altrimenti perché gli incubi sarebbero iniziati proprio quella sera ? La mente del ragazzo tornò alle parole del padre... lui non sarebbe potuto tornare, neanche se il suo intento di divenire un ninja fosse fallito: in quel caso avrebbe dovuto cercare un lavoro comune, andando avanti con una vita che non voleva, una vita a metà... ben, sempre meglio che tornare dal padre, almeno era ancora padrone del suo destino.

    " Basta... "

    Stufo della miriade di pensieri che gli turbinavano in testa, Kerium si alzò e si diresse nel piccolo bagno adiacente al salotto per darsi una rinfrescata: una volta finto, si vestì, ed uscì di casa, chiudendo in essa tutto lo stress che la sua mente aveva accumulato in quei minuti.

    Camminava a passo svelto, come se avesse fretta, ed in effetti era così: non aveva voglia di stare a rimuginare tutto il giorno su pensieri più che fastidiosi e c'era un unico posto ove la sua mente avrebbe trovato un po di pace. Mentre camminava, il suo sguardo si spostava di quando in quando sul cielo stellato, mentre i suoi capelli venivano delicatamente mossi dal vento; amava camminare, osservare silenziosamente tutto ciò che lo circondava era piacevole. Dopo non molto tempo, giunse in una strada che dava su un precipizio sul quale era visibile un sentiero piuttosto stretto ed irregolare: il giovane scavalcò la ringhiera che lo separava da dirupo, e lasciandosi calare lentamente, appoggiò i piedi sul sentiero sottostante. Riprese a camminare, scendendo gradualmente, finché non arrivò ad una rientranza simile ad una piccola grotta scavata nella nuda roccia. Sorrise lievemente, quello era uno dei luoghi che preferiva, difatti vi ci entrò divertito, poi si sedette in posa da meditazione, rivolgendo lo sguardo all'apertura della piccola caverna: non chiuse gli occhi, come spesso fanno coloro che si dedicano alla meditazione, bensì prese a fissare il panorama ancora oscurato dalla notte.
    Le nuvole sembravano frammenti di oscurità, dalle quali sbucavano cime rocciose, ed il tutto sotto un magnifico cielo stellato... un panorama a dir poco sublime. Col sorriso sulle labbra, il giovane si lasciò scivolare in un dolce oblio meditativo, tutto intorno a lui sembrava farsi più lento, i suoi sensi si intorpidivano e la sua mente si acquietava. Nulla poteva distrarlo, quello era uno stato meditativo decisamente profondo; lentamente il panorama mutò, la notte divenne mattina, mentre in lontananza, i primi raggi del sole schiarivano il paesaggio. Poi arrivò l'alba, che con la sua luce, dipinse ogni cosa di rosso e d'arancione, proprio come un pittore che colora la sua tela: fu allora che arrivò il vero mattino, che portò un sole splendente, illuminando ogni singolo dettaglio del paesaggio e facendo riassumere alle nuvole il loro consueto colore bianco. Kerium si alzò, stiracchiandosi, allungando ogni muscolo intorpidito nella meditazione, poi fece un respiro profondo, lasciando che l'aria di montagna lo pervadesse con la sua purezza. Dopo tutte quelle
    ore passate a meditare, si sentiva estremamente rilassato, come se avesse dormito cent'anni, il problema era che si sentina allo stesso tempo leggermente confuso, dunque decise di tornare alla strada principale del paese per concedersi una lunga camminata.

    Le attività commerciali aveva già aperto, molti negozianti si stavano dando da fare per prepararsi ad una lunga giornata di lavoro (e con un po di fortuna di incassi), Kerium si guardava attorno, notando come tutto sembrasse normale, già, normale... all'inizio per lui quelle piccole cose quotidiane, erano le scoperte più interessanti del mondo, dato che aveva passato tutta l'infanzia chiuso nella casa di famiglia. Ora anche per lui quelle erano cose "normali", ma tenerne a mente l'importanza non faceva certo male: dopo quasi un'ora, giunse nel palazzo in cui abitava, dunque entrò, salì le scale fino al secondo piano, aprì la porta del suo appartamento... e si fermò !
    Sotto la porta vi era una busta... una busta proveniente dall'accademia; Kerium si gettò letteralmente in ginocchio afferrandola tra le mani, con la stessa brama la aprì, gettando via la busta e leggendo la lettera quasi ferocemente... ERA STATO ACCETTATO !!!
    Tra due giorno si sarebbe dovuto presentare in accademia, alle nove del mattino; ciò che Kerium stava provando era indescrivibile, era felice, eccitato, ansioso... ma in poco tempo tornò lucido, come sempre, la freddezza ebbe la meglio. Ora doveva agire con calma, stava per diventare un ninja, stava per prendere in mano il suo destino, tutto ciò richiedeva la massima cautela, dunque avrebbe agito con la massima calma.
    Per i seguenti due giorni, il giovane non fece altro che studiare sui libri dedicati alle arti ninja, allenandosi mantenendo ogni muscolo sotto costante sforzo e meditando sul da farsi. Furono giorni estenuanti, anche perché gli incubi non cessarono e con gli allenamenti fisici e mentali a cui Kerium si sottoponeva, appena finita la giornata era distrutto, come se lo avessero picchiato ripetutamente, ma alla fine, arrivò il gran giorno.

    Quella mattina, il ragazzo si risveglio in modo insolito, difatti era riuscito a dormire: con una magnifica sensazione di benessere, il giovane andò in bagno ed iniziò a sistemarsi. Si vestì con il suo solito cappotto nero a maniche larghe, soleva tenerlo aperto davanti anche perché arrivando fino alle ginocchia, da chiuso limitava i movimenti: sotto quest'ultimo mise una maglia dello stesso colore coi bordi rosso scuro, neri erano anche il paio di pantaloni che indossava e le scarpe in cuoio. Uno stile che ben si addiceva alla sua innata e molto probabilmente anche al suo atteggiamento freddo e distaccato, in più il nero era il suo colore preferito. Prima di uscire di casa, diede un'ultima occhiata a quell'appartamento in cui aveva passato gli ultimi anni della sua vita, poiché dalle nove di quel mattino, il Kerium patetico ed inutile sarebbe morto, dalle sue ceneri sacrificate al destino, sarebbe nato un nuovo ninja, che avrebbe raccolto a se tutto il sapere del mondo, divenendo un ninja dal sapere illimitato !

    Il giovane camminava tranquillamente per le vie della città, non badava a niente e a nessuno, il suo sguardo era fisso, impassibile, verso il suo obbiettivo, verso l'accademia. Il suo volto atipico era ben visibile, così come le suture sui polsi, ma non badava agli sguardi incuriositi dei bambini o dei passanti. Finalmente, dopo tutti quegli anni, dopo tutto ciò che aveva passato, nulla contava più, ora, stava finalmente prendendo in mano le redini del suo destino, era vicino, vicinissimo... abbastanza da dover solo aprire una porta d'ingresso !
    Kerium entrò nell'accademia, ora il suo sguardo glaciale si posava su tutto e su tutti, non poteva farne a meno, la sua fama di conoscenza era più forte che mai, come una fiamma alimentata dall'aria che animava quella struttura. Infine, giunse innanzi ad un aula, la quarta A...

    " Mhm... curioso... qui inizia la mia nuova vita... e quest'aula è caratterizzata dalla prima lettera dell'alfabeto... divertente... "

    Con un pensiero misto tra ironia e sarcasmo, il giovane bussò, ma non ottenne risposta, dunque decise di entrare: non c'era nessuno. Si aspettava una classe piena di gente, con un anziano ninja ad insegnare... invece si ritrovò in un'aula vuota, senza alunni ne insegnati: Kerium entrò, chiudendo la porta dietro di se. Sopra la lavagna c'era un orologio che segnava le nove meno dieci, dunque pensò che molto probabilmente fosse solo a causa del suo anticipo. Dunque andò a sedersi nella prima fila di banchi, proprio davanti alla cattedra, indubbiamente il posto migliore per assimilare informazioni; ad un tratto, un pensiero iniziò a farsi largo nella sua mente, fredda come il ghiaccio e quieta come un placido stagno...

    " Chissà chi sarà il mio maestro, quali arti magiche conoscerà... di quale immenso sapere sarà portatore... sono certo che sarà interessante... "
     
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  3. Ranuccio
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    Takeru Uchiha stava camminando tranquillamente lungo i corridoi bianchi dell'Accademia, nonostante fosse in vistoso ritardo. Nonostante ritenesse il mestiere di insegnante una vera e propria perdita di tempo, questi erano i comandi dell'Hokage, e non era permesso disobbedire. Qualche mese prima gli era stata inviata una lettera privata, a casa; l'aveva aperta nella speranza che si trattasse di una missione, tuttavia era rimasto deluso. In seguito alla sua esperienza sul campo, veniva chiamato come Sensei, e avrebbe dovuto addestrare stupidi marmocchi da quel momento in avanti, sotto un non troppo lauto stipendio mensile. Tuttavia, nessuno gli impediva di arrivare in vistoso ritardo.
    Come al solito, era vestito con un paio di pantaloni neri, una maglia dello stesso colore e il giacchetto distintivo dei Jonin. Il coprifronte, legato al braccio. Si domandava che tipo fosse il nuovo studente. Non che gli interessasse più di tanto, visto che i ragazzi che istruiva ormai sembravano tutti uno uguale all'altro. Sperava, se non altro, che fosse un tipo sveglio, in grado di recepire in fretta le lezioni sul controllo del chakra, sull'uso delle armi e sui fondamenti ninja e di resistere ai duri allenamenti. Si passò una mano fra i cappelli neri mossi, e li tirò all'indietro. Era arrivato alla sua nuova classe. La IV A. Resistette alla tentazione di uscire in cortile a fumare, e anzichè portare la mano al taschino dove teneva le Green Konoha - sua marca prediletta di sigarette - la mise sulla maniglia. Aprì la porta e si sedette alla cattedra, lanciando una occhiata di sfuggita alla nuovo allievo. Scrisse qualcosa sul registro, poi lo chiuse e ripose la penna sul tavolo. Alzò gli occhi scuri e profondi e guardò il ragazzo, questa volta piuttosto attentamente. Il suo volto dai lineamenti fini e puliti assunse per qualche secondo un'aria concentrata, poi tornò annoiato. Dopo quasi un minuto di ininterrotto silenzio, disse:
    - Piacere, sono Takeru Uchiha, Jonin del Villaggio della Foglia. Per qualche tempo sarò il tuo Sensei. Allora, presentati a tua volta e ditemi per quale motivo vuoi diventare ninja.
     
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  4. H.Lecter
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    Narrato, << Parlato >>, " Pensato "
    ~Scheda Kerium Drasumi~


    Il ticchettio dell'orologio svaniva il passare del tempo, tempo che sembrava non passare mai: il giovane era seduto in posizione eretta, con la schiena ben dritta e lo sguardo fisso sulla lavagna. Il suo sguardo freddo si concentrava sul nero della lavagna, quel colore scuro come le fibre che componevano il suo corpo, mentre le sue mani erano appoggiate sul banco. I minuti iniziavano a passare e degli ipotetici compagni di classe nessuna traccia, così come del docente; l'indice destro del giovane picchiettava a tempo coi secondi dell'orologio, mentre la sua mente iniziava a divagare.
    Chissà chi sarebbe stato il suo insegnate, di certo un abile ninja, probabilmente con parecchie missioni ben svolte alle spalle, quasi certamente dotato di forza ed intelligenza... e magari, di un 'innata interessante.
    Ora mai erano già giunte le nove, di altri ragazzi ancora nessuna traccia, che fosse davvero l'unico in quella classe ? Beh, tanto meglio così, senza distrazioni di vario genere, assimilare le informazioni del docente sarebbe stato più facile, sicuramente più pratico. Oppure, era finito nella classe sbagliata... no, impossibile, la lettera era chiara, sia per l'ora che per l'aula, dunque o tutti erano in ritardo, o come precedentemente pensato, era il solo studente di quella classe. Lo sguardo del ragazzo si spostò nuovamente sull'orologio, erano già le nove passate e del docente non c'era nemmeno l'ombra, il giovane iniziava davvero a chiedersi se non fosse nell'aula sbagliata. Ma alla fine poco importava, quella lettera era come un ordine supremo per lui, e l'avrebbe eseguito alla lettera (per l'appunto). Aula quarta A, ore nove: lui era arrivato perfino dieci minuti prima, aveva rispettato gli ordini, ora doveva solo pazientare, possibilmente per poco tempo. L'indice picchiettava sul banco, su quella superficie liscia e legnosa, mentre la schiena era comodamente appoggiata sullo schienale della sedia; nell'attesa stava mentalmente ripassando le sue informazioni sulle tecniche ninja, in fondo, qualora il docente fosse arrivato, chissà se l'avrebbe interrogato o sottoposto ad esami di vario genere.

    " Uff... forse la lettera era errata "

    Proprio mentre quel viscido pensiero iniziava a strisciare nella sua mente, la porta dell'aula si aprì: lo sguardo del giovane si spostò automaticamente su quest'ultima, dalla quale entrò un uomo vestito di nero con un giacchetto fin troppo simile a quello dei jonin. Kerium si alzò in piedi senza fiatare, era abituato a queste reazioni in segno di saluto e di rispetto, ad ogni modo, quello che doveva essere il docente andò a sederi alla cattedra, per poi armeggiare brevemente col registro. Il giovane era immobile, in piedi, praticamente sull'attenti: i suoi occhi erano fissi sulla figura del suo nuovo maestro, che però sembrava vagamente annoiato... anche se, per poco tempo, l'uomo gli rivolse uno sguardo piuttosto serioso. Era un uomo dai capelli corvini tirati all'indietro, in un certo senso molto simili a quelli di Kerium: il suo volto era caratterizzato da lineamenti finemente modellati, ma la cosa che colpì maggiormente il ragazzo, furono gli occhi dell'uomo, così scuri e profondi da sembrare pozzi bui, nei quali dovevano essere sommerse le immagini di così tanti eventi, così tanti scontri, che la sua giovane mente non poteva nemmeno immaginarli. Era bramoso, affamato, voleva la conoscenza di quell'uomo, la desiderava, voleva apprendere, imparare, comprendere, affinare... in una parola, voleva sapere !
    Calò il silenzio, Kerium non batteva ciglio, come sempre d'altronde, ma poi, il suo nuovo sensei si presentò: Takeru Uchiha, jonin del villaggio della foglia...

    " Ma... come... costui viene da Konoha ? "

    Kerium era stupito, sapeva che il suo villaggio era in buoni rapporti con Konoha, ma non avrebbe mai pensato che un membro del villaggio della foglia potesse insegnare a Kumo. Certo, la cosa non lo dispiaceva affatto, anzi, la possibilità di apprendere da un ninja di un altro paese era davvero inestimabile, avrebbe potuto osservare eventuali usanze diverse dalle sue, oltre che stili di combattimento ovviamente. Eppure qualcosa ancora non quadrava, quel cognome... Uchiha, non era la prima volta che lo sentiva... forse apparteneva ad un clan famoso del villaggio della foglia... al momento non riusciva proprio a ricordare. Comunque sarebbe stato divertente studiare con un insegnate straniero; ma il ninja non aveva ancora finito di parlare, difatti pose una domanda al giovane, ma non prima di aver invitato Kerium a presentarsi a sua volta.

    << Piacere mio signore, il mio nome è Kerium Drasumi... >>

    Inutile specificare grado e paese d'appartenenza, di sicuro già lo sapeva, pensò Kerium: piuttosto, avrebbe dovuto prestare attenzione alla domanda... perché voleva diventare un ninja ? Era curioso, ad una singola domanda si potevano dare molteplici risposte, ognuna collegata all'altra, fino a formare una vera e propria ragnatela di ragionamenti. Ma alla fine, la domanda era solo una, non poteva certo mettersi a disquisire del più e del meno, doveva rispondere, dando una spiegazione coerente ed esauriente. Dunque, perché voleva diventare un ninja ? Ci fu un attimo di silenzio, il ragazzo aveva il solito volto apatico, mentre i suoi occhi non esattamente comuni, fissavano quelli scuri del sensei.

    << Principalmente, voglio diventare un ninja per essere padrone del mio destino... >>

    Una risposta piuttosto generica, ma non per questo poco importante: sin da quando i primi segni della sua innata erano apparsi, i genitori aveva preso in mano le redini del suo destino, guidandolo in un vicolo cieco, da quale non sarebbe più uscito. Ma diventando un ninja, Kerium avrebbe ripreso il controllo della sua vita, decidendo di servire Kumo con le proprie abilità, non più da nascondere, com'era desiderio del padre, ma da potenziare ! Comunque, la risposta non era finita, anche se fondamentale quella che aveva dato a Takeru non era completa, mancava qualcosa, qualcosa di essenziale, come un desiderio, anzi, una brama, non di potere ne di soldi, di quelli non gli importava proprio nulla, la sua era una brama di conoscenza !

    << In più... desidero apprendere le arti dei ninja per acquisire un sapere completo; i ninja, grazie al controllo del chakra, hanno una conoscenza di loro stessi e di ciò che li circonda superiore rispetto alla gente comune: io desidero sapere, conoscere, apprendere, raccogliere una conoscenza superiore del mondo... >>

    A quel pensiero, l'angolo destro delle labbra di Kerium si curvò leggermente, in quello che aveva tutta l'aria d'essere un sorriso compiaciuto. Per lui la conoscenza era tutto, non c'era cosa più importante, ma tale pensiero non andava frainteso: Kerium riteneva che la conoscenza senza uno scopo da servire, fosse comunque incompleta, dunque avrebbe messo tale conoscenza al servizio di Kumo, così facendo, non solo avrebbe ottenuto ciò che voleva, ma avrebbe anche servito al meglio il suo paese. Ed a proposito di conoscenza, finalmente Kerium si ricordava dove aveva sentito quel cognome... Uchiha... il clan dotato di una delle più famose innate oculari, lo Sharingan ! Ne aveva letto qualche riga in un libro che parlava delle innate più famose del mondo ninja, si ricordava molto bene quel capitolo, diceva che quell'innata poteva prevedere le mosse del nemico... davvero magnifica !
    Il giovane sperava che vi sarebbe stata almeno un'occasione di vedere all'opera lo Sharingan, sarebbe stato quanto meno sublime vedere una simile innata in azione. Ad ogni modo, ora doveva attendere gli ordini del suo nuovo sensei, un elemento sicuramente degno di nota, specialmente se faceva da maestro a Kumo, lui che era originario del villaggio della foglia. Il sorriso sulle labbra del ragazzo svanì, facendogli assumere nuovamente la sua consueta espressione fredda, che però, sta volta aveva qualcosa di diverso: in un certo senso sembrava più fiera... anzi, non fiera... determinata ! Sì, Kerium era determinato ad iniziare subito il suo addestramento, non voleva aspettare oltre, necessitava di sapere, bramava la conoscenza di quell'uomo. In oltre, il giovane sperava che l'allenamento sarebbe stato estenuante e ricco di utili informazioni, poiché (come aveva imparato) senza fatica non si ottiene nulla, ergo più l'allenamento sarebbe stato faticoso, più il suo sapere si sarebbe ampliato.
    Diavolo, ora si che era impaziente, non vedeva l'ora di iniziare: e se non fosse stato per il suo atteggiamento freddo, che tutt'ora manteneva esternamente, molto probabilmente si sarebbe messo a saltare di gioia !
     
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  5. Ranuccio
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    Takeru fissò incuriosito l'allievo, quandi sorrise. La sua risposta era stata piuttosto strana, soprattutto perchè la maggior parte dei ninja preferiva la forza bruta all'intelligenza, ritenendo che una buona muscolatura fosse più importante di una mente allenata. Pareva che stesse nascondendo molto più di quanto non avesse voluto dire. Fortunatamente, lo studente sembrava costituire una eccezione, e questo soddisfaceva il maestro. Lui stesso era uno shinobi che puntava sulla strategia in battaglia. Riflettè un attimo su come portare avanti la lezione, gettando a sua volta lo sguardo sul muro bianco. Poteva porle una domanda sul chakra o sui Villaggi Ninja, ma in fondo queste erano nozioni che Kerium non era tenuto a conoscere. Certi studenti imparavano a memoria pile di libri sull'argomento solo per vomitargli addosso infinite e noiose spiegazioni; si trattava degli stessi che, durante le esercitazioni pratiche, fallivano clamorosamente. Perciò, decise che l'allievo avrebbe sostenuto immediatamente gli allenamenti per il controllo del chakra e, solo in seguito, sarebbero passati alla teoria.
    Takeru si alzò dalla cattedra e si diresse verso la porta. L'aprì uscì dalla classe, controllando con la coda dell'occhio che Kerium lo seguisse.
    - Il chakra - iniziò, mentre camminavano lungo il corridoio bianco - è l'energia fondamentale che scorre all'interno del nostro corpo. Essenzialmente, è un misto fra l'energia presente in ogni cellula e l'energia spirituale acquistata con l'esercizio e l'esperienza. Scorre liberamente nel nostro corpo, e la maggior parte degli esseri umani non è in grado di gestirlo. Come ninja, dovrai imparare invece a controllarlo a tuo piacimento, sia per rafforzare i tuoi muscoli, sia per eseguire Tecniche, impastandolo e rilasciandolo.
    Fece una piccola pausa, in modo che la spiegazione si imprimesse nella mente dell'allievo. Probabilmente per lui questo era un concetto nuovo, ma ben presto avrebbe preso confidenza.
    - Questa è solo un accenno delle grandi proprietà del chakra. Sappi, tuttavia, che il chakra è presente in ogni persono in una quantità limitata e ben definita, terminata la quale si trova la morte. Non solo: man mano che la tua riserva di chakra diminuisce, la tua stanchezza fisica aumenta, finchè sarai pressochè impossibilitato a muoverti.
    Il sensei svoltò a destra, passando di fronte a una fila di aule. Quindi, raggiunse una grossa porta a vetri che dava sul cortile. La aprì e fece cennò al ragazzo di entrare.
    - Dopo di te.
    Il cortile era un ampio spiazzo di terra creato appositamente per ogni esigenza degli insegnanti. C'era un piccolo lago, nel centro, qualche albero sulla destra, sulla sinistra manichini per l'addestramento nel Taijutsu e infine diversi bersagli dalla parte opposta all'ingresso. Takeru si diresse verso il laghetto - uno specchio d'acqua dal diametro di sei metri e profondo un metro circa - continuando a parlare.
    - La maggior parte delle cose che ti interessano sapere sul chakra le imparerai con le esercitazioni pratiche. Scordati noiose lezioni e verifiche scritte, perchè mi annoiano troppo. Preferisco farti passare subito a questo.
    Pronunciò l'ultima parola proprio come se fosse stata scritta in corsivo, indicando con l'indice della mano sinistra i suoi piedi. Mentre stava completando le ultime spiegazioni, infatti, con disinvoltura aveva iniziato a camminare sull'acqua. Il peso del suo corpo non l'aveva fatto sprofondare, incredibilmente, ed anzi egli se ne stava nel mezzo della pozza come se si fosse trovato sulla terra ferma.
    - Ora ti potrà sembrare assurdo, ma gli shinobi sanno fare molto peggio. Essenzialmente, devi concentrare il chakra dirigendolo verso i piedi, e qui formare una patina che ti permetta di rendere solida e compatta l'acqua sottostante, permettendoti di non cadervi all'interno. Detto così è un po' difficile, me ne rendo conto... Per facilitarti le cose, cerca di visualizzare dentro di te il flusso del chakra, chiudendo gli occhi. Immagina che il tuo centro si trovi all'altezza dell'ombelico e che tu diriga le energie verso gli arti inferiori. Una volta fatto questo, prova a pensare di concentrarne parte a livello delle tue scarpe, come una seconda suola. Devi riuscire a equilibrare il peso del tuo corpo con la densità dell'acqua sottostante: se metti troppo chakra o ne usi troppo poco ti farai un bel tuffo.
    Aveva cercato di essere il più esaustivo possibile, Aveva addestrato parecchi studenti fino ad ora, e quello era il modo più semplice per riuscire a farle completare l'esercizio. Certo, gli sarebbe richiesti più tentativi, ma in qualche giorno sarebbe stato spontaneo come camminare. Inoltre, tramite le ripetute prove, la sua riserva di energie sarebbe calata, insegnandole anche l'affaticamento che ciò portava.
    - Avanti, prova - concluse, accennando un sorriso. Aveva un buon presentimento.


    Provaci due volte senza riuscirci, entrambe cadi nel lago. Il procedimento è quello spiegato sopra, eventuali variazioni sono a tuo piacimento (ma non allontanarti troppo da ciò che Takeru ha spiegato). A te!
     
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  6. H.Lecter
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    Narrato, << Parlato >>, " Pensato "
    ~Scheda Kerium Drasumi~


    Il giovane iniziò a chiedersi se non avesse dato una risposta troppo approssimativa al sensei; ma in fondo, quelli erano i suoi principali obbiettivi, servire Kumo era implicito, mentre il resto non era importante. Probabilmente il ninja aveva già fatto quella domanda mille volte, come minimo, ed ogni ragazzo a cui l'aveva fatta, aveva risposto diversamente ? Lui era il primo a dare una simile risposta ?
    Kerium non poteva fare a meno di porsi tutte quelle domande, era nell'accademia ninja del paese delle nuvole, da li erano passati ninja di ogni sorta, ognuno con abilità più o meno differenti. Quanti erano come lui... e quanti non lo erano... domande a cui era impossibile dare una risposta precisa, e non che darne una approssimativa fosse facile ! Certo, porsi domande su ciò che ci circonda è implicito nell'essere umano, ma Kerium lo faceva in maniera quasi esagerata; ogni cosa che lo circondava era un buon terreno di studi, nel quale coltivare i propri interessi e le proprie ambizioni. Lo sguardo del giovane scorse rapidamente sul volto del sensei... stava sorridendo !!!
    Il suo non sembrava un gesto di scherno, al contrario, sembrava compiaciuto, come se la risposta di Kerium avesse risvegliato in lui un'interesse che fino a poco prima era soffocato dalla noia. Tra se e se, il giovane sorrise ironicamente: nonostante non si fosse soffermato troppo sulla risposta, Takeru sembrava soddisfatto, dunque, la lezione stava per iniziare !... forse...

    Ad un tratto, l'insegnate si alzò dalla cattedra, dirigendosi verso la porta dalla quale, non più di dieci minuti prima, aveva fatto la sua ritardataria apparizione. Kerium era ancora in piedi, lo seguiva con lo sguardo, tentando di comprendere quali fossero le sue intenzioni; ad un tratto, lo shinobi prese a parlare, e per il Raikage, parlava di chakra !!! Notando che il sensei lo guardava con la coda dell'occhio, quasi ad invitarlo a seguirlo, Kerium si affrettò a raggiungerlo, muovendosi a passo svelto fino a quando non lo raggiunse. Il giovane seguiva silenziosamente il maestro, assimilando ogni singola parola da lui emanata, ed archiviandola nella sua mente

    " Dunque è questo in sostanza... energia fisica e spirituale unita... un perfetto connubio... "

    Le scarpe in cuoio del giovane avevano una suola molto rigida, difatti, i suoi passi resi pensati dalla lentezza, risuonavano rumorosamente per i corridoi: teneva le braccia distese lungo i fianchi, mentre il viso serioso ed immobile, rivolgeva uno sguardo attento al sensei. Era da anni che aspettava quel momento, come Takeru aveva già sottolineato, la gente comune non era in grado di controllare il chakra, dunque non poteva avere accesso all'illimitato sapere che esso forniva... ma lui c'e l'avrebbe fatta ! Avrebbe imparato ad impastarlo ed utilizzarlo, facendo ricorso a tutta l'energia di cui disponeva, ed a tal proposito, il giovane prestò particolare attenzione alle seguenti parole del docente.
    Da ciò che diceva il sensei, il chakra era limitato, farne ricorso avrebbe dunque portato ad affaticamenti, se poi fosse stato nuovamente utilizzato avrebbe portato anche all'impossibilità di combattere, per poi (sempre che se ne faccia un uso decisamente eccessivo) trovare la morte. Kerium sospettava che un eccessivo utilizzo di un'energia corporea qual era il chakra avrebbe potuto portare ad affaticamenti, ma non avrebbe mai pensato che potesse addirittura portare alla morte. Ma in fondo, la via per ottenere il sapere che il giovane desiderava, sarebbe stata tutta in salita: questo Kerium lo sapeva e soprattutto lo accettava, la sofferenza e la fatica erano tappe obbligatorie, in ogni caso non le avrebbe potute evitare.
    I due continuarono a camminare, da prima svoltarono a destra, percorrendo un corridoio su cui si affacciavano varie aule, poi, giunsero nei presso di una porta a vetri. A quanto pareva il docente aveva optato per la pratica, piuttosto che per la teoria e Kerium non poteva che essere d'accordo ! Di libri ne aveva letti a bizzeffe, quello che gli mancava era per l'appunto la pratica vera e propria: fortunatamente il suo insegnate sembrava un tipo a cui piaceva l'azione.

    Takeru gli cedette il passo facendogli attraversare la porta a vetri che si affacciava su quello che aveva tutta l'aria d'essere un giardino; appena attraversò la porta, i raggi del sole furono irresistibilmente attratti dal nero dei suoi vestiti, tanto che il giovane sentì un'improvvisa vampata di calore, e la sua liscia pelle scaldarsi di colpo. Una lieve folata di vento lo fece riprendere dal fin troppo rapido cambio di luce, la sua freschezza sembrò mitigare il calore del suo viso, dandogli una piacevole sensazione. Al centro del giardino c'era un laghetto, un immacolato specchio d'acqua cristallina: sulla destra c'erano alcuni alberi, mentre qua e la erano sparsi alcuni manichini da combattimento e bersagli per ipotetiche esercitazioni con armi da lancio. Per un attimo, gli tornò in mente il giardino al centro della sua vecchia casa, quel giardino dove il padre si allenava, con al centro un minuscolo specchio d'acqua circondato da sassi, alimentato da una fontanella di bambù. Ci era stato pochissime volte, quando la sua innata non si era ancora completamente manifestata, li, il padre gli aveva insegnato qualche mossa di arti marziali, ma nulla più... specialmente da quando non lo facevano uscire di casa...
    Comunque non era il momento di perdersi in ricordi poco piacevoli:
    come aveva previsto, il suo sensei volle passare subito alla pratica.
    Mentre parlava, fece rivolgere l'attenzione di Kerium sui propri piedi; il giovane non capiva dove il maestro volesse andare a parare, poi, avvenne qualcosa che aveva dall'incredibile.

    " Ma che diavolo !!! "

    Takeru aveva iniziato a camminare sull'acqua, come se non si fosse mai mosso dalla terra, tanto che andò a posizionarsi nel centro del laghetto con totale disinvoltura.
    Incredibile, Kerium spalancò gli occhi, fissando la superficie che separava il ninja da un bel bagno rinfrescante; sublime, quell'uomo camminava sull'acqua, senza il minimo sforzo per giunta. In più... il sensei affermò che gli shinobi poteva fare molto peggio di così... STRAORDINARIO ! Ebbe dunque inizio la lezione: il maestro iniziò a spiegare a Kerium che doveva riuscire a concentrarsi sul chakra nel suo corpo, immaginando che il suo "centro" fosse all'altezza dell'ombelico, dopodiché, avrebbe dovuto indirizzare il chakra verso i piedi, formando come una seconda suola sotto le scarpe... ma se avrebbe sbagliato a dosare il chakra si sarebbe fatto un bel tuffo. Dunque non avrebbe dovuto semplicemente concentrarsi formando una patina, avrebbe anche dovuto dosare il chakra, come un bravo cuoco che dosa tutti gli ingredienti per ottenere un impasto. Ne troppo, ne troppo poco... in fondo, come pensava Kerium, la conoscenza è perfezione, non ammette eccessi come non ammette mancanze, ammette solamente la perfezione, pure e semplice, per quanto difficile da ottenere. Una lieve risata sfuggì dalle sottili labbra del giovane, mentre un sorriso compiaciuto gli si dipinse in volto. La lotta eterna per la conoscenza stava per cominciare, lui era pronto, lo era sempre stato in un modo o nell'altro.
    Il giovane si portò fino al limitare del terreno, sull'orlo di quel laghetto su cui avrebbe dovuto camminare come fosse un normalissimo prato; il sensei gli aveva consigliato di chiudere gli occhi... e così fece. Lentamente, le palpebre si abbassarono, nascondendo quegli strani occhi che avevano ben poco di umano: calò il buio, mentre il vento muoveva leggermente le foglie degli alberi e le larghe maniche del cappotto. Si concentrò, come quando meditava nella caverna, ma ora non aveva le nuvole davanti a se, bensì aveva il buio, poi, lentamente, una luce eterea diradò l'oscurità. Era poco più che una fiammella, ma bruciava di un colore azzurro che sembrava racchiudere in se il segreto della vita stessa, era ancora piccola, tenue, ma col tempo sarebbe divampata come un incendio... ora poteva vederlo, il centro del sul chakra, era proprio all'altezza dell'ombelico, come aveva detto il sensei. Lentamente, iniziò a concentrarsi su quella fiamma, sul quel suo colore tanto vivo, fino a quando non riuscì a percepirne il calore... il potere... in sostanza, l'energia di cui parlava il sensei. Il sorriso sul suo volto si accentuò visibilmente, era la prima volta che entrava in contatto con quell'energia, gli parve per un secondo, solo per un secondo, di poterne captare ogni sfumatura, come se fosse un tutto con lei, col chakra... poi tornò con la mente alle parole di Takeru. Doveva convogliarla verso i piedi, fino a formare una membrana in grado di farlo camminare sull'acqua; allora, si concentrò maggiormente sul chakra in se, poteva sentirne il flusso che si espandeva nel proprio corpo, doveva riuscire a deviarne buona parte verso le gambe, fino a farlo arrivare sotto le suole. Dunque ci provò, convogliò quell'energia verso le gambe, poi giù, fin sotto i piedi... quando riuscì a percepire lo spostamento del chakra, un brivido gli percorse la schiena. Infine lo sentì sotto il palmo dei piedi, si stava nuovamente spostando dove la sua mente gli imponeva di andare: era magnifico, lui pensava, il chakra obbediva, la sua mente stava dominando quell'energia ancestrale... era pronto !

    " Adesso... "

    Kerium mosse il primo passo, tenendo gli occhi rigorosamente chiusi... temeva di sentire l'acqua dentro la scarpa invece che sotto (certo che detto così suonava strano); ma miracolosamente... l'acqua era rimasta sotto !!! Per sicurezza mosse un altro passo, fino a ritrovarsi in posizione errata sull'acqua, proprio come se fosse un comunissimo prato. Kerium teneva le braccia lungo i fianchi, gli occhi ben chiusi, tentando di continuare a concentrarsi sul flusso di chakra... ci era riuscito, stava camminando sull'acqua ! Sicuro di se, iniziò a camminare verso il sensei, ma appena mosso il primo passo, ebbe una sgradevole sensazione; la punta della scarpa destra sprofondò nell'acqua, aprì gli occhi e come se si fosse imbattuto in un gradino imprevisto alla fine di una scala, inciampò in avanti, ovviamente non cadde su un duro pavimento in legno, ma in un laghetto d'acqua che si increspò visibilmente non appena il giovane vi cadde dentro. Cadde di faccia, sprofondando vergognosamente in quel lago profondo più o meno un metro, infradiciandosi i vestiti ed inzuppandosi i capelli.
    Si rialzò di scatto, l'acqua gli arrivava al petto: tossì due volte, spuntando fuori ciò che aveva involontariamente bevuto nella caduta... si sbagliava, non ci era riuscito. Era vicino, vicinissimo, poteva riuscirci, ma non lo aveva fatto: tirò un pugno alla superficie dell'acqua, un gesto di stizza, di seccatura piuttosto che di rabbia. Senza fiatare, spostò i capelli bagnati dalla fronte, camminava a fatica nell'acqua, specialmente a causa del cappotto, zuppo com'era aveva finito per diventare pesante quanto scomodo. Una volta fuori dall'acqua, se lo tolse, lasciandolo a terra senza troppa cura e mettendo in mostra le numerose suture, oltre che il fisico accentuato dalla maglietta bagnata: chiuse nuovamente gli occhi, ripeté l'ennesimo procedimento, fino a focalizzare nuovamente il flusso del chakra. La sua fronte si corrugò, la sua concentrazione stava decisamente aumentando, come prima, stette ben attento a non aprire gli occhi, ma adesso, il suo corpo era come irrigidito, Kerium voleva che ogni singolo muscolo, ogni singola cellula obbedisse al suo volere. In un attimo, tornò a muovere passi incerti sulla superficie cristallina del laghetto, questa volta però, tentò di non farsi prendere dall'eccitazione, la sua mente doveva rimanere fredda, come sempre d'altronde. Si muoveva lentamente, passo dopo passo, era sempre più vicino al sensei... ma nemmeno questa volta, i suoi scopi ebbero un riscontro positivo. Non inciampò, ne perse l'equilibrio, molto più semplicemente, sprofondò; grazie a chissà quale miracolo, riuscì a rimanere in piedi, per quanto oscillò pericolosamente. Infastidito dalla scarsità dei risultati ottenuti, si morse il labbro, non si sarebbe fermato fino a quando non avrebbe camminato su quella maledetta superficie acquatica, a costo di svenire mille e più volte !
    Tornò nuovamente a riva, richiuse gli occhi, ed ancora una volta, tornò a concentrarsi sul proprio chakra: fece un respiro profondo, era faticoso mantenere il controllo di quell'energia, lui non era ancora in grado di farlo facilmente, ciò rendeva il compito ancor più gravoso. Ma doveva farcela, doveva riuscire a praticare quell'esercizio... in quell'istante, gli tornarono in mente le parole di Takeru: "ora ti potrà sembrare assurdo, ma gli shinobi sanno fare molto peggio". Se non riusciva a completare quello sciocco esercizio, come poteva sperare di acquisire la conoscenza che bramava, come poteva anche solo ambire ad un tale onore...

    " Ma... aspetta... ho capito ! Che sciocco che sono... la mia brama ha accecato la mia razionalità... ora so come agire ! "

    Kerium si concentrò, intensamente, molto intensamente, dapprima sul chakra, poi, su quello che doveva essere uno de passaggi fondamentali di quella tecnica...
    Ora si stentavi pronto, difatti decise di affrontare l'ennesima camminata ad occhi aperti: rilassò ogni muscolo, distese le dita, ed infine, si mosse. Prima appoggiò il piede destro sull'acqua, non affondò... sapeva di dover tenere bene a mente la densità dell'acqua, cosa che aveva sperimentato nella prima caduta. Mosse il secondo piede, nemmeno quest'ultimo affondò: grazie al secondo flop, quando sprofondò, sapeva di dover tenere presente anche il proprio peso. Ora che era in equilibrio sull'acqua, doveva solo muoversi, tenendo presente un terzo elemento, che finora aveva considerato in modo assolutamente marginale... le suole delle sue scarpe ! Quelle scarpe nere, lucide, in cuoio, che aveva acquistato circa un anno fa: gli erano piaciute fin dal primo sguardo, erano sobrie, scure ed eleganti... perfette ! In oltre, erano estremamente comode, quelle erano l'unico lusso che si era concesso da quando se n'era andato di casa. Prima di iniziare a muoversi sul lago, aveva visualizzato la loro suola, così dura, eppure così confortevole, vi aveva indirizzato il chakra sotto il suo controllo, modellandolo, facendoglielo aderire perfettamente, tenendo a mente il rapporto tra il proprio peso e la densità dell'acqua. Dunque, ora che era stabile, fissò la sagoma del sensei, ed iniziò a camminare verso di lui: il suo sguardo era freddo, sicuro di se, risoluto. Il suoi passi erano lenti e costanti, la superficie dell'acqua si increspava ai suoi passi, ma senza mai farlo sprofondare. Dopo pochi passi, giunse in prossimità del sensei, gli fece un lieve inchino, e gli si rivolse con la solita voce apatica ma sicura.

    << Mi perdoni per averla fatta attendere... sensei... >>

    Si rimise in posizione eretta, guardando il maestro in volto, in attesa del suo giudizio. Una parte della sua mente continuava a concentrarsi sulle suole, nel timore che nella sua inesperienza potesse fare l'ennesima figuraccia. Ad ogni modo, non era molto soddisfatto, credeva di riuscire a controllare il chakra in maniera decisamente più facile: certo, era pur sempre alle prime armi, ma per quella scelta di vita, lui aveva abbandonato ogni cosa, aveva tagliato i conti col suo passato, non poteva permettersi fallimenti di nessun genere. Ma ora non spettava a lui giudicare, spettava solo a Takeru, il suo sensei dai capelli corvini e dagli occhi scuri: un sensei del villaggio della foglia per insegnare al villaggio delle nuvole... suonava quasi ironico.
     
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  7. Ranuccio
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