Il Demone e l'Artista

Role: Nefertito & Eijiro Akasuna

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    << Personalità dissociata >>, << Parlato >>, " Pensato ", Narrato, - Parlato altrui - Scheda Eijiro Akasuna


    Il cielo era colmo di grandi nuvole che variavano dal nero più scuro al grigio più chiaro, erano gravide di pioggia, gonfie fino all'esasperazione, tanto che molto probabilmente, di li a poco avrebbe iniziato a piovere. Eijiro guardava quel cielo quasi stupefatto, era così diverso da quello di Suna, eppure i due villaggi nascosti si trovavano a non più di due giorni di viaggio. Anche l'aria era molto diversa: quella di Ame aveva un odore particolare, lo stesso che pervade l'aria prima e dopo un acquazzone, decisamente umida, al contrario dell'aria arida e secca che sferzava il Paese del Vento. Durante il viaggio, il giovane Genin aveva avuto modo di apprezzare il lento cambiamento di clima, non era mai uscito dal Paese del Vento prima di allora, dunque nonostante sapesse bene che genere di clima lo attendesse ad Ame, non poté che rimanere incantato da quel luogo così vicino eppure così diverso. Nei due giorni di viaggio, l'Akasuna si era nutrito con le amate strisce di carne secca che soleva mangiare pressoché ogni giorno, aveva anche portato con se una buona riserva d'acqua per attraversare al meglio il deserto, sapendo però che una volta uscito dal Paese del Vento, di acqua ne avrebbe trovata a bizzeffe. Non se l'era passata male in quei giorni, si era fermato a riposare solo una volta fuori dal deserto, dormendo qualche ora presso una collina. Di certo non aveva avuto alcuna premura, non si stava dirigendo ad Ame per un incarico ufficiale, ne tanto meno aveva intenzioni che lo spingessero ad un rapido arrivo, aveva tutto il tempo del mondo a disposizione. Prima di uscire di casa, due giorni fa, il padre l'aveva guardato distrattamente chiedendogli dove stesse andando. Per tutta risposta, il suo dolce figliolo aveva rivolto lo sguardo al soffitto, fissandolo perplessamente: aveva agitato l'indice destro in aria, tracciando piccoli cerchi irregolari, poi, con voce armoniosa e pacata, si era degnato di rispondere.

    << Mah... non saprei... in giro ! Ci vediamo tra qualche giorno padre !! >>

    E fu così che Eijiro uscì di casa diretto verso Ame. Il padre non poté far altro che fissare la porta chiudersi, per poi sbuffare sonoramente e tornare a bere un liquido che dall'odore non dava l'idea d'essere acqua. Ormai suo figlio era diventato bizzarro oltre ogni dire, si vedeva che qualcosa in lui non andava, ma il padre era troppo avvilito, troppo stanco di quella vita da shinobi, la stessa che gli aveva portato via la moglie. Iniziava a pensare di aver sbagliato ad inoltrare il figlio alle arti ninja, fin da piccolo lo aveva addestrato per diventare un ottimo marionettista, ed Eijiro aveva dimostrato di avere tutte le carte in regola per diventarlo. Il figlio aveva addirittura sviluppato una vera e propria ossessione per le marionette, Bunjiro questo lo sapeva, ma non immaginava che la cosa avrebbe potuto essere deleteria. Il giovane passava tutte le giornate trascorse a casa nel suo laboratorio, era arrivato da prima a dormirci, in seguito perfino a mangiarvici dentro. Questo ovviamente lo aveva allontanato sempre più dal padre, che già normalmente non sembrava avere un rapporto genitoriale decente con la sua unica progenie, a causa del suo profondo stato depressivo. Bastava guardare i loro occhi per comprendere quanto i due fossero diversi, occhi dorati, apparentemente uguali: quelli di Bunjiro però versavano costantemente in un tale stato di cupezza da sembrare offuscati e spenti, mentre quelli di Eijiro, nonostante fossero spesso impegnati in uno sguardo assente, brillavano di una luce particolare e se osservati bene, sembravano scrutare con più attenzione di quanta ne volessero dimostrare.
    Ora, quegli stessi occhi, scrutavano con attenzione la meta tanto agognata, il villaggio nascosto dalla pioggia, Ame !

    Il giovane procedeva con un'andatura particolare, lunghi e lenti passi, come fosse combattuto dalla voglia di giungere in fretta al villaggio ed allo stesso tempo di osservarlo con calma. Sulla sua bocca, le strisce nere che si era dipinto rendevano il suo sorriso vagamente inquietate, anche se di per se, il suo sembrava un sorriso sardonico. Visto da lontano, il Villaggio della Pioggia sembrava un enorme conglomerato di alti edifici dai colori cupi, stretti gli uni accanto agli altri: non aveva l'apparenza di un luogo molto spasso, per non parlare del cielo cupo quanto le sue strutture. Eppure, Eijiro non era riuscito a pensare a nessun altro posto da visitare, non che ci avesse pensato molto in realtà, come ogni vero artista, lui seguiva principalmente la propria ispirazione. E come "al cuor non si comanda", non lo si fa nemmeno alla vera ispirazione artistica.
    Era vestito coi suoi classici indumenti neri, la camicia in cui non si notavano i bottoni, con sei lunghe strisce divise a gruppi di tre per lato e sistemate in modo speculare, tanto che in realtà sembravano solo tre strisce bianche che passavano da un lato della camicia all'altro: assieme ad essa c'era un paio di pantaloni, scarpe chiuse e l'immancabile foulard grigio chiaro. Prima di partite in oltre, si era attrezzato per il viaggio meglio che poteva; ovviamente non avrebbe mai lasciato a casa Karasu, che si caricò dopo essersi sistemato il busto con le cinghie per la schiena, in oltre si era messo addosso due porta Kunai, che riempì di buon grado, ed infine un unico porta Shuriken nel quale sistemò solo il suo Tantò. Si era armato discretamente, in fondo non era raro che spostandosi per il mondo, si venisse attaccati da briganti, ladri o perfino mukenin, il mondo degli shinobi era pieno di pericoli imprevedibili, dunque era sempre meglio essere pronti. Fortunatamente non aveva incontrato ostacoli durante il viaggio, difatti ora si trovava a pochi metri dall'entrata ad Ame. Un brivido gli percorse la schiena: un nuovo villaggio, con nuovi Shinobi, alcuni dotati di abilità innate di cui lui ignorava l'esistenza... tutto ciò lo esaltava, lo incuriosiva, non poteva fare a meno di immaginare quali straordinari poteri avrebbe potuto osservare, studiare perfino !
    Alzò le mani al cielo senza smettere di camminare, sfoggiò un sorriso degno di un bambino che sta per scattare un regalo tanto atteso, e si mise ad urlare e sbraitare muovendo le braccia da destra a sinistra e viceversa. Per poi scoppiare a ridere.

    << SALVE AME !!! Ahahahah >>

    Come sempre, l'Akasuna non badava minimamente ai suoi comportamenti eccentrici, ma lui era fatto così, c'era poco da fare. Di certo con quell'urlo nei pressi delle porte del villaggio, si era già messo in mostra abbastanza, d'altronde raramente un artista avrebbe rinunciato ai meritati cinque minuti di popolarità e follia... è trattandosi di Eijiro, probabilmente la follia sarebbe durata più di cinque minuti. Abbassando le braccia ma senza smettere di sorridere, con Karasu a guardargli le spalle, il giovane varcò la porta e si gettò nelle strade di Ame, tra i suoi altissimi edifici e la sua aura vagamente cupa, che a dire il vero, a lui non dispiaceva affatto !
     
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    Erano passati otto anni dal suo ritorno a casa, anni che sembravano trascorrere con interminabile lentezza, mentre il carattere di Nefertito diventava ogni giorno più maligno.
    I genitori della ragazza avevano cercato in ogni modo di recuperare un buon rapporto con la loro adorata figlia, ma si resero conto che mai più ella sarebbe tornata come prima: si erano rifiutati di credere che l'esperienza vissuta da Nef potesse averla cambiata a tal punto, ma dinanzi all'evidenza, negare ulteriolmente era solo una cosa da ingenui, una cosa che li avrebbe solamente fatti aggrappare ad una speranza che sarebbe dovuta morire nello stesso momento in cui Nefertito aveva pronunciato la sua prima frase al rientro a casa, dopo il rapimento.
    Comunque, la vita scorreva lenta e piatta: ogni giorno Nefertito andava in biblioteca, per poi proseguire la giornata al campo di allenamento situato a non più di dieci minuti dalle porte del villaggio. Molte volte però, Nef non si recava in nessuno di quei due posti: in quel caso, nessuno sapeva dove andasse o cosa facesse.
    Quel giorno, la sua routine non fu affatto diversa.
    Dopo il consueto tempo passato sui libri, tornò a casa senza degnare nessuno di una parola: in compenso, però, i suoi occhi dorati e al contempo freddi e duri come il ghiaccio, lasciarono pietrificati tutti i membri della sua famiglia.
    Salì in camera, dove prese i porta kunai e se li legò con non troppa cura a ognuna delle sue cosce, per poi infilare in ognuno di essi tre kunai.
    Ma non finì lì; non si seppe spiegare il perché, ma si avvicinò alla sua scrivania e aprì lo scomparto nascosto di cui lei solamente era a conoscienza: in quel cassetto era nascosto il kunai con in quale aveva ucciso le prime persone, il kunai che aveva cambiato il suo modo di vedere la morte la quale, invece di apparirle come un atto sbagliato e impuro che comprometteva l'anima di chi pone fine alla vita di un altro essere vivente, era diventata per lei la massima fonte di divertimento.
    Esatto, divertimento: se all'inizio aveva ucciso per sopravvivenza, la morte del bambino nella casa aveva rimescolato le carte in tavola.. La sua espressione valeva più di mille parole, il terrore, la paura.. Accesero la fiamma del divertimento contorto che ardeva in Nerfertito.
    La kunoichi prese il kunai -vecchio, logoro e con il sangue che dopo tanto tempo si era incrostato - lo nascose nella manica del braccio sinistro e si fiondò giù dalle scale, uscendo poi di casa sbattendo sonoramente la porta.
    Il tempo meteorologico, era quello che era; daltronde era normale che nel Paese della Pioggia, l'acqua cadesse dal cielo un giorno si e l'altro anche. Nefertito non ci fece troppo caso: non amava gli ombrelli, quindi camminò sotto la pioggia tranquilla e indifferente, proprio come se stesse camminando sotto il sole rovente.
    Il suo abbigliamento era quello che indossava solitamente: pantaloncini bianchi ma, l'usura, li aveva fatti diventare quasi beige; camicia nera con bottoni simili a pon pon dello stesso oro dei suoi occhi e uno strano drappo legato intorno alle spalle color bianco, ma che senza dubbio le deva un aspetto caratteristico. Infine, il suo immancabile cerchietto con le orecchie da gatto sulla testa, orecchie bianche che si differenziavano a stento dai suoi capelli anch'essi bianchi, ma erano comunque qualcosa che ammaliava la gente.
    Era proprio vero: era bella e letale come una rosa.
    In poco tempo si bagnò da capo a piedi ma, nella più totale indifferenza, abbassò il braccio e il kunai che aveva accuratamente nascosto, le finì in mano e, con molta non curanza, infilò un dito nella fessura e iniziò a farlo roteare a una buona velocità. Nel medesimo istante in cui il kunai iniziò il proprio movimento roteatorio, un comune abitante che poteva avere si e no trent'anni, andò a sbattere contro la kunoichi, la quale cadde a terra, inzuppandosi i pantaloncini.
    Il suo sguardo cambiò radicalmente: le sopracciglia le si aggrottarono, gli occhi le si strinsero fino a diventare due fessure e un alone di pura malvagità si innalzò intorno a lei.
    Il kunai che aveva smesso di girare venne impugnato con fermezza dalla mano destra di Nefertito, la quale si alzò quasi felinamente e si diede uno sguardo intorno: nessuno nei paraggi, era libera di uccidere.
    Ma proprio nel momento in cui avvicinò il kunai alla gola dell'uomo, il quale era diventato ormai pallido dalla paura che il corpo della ragazza con la quale si era scontrato li faceva provare, entrò nel villaggio un ragazzo strano, con delle strisce dipinte sulla bocca.
    La kunoichi girò lentamente la testa, come se fosse una bambola meccanica: sapeva perfettamente cosa fare. Lei amava uccidere questo era vero, ma per il momento doveva limitarsi: era a conoscienza del fatto che essere vista mentre strappava la vita le sarebbe costato il titolo di traditrice, ma aveva delle cose da sbrigare e quel titolo non le sarebbe stato per niente di aiuto, almeno per il momento.
    Lasciò visibilmente scivolare il kunai nella sua manica nuovamente, per poi afferrare l'uomo per i capelli con lo stesso braccio: nel mentre il pugno sinistro si era serrato, fece in modo che la propria bocca fosse vicina all'orecchio destro dell'uomo, in modo che quel ragazzo non capisse quello che stava per sussurrare a quella povera persona.

    Ti è andata bene, non fosse per il turista saresti morto.

    E, con un gesto fulmineo, il pugno sinistro si andò a schiantare con forza nello stomaco della vittima, la quale cadde a terra premendosi le mani contro la zona dolorante.
    Nefertito lo guardò schifata e gli diede un ulteriore calcio.

    La prossima volta presterai attenzione a dove cammini, dico bene? Ora sparisci dalla mia vista.

    Lo sventurato si alzò immediatamente e corse via con quanta più velocità riusciva: ora Nerfertito e il turista erano soli, ma la kunoichi non pareva essere affatto rasserenata di ciò, non aveva ucciso, la sua sete di sangue era palpabile e si sarebbe sicuramente trovata a rispondere a delle domande su quello che sarebbe accaduto se lui non fosse piombato li in quell'esatto momento, avrebbe dovuto giustificarsi? In teoria no, ma una delle cose che aveva imparato leggendo, è che se si vuole raggiungere degli obbiettivi evitando di ricevere i bastoni fra le ruote, bisogna tenere nascoste determinate verità.
    Le braccia di Nefertito si incrociarono sotto il suo seno e, mentre la pioggia continuava a cadere, gli occhi della Kunoichi non si staccarono nemmeno per un istante dallo straniero.
     
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    Come volevasi dimostrare, non appena Eijiro varcò le porte della città, un fulmine parve squarciare il cielo, dipingendo le nuvole di un luminoso azzurro chiaro che svanì rapidamente, seguito da un rombo assordante e dall'inizio di un vero acquazzone. La pioggia cadeva incessantemente infradiciando tutto ciò che toccava, il suo rumore stranamente costante, sembrava formare una bassa melodia che creava un magnifico sottofondo musicale. Il giovane alzò lo sguardo al cielo per la seconda volta da quando era arrivato in quel paese, il cui meteo teneva davvero fede al suo nome, non gli importava di bagnarsi. I suoi occhi dorati furono colpiti da qualche goccia, si chiusero brevemente a intervalli irregolari, voleva godersi quella moltitudine d'acqua che gli stava arrivando addosso. In breve tempo fu completamente fradicio, i suoi abiti erano inzuppati, tanto che gli era rimasto asciutto solo il busto della camicia, poiché era coperto dalla protezione in cuoio che aveva annesse le cinghie per la schiena. Si spostò una ciocca di capelli bagnati da un'occhio, perfino Karasu si era bagnata, difatti la sua folta chioma spettinata si era appesantita deformandosi: quello spettacolo per lui era molto raro se non unico, nel deserto il massimo che ci si poteva aspettare era una tempesta di sabbia. Un altro fulmine solcò il cielo, questa volta però, lo sguardo dell'Akasuna si abbassò fissando la strada davanti a se: era incredibile come l'acqua scivolasse sugli edifici, per poi scorrere ai lati delle strade, in un certo senso quella sorta di danza rendeva meno cupo il paesaggio. Sfortunatamente quella pioggia sembrava aver svuotato le vie del villaggio, cosa che in effetti sorprese il Genin, la gente del posto doveva essere abituata a quel genere di clima. Quel fatto lo fece deprimere non poco, la sua speranza di conoscere nuove tecniche, nuove innate, nuove forme d'arte grezza... tutto svanito, sciolto dalla pioggia. Dunque, dato che ogni possibilità d'ispirazione era svanita, nella sua testa iniziò a palesarsi l'idea di trovare un luogo dove riposare, magari assaggiando qualche leccornia tipica del posto, così che l'indomani avrebbe potuto iniziare la sua ricerca artistica.
    Iniziò ad incamminarsi pacatamente per le strade, aveva le mani nelle tasche dei pantaloni ed il busto leggermente inclinato verso l'alto, l'architettura locale continuava ad incuriosirlo. Ma fortunatamente, non dovette più concentrarsi solo sull'architettura: il lontananza, anche se rese meno visibili dalla coltre di pioggia, vide due figure che parevano interagire. Una sembrava piuttosto minuta, l'altra più alta... per guardare meglio, Eijiro mosse il busto in avanti stringendo gli occhi in modo di mettere a fuoco la scena. Sembrava che i due stessero avendo una strana discussione, di certo doveva essere interessante, tanto che in effeti mentre l'Akasuna si avvicinava, fu certo che una delle due figure si avvicinasse all'altra per dirgli qualcosa sottovoce. La prima cosa che pensò il Genin, fu che probabilmente i due si stavano scambiando informazioni private del villaggio, segreti su tecniche di combattimento, innate particolare, magari discutevano di arte ! Il giovane sorrise, il suo sguardo vago era tradito dai suoi occhi dorati che fissavano ogni dettaglio con insistenza, in effetti, molto in lui sembrava essere una strana contraddizione. Vestiti sobri ed eleganti contro una posa decisamente strana, un atteggiamento bizzarro ai limiti della follia spesso sminuito da sprazzi di intelligenza, l'inevitabile imprevedibilità di un simile soggetto contrapposta al suo rigido volere di artista. E a quanto pareva, lui non era l'unico ad essere contraddittorio: una delle due figure sembrava una ragazza, e nemmeno minacciosa... eppure, riuscì a buttare a terra l'uomo che le stava davanti, per poi infierire su di lui e costringerlo alla fuga. Quel poveretto corse via tanto velocemente, che Eijiro non ebbe il tempo di guardarlo bene, al contrario, ebbe tutto il tempo per inquadrare chi lo aveva costretto alla fuga, e da quando mise gli occhi su quella ragazza, non smise di sentirsi osservato a sua volta.
    Occhi dorati, simili ai suoi, lo fissavano con una certa gravezza. Più si avvicinava a lei, più le sembrava particolare, aveva perfino due orecchie da gatto bianchissime, almeno quanto bianchi erano i suoi capelli, come neve che non si dissolveva sotto i rigori della pioggia. La sua postura sembrava quasi irrigidita, aveva perfino incrociato le braccia... in un certo senso gli ricordava sua madre quando sgridava il padre per qualcosa, ma alla fine i due si erano sempre rappacificati nel migliore dei modi, almeno fino a quando lei non morì. Ormai si trovava a pochi metri da lei, difatti, per evitare di farla arrabbiare più di quanto già non sembrava, si fermò, ma chinandosi leggermente in avanti col busto, come a volerla studiare più da vicino.

    << Quella faccia imbronciata non si addice a un volto tanto carino ! Eheheheh... dimmi, quelle orecchie sono tue ? Sai, sembrano così reali, hanno lo stesso colore dei tuo capelli... non è che per caso sei dotata di qualche straordinaria abilità genetica felina ? >>

    Disse Eijiro sorridendo, come sempre senza trattenersi dal dire tutto quello che pensava. A lui raramente premeva il giudizio altri oppure ciò che gli altri provavano, lui tendeva sempre a dire ogni singola cosa che gli frullasse in testa, ed in questo caso era andata piuttosto bene. Nonostante mantenesse quasi sempre un comportamento educato, spesso era capace di dire alle persone meno indicate cosa pensasse di loro, e questo aveva finito per creargli qualche problema in passato. Mentre era studente faceva spesso arrabbiare le sue compagne dicendogli cose come "sarà... secondo me non sei dimagrita affatto", oppure gli capitò di rispondere ad un'insegnante sbraitando ed elogiando la propria arte per ore, senza contare di alcune risposte poco fini che aveva rivolto al suo (eccessivamente severo) sensei. Tutto sommato, le bizzarrie del Genin erano poca cosa in confronto alla sua ossessione per l'arte e per Chikamatsu, il brillante inventore del marionettismo, una figura molto importante a Suna, specialmente per il clan Akasuna. Ma per Eijiro, quella figura era diventata più di quello che rappresentava per i suoi confratelli, per lui era una vera e propria ossessione, tanto che quando rivolgeva preghiere scaramantiche a una divinità superiore, si riferiva direttamente a Chikamatsu.

    << Ehi senti, da queste parti colpire un passante è per caso un'usanza ? Perché se lo è voglio che tu mi spieghi come fare... tanto passerà qualcuno prima o poi !!! Voi non amate forse la pioggia ? >>

    Eijiro iniziò a guardarsi rapidamente intorno in cerca di un passante. Per tutte le parole che aveva pronunciato, aveva utilizzato il suo consueto tono tranquillo e squillante, che sembrava accentuare parole assolutamente casuali. Difatti era difficile capire se con l'affermazione del cerchietto e sull'ultima domanda egli scherzasse, ne il suo tono, ne il suo mezzo sorriso accompagnato da uno sguardo piuttosto vago avrebbero aiutato la giovane a comprenderlo. Lui era fatto così d'altronde e ben pochi erano riusciti a comprenderlo, ma mai nessuno vi era riuscito fino in fondo. Ora i due erano a pochi metri di distanza, Eijiro intento a guardarsi introno in modo perplesso in attesa di una risposta, per giunta una risposta della quale gli sarebbe importato solo in pochi casi. O forse avrebbe ascoltato con piacere le parole di quella ragazzina tanto carina... una cosa però era certa, avrebbe seguito fedelmente l'ispirazione del momento !
     
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    I suoi occhi non si staccarono dal nuovo arrivato nemmeno per un secondo: non la incuriosiva tanto il suo aspetto, quanto più le strisce dipinte sulla sua bocca e la cosa che si portava dietro.
    Di cosa si trattava? Data la sua smania di conoscere le cose, avrebbe fatto tutto ciò di cui ci sarebbe stato bisogno per scoprire cos'era e a cosa serviva; in fondo era cresciuta nel mondo dell'intelletto e più cose scopriva più ne voleva sapere, come d'altronde era giusto che fosse. Ma mentre entrambi si scrutavano a vicenda, il ragazzo disse qualcosa di totalmente inaspettato; le sue parole non erano rivolte alla scena appena accaduta a cui aveva assistito, bensì al suo cerchietto con le orecchie. Nefertito aveva sempre saputo che il suo cerchietto non era visibile, era stata proprio lei a sistemarlo in quella maniera ma.. Mai nessuno era giunto alla ridicola conclusione che quelle orecchie fossero reali ne tanto meno che lei avesse delle abilità feline, quelle parole non le sembrarono affatto vere, tanto che inclinò la testa e assunse un'espressione pensierosa, mentre i suoi occhi dorati si alzarono per un istante verso il cielo.
    Le nuvole si facevano sempre piú fitte, più scure, più tenebrose. L'acqua continuava senza fine a cadere sulle loro teste e sul villaggio, che oramai era quasi deserto: anche se gli abitanti vivevano li da sempre, non tollerravano di essere perennemente bagnati, insomma a quel punto tanto valeva comprare dei cappelli con ombrello incorporato no? Certo la pioggia aveva tanti lati negativi.. Quando le persone si bagnano sono più soggette a prendere freddo ed ammalarsi, il che non era in nessun modo positivo, soprattutto per i mercanti i quali non solo si ammalavano, ma erano costretti il più delle volte, a vendere la loro merce bagnata e quindi rovinata, alla metà del prezzo che realmente valeva.
    Comunque, il ragazzo che non si era ancora presentato, sembrò notare proprio quel particolare, chiedendo proprio se gli abitanti di quello stesso villaggio non fossero degli amanti della pioggia.
    Ma Nefertito non rispose nemmeno a quel dialogo a senso unico, era preoccupata per un'altra questione: non le piaceva minimamente che lo straniero fosse incuriosito dall'usanza -che poi tanto usanza non era, dato che la kunoichi avrebbe preferito uccidere quel pover'uomo piuttosto che lasciarlo andare - di prendere a calci i passanti. E se lo avesse riferito a qualcuno? Ma anche se fosse cosa importava, si sarebbe al massimo presa una strigliata.
    Continuava a guardarlo, senza rispondere, faceva troppo il sarcastico per i suoi gusti ma non avrebbe potuto aggredirlo nemmeno volendo: le sue pupille si spostarono meccanicamente sull'oggetto che si portava appresso, la curiosità cominciava a dilaniarle i pensieri.

    Sai, è buona educazione presentarsi prima di iniziare una conver...

    Si bloccò improvvisamente, mentre un tuono li sovrastò e un lampo improvviso rischiarò l'ambiente, e fu lì che la forza portante si rese conto del fatto che i due non erano soli. Approfittando del fatto che la ragazza era presa dall'attenzione per lo straniero, l'uomo che aveva precedentemente aggredito si stava muovendo furtivamente verso un punto molto vicino a lei. Come mai stava rischiando tanto? Nef guardò ai suoi piedi: un portafoglio ricco di denaro era orami zuppo di pioggia, probabilmente quei soldi non erano più nella condizione per poter essere usati, ma se quell'uomo stava rischiando così tanto, doveva avere i suoi buoni motivi.. Peccato però, che quei buoni motivi l'avevano portato dinanzi a morte certa.
    Nefertito lasciò momentaneamente il confronto visivo che stava avendo con il suo interlocutore e si girò verso il cadavere ambulante: si fece scivolare il kunai lungo il braccio e lo afferrò con fermezza nella mano: nel mentre camminò a passo sicuro e afferrò l'uomo nuovamente, ma fece tuttavia in modo di essere in una posizione tale che il visitatore la vedesse mentre compiva la sua azione malvagia giornaliera. Un altro tuono e un altro lampo furono lo sfondo teatrale della tragica morte giunta su quell'uomo che voleva semplicemente passare una giornata come un'altra; Nefertito aveva trapassato la gola del malcapitato da parte a parte con il suo kunai-cimelio di ricordi passati. Con molta violenza estrasse poi l'arma, mentre il sangue fresco schizzò sul suo viso: la faccia dell'assassina divenne la tela sulla quale quel rosso si sposava perfettamente, dipingendo sul suo volto un'espressione diabolica quanto estremamente affascinanti per chi, proprio come a lei, piaceva giocare con la morte, controllandola come voleva nei palmi delle proprie mani.

    Ti avevo avvertito di sparire dalla mia vista.

    Coperta di sangue, tornò a prestare attenzione al viaggiatore: a passo deciso si avvicinò a lui, fermandosi a poco meno di quindici centimetri dalla sua figura, il kunai ancora in mano. Non aveva nessuna intenzione di attaccarlo, almeno non finchè non avrebbe scoperto chi era, da dove veniva e perchè era li, ma in caso di attacco sarebbe stata pronta a difendersi.

    I passanti sono estremamente rari da trovare se certe persone sono in giro, non trovi?

    Si portò la mano alla testa e sollevò il cerchietto, mostrando abilmente che quelle orecchie erano finte, sperando non si arrivasse alla domanda del perchè le indossasse. In realtà c'era un motivo preciso ma non avendolo mai detto a nessuno, la gente pensava si trattasse di un gesto stravagante o di una conseguenza psicologica della sua ingiusta prigionia.

    Questo risponde alle tue domande? Ora vorrei sapere chi diavolo sei e cosa diamine vuoi.

    Come sempre il suo era un tono tagliente e il ragazzo avrebbe pensato che gli si rivolgesse così per via della particolare situazione nella quale si trovavano, ma in reltá non poteva sapere che Nefertito si rivolgesse così a chiunque, suoi genitori compresi.Mentre aspettava delle risposte però, si guardò in giro: non sembravano essere presenti altre persone, ma la preoccupazione che potessero scoprirla era alta: se fosse stata normale non avrebbe avuto nessun tipo di problema, ma era ricoperta da capo a piedi del sangue di quell'insulso uomo, anche se si fosse dichiarata colpevole non le avrebbero mai creduto.
    Non vedeva l'ora di scappare e uccidere senza pensieri di venir catturata, ma prima che ciò accadesse doveva rimanere al villaggio e diventare abbastanza forte da reggere il confronto con suo padre, se ne sarebbe andata solo dopo aver sterminato tutta la sua famiglia, figlio adottivo compreso.
     
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    << Personalità dissociata >>, << Parlato >>, " Pensato ", Narrato, - Parlato altrui - Scheda Eijiro Akasuna


    Quando Eijiro era arrivato ad Ame, viaggiando nelle sue lande spoglie, per i suoi boschi, per la piana del villaggio che sorgeva vicino ad un grande corso d'acqua, mai si sarebbe aspettato di passare una giornata fuori dagli schemi quanto quella che si stava prospettando !
    La ragazza dalle orecchie di gatto non sembrava troppo felice della conversazione iniziata dal ninja di Suna, anzi, più lui parlava, più lei sembrava pensierosa, forse perfino diffidente. Lui questo lo notò, ma ovviamente non ci fece caso e non fece nemmeno troppo caso al fatto che alle sue domando non fu data alcuna risposta. Quando smise di girare la testa come un uccello impazzito, si accorse che la sua interlocutrice stava fissando il cielo, d'istinto, il ragazzo alzò la testa a sua volta e si mise a fissare le nuvole che diventavano più scure. Ebbe un breve ma intenso dubbio: forse quel tempo era esagerato perfino per gli amanti della pioggia... a lui invece sembrava non dispiacere affatto. La pioggia non accennava a diminuire, ormai tutto sembrava essere sotto il suo controllo, la pioggia aveva conquistato il Paese della Pioggia, sembrava quasi una bizzarra ironia. Quella ragazza dagli occhi dorati riprese a guardarlo, lui non se ne accorse subito, ma quando iniziò a parlare, lui abbassò lo sguardo su di lei sorridendole leggermente. Sembrava che col pensiero di poco prima ci avesse azzeccato, da com'era iniziata quella frase, la ragazzina sembrava arrabbiata, o quantomeno seccata, chissà se alla fine anche loro avrebbero fatto pace come facevano sempre i suoi genitori. Beh, magari non nello stesso modo... la cosa sarebbe stata alquanto sconveniente, specialmente in mezzo alla strada. Ma prima che la giovane potesse finire la frase, fu distratta da un fulmine che illuminò l'intera zona, dandogli seppur per breve periodo, un vago aspetto etereo, come se quella luce azzurrina trasformasse tutto ciò che illuminava in qualcosa di incredibilmente surreale. Non altrettanto surreale fu però ciò che vide la ragazza; dopo aver cessato di fissare Eijiro, questa aveva notato che il passante di poco prima stava tornando furtivamente nella loro direzione. Era assai strano quel luogo, o almeno era ciò che continuava a pensare l'Akasuna, ma indubbiamente si stava divertendo molto ! Al contrario della ragazza, che a quanto sembrava, parve infastidita dal ritorno del suo precedente interlocutore, tanto che si diresse verso di lui con aria minacciosa. Quello che fece in seguito con quell'uomo, lascio Eijiro stranamente incuriosito e perplesso: quella che aveva l'aria di una ragazzina dolce e molto carina anche se arrabbiata, afferrò il povero passante in malo modo, per poi abbellire la sua gola con un lungo taglio, usando come strumento un Kunai che le era uscito dalla manica. Il sangue schizzò fuori dalla gola dell'uomo che ovviamente non poté urlare, mentre dopo numerosi schizzi caotici, un lento e regolare afflusso di liquido rosso finì per fuoriuscire dallo squarcio, ed il tutto fu completato dall'ennesimo fulmine, che dipinse la scena di morte con la sua magnifica quanto surreale luce azzurrina. Eijiro accentuò notevolmente il suo sorriso, ed il suo sguardo precedentemente perso in chissà quale pensiero, divenne incredibilmente intenso, quasi carnale. La ragazza gli si avvicinò deliberatamente fermandosi a pochissimi centimetri da lui, il suo dolce volto era pieno di macchie rosse, rese deformi dalla pioggia: in oltre, lei sfoggiava un sorriso decisamente interessante, che sembrava esprimere al meglio ciò che era appena successo e quanto ciò le avesse fatto piacere. Aveva ancora in pugno il Kunai col quale aveva assassinato il povero passante, questo fece esaltare davvero molto Eijiro, quella giornata si stava rivelando davvero interessante. Esordì con una sorta di battuta sui passanti che scarseggiavano, cosa che divertì molto il ragazzo, che trovò quella frase davvero buffa, specialmente accostandola agli indumenti insanguinati di lei. Poco dopo, con un gesto che parve più loquace di mille parole, si tolse un cerchietto dai capelli, cerchietto sul quale erano attaccate le candide orecchie da gatto: infine, chiese seccamente ad Eijiro se ciò soddisfava le due domande, chi diavolo era e cosa diamine voleva...
    L'Akasuna continuò a guardarla intensamente, per un attimo, solo per un attimo, spostò lo sguardo sul cadavere dietro di lei, il sangue aveva inzuppato i vestiti dell'uomo e scorreva lungo la strada disperdendosi nella moltitudine d'acqua caduta, che non sembrava volersi arrestare. Tornò a guardare quella ragazzina, la sua curiosità era stata molto stuzzicata.

    << Mhm... nessuna capacità felina dunque... comunque carino il cerchietto ! Davvero particolare... >>

    Disse pensieroso.

    << Allora, tu mi hai chiesto "chi diavolo sono"... di certo non un diavolo ! Vediamo... chi sono io... in ordine crescente direi che sono Eijiro Akasuna, ma questo a mio parere non conta assolutamente nulla... potrebbe valere qualcosa il fatto ch'io sia uno Shinobi di Suna... ma sopratutto: io sono un artista ! >>

    Il Genin tolse la mano desta dalla tasca e se la portò al petto, alzando la sinistra sopra la testa con l'indice rivolto verso l'alto compiendo un gesto decisamente teatrale per enfatizzare il fatto che lui fosse un artista. Quella presentazione era molto probabilmente più dettagliata di quanto la ragazza si aspettasse, ma almeno aveva avuto la risposta alla prima domanda, per quanto riguardava la seconda...
    Eijiro accorciò di cinque centimetri la distanza dalla ragazza, che aveva anche preso a guardarsi attorno: ovviamente ciò che aveva fatto non era per niente tipico del post e temeva di subire ripercussioni. Il Genin la guardava diretta negli occhi, quattro Iridi dotate che si confrontavano, si riflettevano le une con le altre, come specchi d'oro fuso. Ma poi, senza dire una parola, il giovane le girò attorno e si portò nei pressi del cadavere. Aveva ancora gli occhi semi aperti, i suoi abiti erano inzuppati di acqua e sangue tanto da aderirgli perfettamente al busto.

    << Riguardo a "cosa diamine voglio"... ti basta guardarti attorno per avere una ridisposta ! >>

    Eijiro, che prima le dava le spalle, si girò nuovamente a guardarla. Poi, iniziò ad elencare una lista di cose che sembravano interessarlo, spiegandole tutte una per una ed indicandole con l'indice della mano destra.

    << Gli edifici !! Un genere di architettura così cupo, decisamente diverso da quello di Suna ! Il cielo !! Accidenti, qui il cielo è così nero che se sapessi volare, vestito di nero come sono potrei diventare invisibile ! Le persone come questo qua... e meglio ancora... quelle come te ! Shinobi, perché tu lo sei vero ?! Con quei due porta Kunai alle cosce... raramente uno che non sia un ninja porta simili armi... io ragazza, cerco l'arte ! L'arte delle cose !!! L'arte del chakra e dei geni, tutto è arte !!!! Capisci ? Io sono un artista, per me la conoscenza è utile quanto una katana per un samurai... ma ovviamente, esistono più esempio di arte scadente che di vera arte ! Ad esempio... >>

    Il giovane tornò a dare le spalle alla ragazza, dandole una perfetta visuale di Karasu: il busto, così come gli arti della marionetta, erano bloccati dalle cinghie del busto, i suoi capelli sintetici di color castano, molto più scuri del legno di cui era composta, resi deformi dalla pioggia avevano un aspetto più scompigliato del solito, mentre i suoi tre occhi sembravano fissare la ragazza con insistenza. Eijiro si piegò sulle ginocchia, rimanendo accovacciato su se stesso in prossimità del cadavere. Allungò la mano destra verso il volto immobile di quel passante sventurato, poi, con il pollice e l'indice, gli sollevò le palpebre il più possibile, in modo da osservare prima un bulbo oculare, poi l'altro, senza preoccuparsi di chiudergli gli occhi una volta terminato. In seguito spostò la sua attenzione sulle mani, di cui ne esaminò il palmo, per poi soppesargli le braccia: infine estrasse di netto il suo Tantò e lo usò per fare un lungo taglio nella maglia del cadavere, in modo da potergli osservare il petto. Alla fine si rialzò visibilmente deluso.

    << Ad esempio questo tizio... che esemplare noioso e banale ! Niente strane mutazioni, niente mani da artista, muscoli assai poco sviluppati e nessun coprifronte... contando anche il modo "egregio" con cui si è difeso... questo qui non era nemmeno uno shinobi.... credo che la cosa più artistica che abbia mai fatto sia stata morire... eheheheh >>

    Eijiro non si poteva definire malvagio in tutto e per tutto, ma per lui, la vita era qualcosa di estremamente effimero e noioso, un concetto più che un dato di fatto. A volte dimostrava un certo sadismo, ma era più dovuto al fatto che se doveva uccidere qualcuno, doveva trovare ogni volta un modo artistico di farlo, quello per lui era in pratica l'equivalente di portare rispetto al proprio nemico. Di certo l'Akasuna non era il tipo da uccidere casualmente per puro gusto, tutto ciò che lui faceva, per quanto macabro o bizzarro, era dettato dalla sua mania per l'arte ! Si girò verso la ragazza tornando verso di lei, ma fermandosi a soli dieci centimetri, come se volesse farle capire quanto poco la temeva... o forse non lo aveva fatto per nessun motivo in particolare. La guardò bene: guardò i suoi vestiti fradici, pieni di rosso che non avrebbe dovuto esserci, guardò il Kunai con cui aveva ucciso l'uomo, poi la guardò di nuovo in volto, intensamente.

    << Dimmi... tu mi hai parlato... credo che l'etichetta sociale voglia che anche tu ti debba presentare... qual'è il tuo nome ? Ma soprattutto, toglimi un'altra curiosità... siete davvero tutti così divertenti da queste parti, oppure anche qui quello che hai appena fatto é considerato... come dire, poco ortodosso... dunque ti sentiresti più a tuo agio se ci togliessimo dai pressi di quel gruppo di inutili componenti in via di decomposizione ? >>

    Disse Eijiro con assoluta tranquillante, soppesando le reazione di colei che gli stava davanti.
     
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    Era stranamente assurdo. Anzi, tutta la situazione lo era! Un ragazzo si presenta in un villaggio straniero, assiste a una rissa - che poi, la possiamo realmente definire così? - , una rissa che si tramuta in scenario di morte e invece che fare domande sull"accaduto, invece che scappare terrorizzato gridando ai quattro venti che un omicidio era appena stato commesso, le stava davanti senza la minima preoccupazione nello sguardo. Nefertito ne era affascinata: era la prima volta che incontrava un essere del genere, qualcuno che invece che aver timore della morte ne era indifferente, come se quello che aveva visto fosse la cosa più normale del mondo.. Per un istante, un solo fulmineo istante, Nefertito colse un frammento di follia nei suoi occhi e ciò la fece eccitare terribilmente, iniziò a pensare che battersi con la sua controparte poteva rivelarsi qualcosa di estremamente magnifico e divertente. Bastava così poco.. Bastava solamente che fingesse un attacco verso la sua figura e lo scontro sarebbe cominciato. Ma no, non poteva, non ora: la morte la affascinava e amava combattere con tutti, specialmente con chi riteneva più forte di lei. Ma con lui no, avvertì un sentimento diverso: pensó che piú avanti nel tempo, al giusto momento e dopo un sacco di esperienza che avrebbero accumulato, qu talmente immersa nei suoi pensieri che per poco non si perse la singolare presentazione dello sconosciuto. Eijiro, ninja di Suna.. Ebbene si, quella giornata si stava rivelando estremamente interessante. Ma il suo nome non fu tutto ciò che ebbe da dire, anzi.. Più che presentare se stesso, presentò ciò che il suo essere raffigurava! Portò una mano al petto e alzó l'altra verso il cielo, un gesto teatrale che racchiudeva perfettamente la sua anima di artista. E per quanto riguardava il motivo per cui era li.. Si riveló essere estremamente banale, quel villaggio gli sembrava una forma d'arte? Nefertito guardò annoiata tutto ciò che Eijiro le mostrava con tanto entusiasmo, reagendo con una smorfia terribilmente schifata. Non schifava l'arte intendiamoci, ma non pensava assolutamente che Ame potesse essere una forma d'arte, la vedeva più.. Come fonte di potenziali vittime: ma come poteva essere diversamente? Quel villaggio l'aveva vista nascere, morire e poi rinascere come essere demoniaco, sarebbe stato strano se provasse un interesse diverso da quello della sua totale distruzione.
    Tuttavia, prima che Nefertito potesse rispondere, il ninja della Sabbia si portò alle spalle della ragazza, andando ad analizzare il corpo senza vita nei minimi dettagli. Da come iniziò a scrutarlo, sembrava essere un dottore: Nef lo guardò con un particolare interesse intelletivo, lui sembrava avere molto in comune con la ragazza e la cosa l'affascinava terribilmente. Quando ebbe finito, un'espressione terribilmente delusa si era dipinta sul suo volto.. Era evidente, quell'uomo che era morto senza nemmeno provare a difendersi, era una nullitá anche secondo il suo pensiero, tanto che disse che la cosa più artistica che aveva fatto nella sua vita era morire e.. Nefertito la vedeva alla stessa maniera, ma forse invece che la parola "artistica" avrebbe usato quella "utile", assurdo come in quel contesto quei nomi racchiudessero lo stesso significato. Di nuovo, lui le si avvicinò, fermandosi a pochissimi centimetri dal suo corpo: lui la invitó a presentarsi a sua volta dato che proprio lei, poco prima, aveva detto che ne era buona e giusta educazione. Una risata divertita le uscì dal cuore.. Educazione, lei? Lo spettacolo a cui avveva assistito non gli aveva ancora fatto capire a pieno con chi stava parlando? Era divertita, terribilmente divertita! E quel suo sorriso così sincero, che dipingeva un'espressione diversa sul suo volto, questa volta dandole quasi una nota di bellezza, non scomparve nemmeno quando Eijiro le propose di spostarsi da quel posto: aveva intuito che Nefertito era preoccupata per le eventuali conseguenze che sarebbero potute arrivare da un momento all'altro.

    Ahahah hai ragione, seguimi.

    Stava ridendo, assurdo! Ma quella non era una risata buona, assolutamente.. La parola educazione aveva scatenato in lei una reazione esilarante che non riusciva a farla smettere di ridere. Quando finalmente il divertimento abbandonò il suo viso, si incamminò verso la strada dalla quale era arrivata, senza preoccupassi se Eijiro la stesse effettivamente seguendo oppure no. Mentre percorreva la strada a ritroso, si guardò intorno, cercando in qualche modo di capire dove vedeva la bellezza e il divertimento che fino a poco prima era sul suo volto, era mutato nella totale incomprensione.

    Mi dici dove vedi l'arte? Questo posto è solo un villaggio pieno di rifiuti umani, non mi stupirei se un giorno o l'altro venga rasato al suolo da qualcuno.

    Calcò particolarmente sulle ultime parole, quasi come se volesse fargli capire che era proprio quella la sua intenzione futura.
    Comunque, era straordinario come aveva abilmente evitato di presentarsi, ancora una volta. Camminando e fra una chiacchera e l'altra, arrivarono dinanzi alla casa della ragazza: Nefertito gli si fermò davanti, guardandola da cima a fondo, pensierosa come non mai. Era giusto farvi entrare un perfetto sconosciuto? Forse no, ma senza dubbio quello era il posto più sicuro che conoscesse.. Doveva cambiarsi, doveva far sparire quei vestiti sporchi di sangue nel minor tempo possibile.. Non c'era altra scelta, dovevano entrare, dovevano levarsi dalla strada, subito.
    Nefertito aprì la porta e i duei si ritrovarono nel corridoio d'ingresso della casa della ragazza: non era molto lungo e una volta percorso tutto, si ritrovarono nel soggiorno; una stanza molto ampia e stranamente luminosa.. Vendola accedervi ricoperta di sangue, la madre le corse incontro, abbracciandola e guardando in modo molto torvo il ragazzo che si era portavo dietro.

    Nefertito ma cosa ti è succcesso? Non ti riconosco più.. È come se tu fossi diventata demoniaca..

    Nefertito la spinse via da se con molta cattiveria, facendola sbattere contro un muro poco distante da loro.

    Come se lo fossi? E di chi pensi che sia la colpa di tutto ciò? I tuoi atteggiamenti mi hanno davvero seccato, i tuoi inutili piagnistei mi fanno salire una voglia tremenda di farti a pezzi.

    E senza dire altro guardó Eijiro e inizió a salire le scale, andando poi nella sua camera. Una volta che entrambi furono entrati, Nef chiuse la porta alle loro spalle e si andò a sedere sul proprio letto. La stanza della ragazza era enorme: c'erano un lettone tutto per lei, una scrivania di legno, sedie, armadi.. E librerie piene zeppe di libri. Dal proprio letto allungò la mano verso il comò vicino e ne estrasse tre asciugamani: due li lanciò al ragazzo e uno se lo mise in testa, cercando di togliersi l'acqua dai capelli.

    Quella cosa si potrebbe rovinare, meglio che l'asciughi.. Non vorrei mai che l'artista vada a zonzo con opere rovinate. Di cosa di tratta, a proposito? Mi hai detto che sei un ninja.. È qualcosa che si rilega al tuo modo di combattere forse?

    Ed eccola lì, la sua intelligenza che prendeva il sopravvento sul suo caratteraccio. Mentre attendeva una risposta, si mise a gambe incrociate, continuando però a tenere l'asciugamano sul capo, mentre i suoi occhi non lasciarono mai, neppure per un secondo, lo straniero inosservato, analizzando ogni suo movimento, quasi studiandolo: infondo non si poteva fidare di lui così facilmente.

    Siediti pure dove ti pare, ma vedi di non rovinare nulla.

    Ed eccolo di nuovo, quel tono tagliente e privo di qualsiasi emozione. Era straordinario quanto estremamente complicato il modo in cui Nefertito era in grado di cambiare atteggiamento da un secondo all'altro, non lasciando la minima traccia del sentimento precedente, qualsiasi esso fosse.
    Lo guardava, in attesa che la sua curiosità fosse stata finalmente placata.
     
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    La ragazza sembrava divertita per la prima volta da quando Eijiro l'aveva guardata, o meglio, sembrava divertita per qualcosa che non fosse la morte di un inutile passante. In oltre, sembrò essere d'accordo sul fatto che togliersi dalla strada era una buona idea. E come poteva non esserlo, c'era un uomo con la gola aperta da parte a parte, lei era sporca di sangue in volto quanto sui vestiti, in oltre era con un ninja di un altro paese. Chissà, magari se li avesse visti qualcuno avrebbe potuto pensare a una combutta ai danni di Ame, oppure a un omicidio a fini dimostrativi... oppure (andando decisamente per assurdità) avrebbe potuto ritenere il ninja straniero un onesto shinobi che aveva bloccato troppo tardi una violenta assassina. Fatto stava che quando la ragazza riuscì a fermare un'incontrollabile ilarità, i due iniziarono ad incamminarsi per le piovose strade del villaggio, diretti in una direzione completamente sconosciuta al ninja di Suna. Eppure camminava tranquillamente, il corpo rilassato, un lieve sorriso sul volto (sorriso che si era attenuato col calmarsi della situazione), lo sguardo che passava in maniera compulsiva da un edificio all'altro assimilandone ogni piccolo dettaglio e le mani infilate in tasca. Non aveva minimamente badato al fatto che la sua interlocutrice non avesse apprezzato il motivo della sua visita, era abituato al fatto che la gente si trovasse in disaccordo con lui e non glien'era mai interessato nulla. Si potrebbe dire che il Genin fosse una persona irragionevole, poiché nessuno sarebbe mai riuscito a fargli cambiare idea, almeno non su ciò che considerava arte. Quella ragazza però non smetteva di stupirlo, nonostante non condividesse il suo concetto d'arte, gli chiese cosa ci trovava nel villaggio di così artistico, ma non si limitò a quello. Sembrava piuttosto schifata del suo villaggio, così come della gente che vi abitava, tanto che mentre parlava della distruzione del villaggio, le sue parole si erano fatte più incisive, come una lama ben affilata pronta a colpire. Eijiro smise di guardare gli edifici e spostò l'attenzione sulla sua nuova conoscenza davanti a se, che tra l'altro non si era ancora presentata. Il giovane si mise a ridere. Sembrava che le parole di lei per quanto incisive e cariche d'odio, gli avessero scatenato un divertimento sincero, stava decisamente ridendo di gusto. Quando smise di ridere (non ci mise affatto poco), con voce calma e squillante, decise di far comprendere alla ragazza cosa lui potesse trovare artistico in quel villaggio fin troppo bagnato.

    << Guardati attorno... anche se suppongo che conoscerai questo posto meglio di un umile straniero... li vedi ? Gli edifici ! E dentro di essi non riesci a immaginarti le persone che li abitano ? Alcuni, forse molti, non sono altro che la forma più scadente di arte... potremmo dire che sono arte "fasulla". Ma alcuni di loro, gli shinobi, posseggono una conoscenza diversa, poteri diversi, sono diversi di natura... eppure non sono nati dal nulla, sono stati creati, come gli edifici che abitano... dunque sono arte ! Creati per essere l'eccellenza dell'arte ! Esistono così tanti tipi di arte... ma nessuna è vera al cento per cento... tranne una... eheheheh >>

    Dopo quel frammento di delirante saggezza, Eijiro smise di parlare e tornò a guardare gli edifici. Le sue parole erano uscite fluidamente, senza che fossero presenti particolari messaggi sottintesi, eppure nascondevano un significato molto più profondo di quanto la ragazza, come qualsiasi altra persona, avrebbe mai potuto comprendere, almeno senza l'aiuto di Eijiro. Lui era fatto così: parlava di tutto ciò che gli veniva in mente, ma senza che gli altri potessero capire la profondità delle sue parole. Spesso però, ciò che diceva era il sintomo più vivo della sua ferrea volontà, poiché bisognava comprendere bene che per quanto bizzarro, lunatico e folle, il Genin aveva una sua volontà. Ovviamente riguardava l'arte, ma era decisamente insospettabile, nessuno poteva immaginare cosa passasse realmente nella sua testa, e nessuno poteva nemmeno lontanamente immaginare cosa avrebbe fatto a chi l'avrebbe intralciato... anche se qualcuno ne aveva già avuto un assaggio. I due camminarono abbastanza da giungere vicino ad una casa, la ragazza sembrò guardarla pensierosa, tanto che Eijiro si chiese se quello fosse una sorta di insospettabile nascondiglio. Forse era un luogo pericoloso, o forse al suo interno c'era gente pericolosa, potevano perfino esserci esseri dotato di strabilianti poteri ! Il sorriso del ragazzo tornò ad essere vivido come quando poco fa aveva sorriso alla giovane, la sua testa avevo preso a fare decine di viaggi mentali, come soleva fare fin troppo spesso. Ecco, in quei casi era abbastanza ridicolo, eppure ogni volta che fantasticava su qualsivoglia cosa, per quanto esagerasse, sembrava essere sempre cosciente della realtà che lo circondava. E lo era anche in quel momento, quando senza troppe spiegazioni, la ragazza gli fece strada fino alla porta di quell'edificio, per poi entrarvi rivelando che non si trattava di un covo di pericolosi shinobi, ne di un rifugio segreto, ma di una semplice casa. Furono accolti da un piccolo corridoio, ma soprattuto da un ambiente asciutto, quasi Eijiro non ci faceva caso che non era più sotto la pioggia di Ame. Ancora una volta la delusione si dipinse sul suo volto, in effetti si sarebbe accontentato di un tetro luogo di morte, sembrava uno scenario adatto a quella ragazza tanto letale. Al contrario, quella casa non rispecchiava minimamente la sua personalità: certo, anche quella dell'Akasuna non pareva rispecchiarlo, a meno che non si prendeva in esame il suo laboratorio, allora si che era possibile vedere un arredamento degno di lui ! I due si incamminarono nel piccolo corridoio fino ad un soggiorno nel quale vi era una donna, una donna che appena li vide sembrò invecchiare di vent'anni in un colpo solo. La donna corse verso la ragazza, per poi abbracciarla e rivolgere ad Eijiro uno sguardo non molto ospitale: quello sguardo fu ricambiato dal giovane con un sorriso allegro e un rapido saluto con la mano. Come sempre, sembrava non comprendere molto bene ciò che la gente pensava di lui, o che quantomeno provava nei suoi confronti. Tanto che in effetti badò poco o nulla alla conversazione che la ragazza e la donna (che a quanto pareva sembrava essere sua madre) ebbero, tranne per il fatto che finalmente scoprì il nome di lei: Nefertito. Dopo l'accesso conversazione, culminata con minacce di morte e un deciso spintone, Nefertito si diresse verso una scala... Eijiro pensò che avrebbe dovuto seguirla, ma lui non si riteneva di certo un maleducato, dunque prima di raggiungere la ragazza sorrise nuovamente alla donna e la salutò muovendo la mano da destra a sinistra, per poi svanire dalla sua vista. Lui non era certamente un asso nelle dinamiche familiari, ma dal poco che aveva seguito, comprese che le due non erano in buoni rapporti. Ad ogni modo seguì la ragazza su per le scale, per poi finire in quella che sembrava la sua stanza, un'enorme camera da letto con tanto di scrivania, sedie, comodini, ovviamente un letto (piuttosto grande per una ragazza tanto minuta), armadi e sopratutto grandi librerie piene di libri. Furono proprio quelle ad attirare l'attenzione del Genin, anzi, in realtà furono gli unici mobili che attirarono la sua attenzione, tanto che non si accorse che la sua gentile padrona di casa gli aveva lanciato due asciugamani: se ne accorse solo quando gli arrivarono addosso. Ascoltò quasi con disattenzione le parole della ragazza, il suo sguardo era completamente rivolto alle grandi librerie, i cui libro sembravano essere terribilmente interessanti. Dopo qualche istante passato a scrutare i volumi, tornò a guardare la giovane sorridendole: per quanto distratto aveva sentito ciò che diceva, dunque decise di accomodarsi dove meglio credeva... ovvero esattamente dove si trovava. Si sedette sul pavimento incrociando le gambe; una volta seduto, slacciò con abilità i lacci del busto in cuoio, in modo che da poter sganciare le cinghie che assicuravano Karasu alla sua schiena. Evitò di far cadere la marionetta mettendo un braccio dietro la schiena, poi la spostò sulle proprie gambe con cura, iniziando ad asciugarla con ambedue gli asciugamani. Con uno asciugò attentamente i capelli sintetici, con l'altro asciugò con molta calma e precisione le varie parti in legno che componevano il suo corpo artificiale. Dita, braccia, petto, gambe, piedi, schiena, volto, nulla fu lasciato all'acqua, che fu rimossa con una cura quasi maniacale; alla fine, Eijiro prese gli asciugamani che aveva usato per asciugare Karasu e si asciugò alle bene e meglio (anche perché quegli asciugamani ormai erano fradici). Dopo essersi arruffato i capelli, guardò Nefertito con un sorriso quasi dolce, contrapposto a due occhi assenti.

    << Questa, Nefertito, si chiama Karasu... lei è la mia marionetta e io sono il suo marionettista. Noi del clan Akasuna siamo da sempre gli unici shinobi a conoscere i segreti per muovere queste armi speciali, che uste in battaglia possono avere un potenziale pressoché infinito. Ma ovviamente, le marionette per un vero marionettista non sono solo un'arma. Sono la sua vera personalità ! Sono l'essenza stessa di un marionettista ! Sono la forma d'arte più pura che esista !!! Sono potere, bellezza, morte, vita eterna, dolore, passione, gioia, distruzione, creazione ! Tutto ciò e molto altro... in pratica... sono ciò che di più completo esiste in questo mondo !... ecco cos'è Karasu... ed ecco cosa sono io... eheheheh >>

    Dopo l'egregia spiegazione, il marionettista tornò ad asciugarsi la testa. Era stato decisamente chiaro, anche se aveva omesso alcuni particolari, ovviamente apposta. I suoi capelli nero pece, così diversi da quelli candidi come la neve della ragazza, erano tutti spettinati, i suoi vestiti sembravano stracci bagnati per com'erano stropicciati. Eppure, lui sembrava perfettamente a suo agio, perfino li, in una casa dove non era mai stato, chiuso in una camera con una ragazze in grado di assassinare un passante come se niente fosse. Quella che per tutti sarebbe stata una situazione paradossale, per lui pareva la più semplice quotidianità immaginabile, in fondo per uno bizzarro come lui, le bizzarrie della vita dovevano essere poca cosa. Finito di asciugarsi (piuttosto male), piegò ambedue gli asciugamani e li mise accanto a se sul pavimento. Karasu era ancora adagiata sulle sue gambe, i quattro arti superiore erano stati lasciati perfettamente perpendicolari al busto, mentre le gambe oltrepassavano quelle di Eijiro finendo vicino agli asciugamani piegati. Il ragazzo gli diede un'ultima occhiata, poi si mise a guardare Neferito con un certo divertimento dipinto in volto, questa volta i suoi occhi non avevano affatto uno sguardo spento. Poco fa aveva chiamato la ragazza per nome, praticamente senza pensarci, ma per lui i nomi erano ben poco cosa, come aveva dimostrato con la sua presentazione.

    << Comunque non ti sei ancora presentata Nefertito... hai uno strano nome... così esotico... sembra quasi maschile oltretutto... eppure si nota parecchio che sei una ragazza... o forse tua madre non l'ha notato dato che ti pensa un demone, cosa di cui onestamente non capisco il motivo... non hai mica le corna ! Al massimo ti si potrebbe definire un'assassina... >>

    Come sempre il suo tono era assolutamente amorfo, raramente prendeva una nota particolare che ne facesse intuire pensieri o sensazioni. Ma una cosa in quel momento la provava, la curiosità: quella ragazza lo incuriosiva, a giudicare dalla sua stanza, doveva amare molto la lettura. Quella era una cosa che Eijiro apprezzava, d'altronde scrivere era una delle forme d'arte più belle al mondo, e chi sapeva leggere davvero, spesso rasentava una mente acuta, ed una mente acuta è pericolosa quanto una katana ben affilata.
     
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    Nefertito aveva proprio immaginato bene, quella cosa doveva essere davvero importante, tanto che usò entrambi gli asciugamani pur di non lasciarvici nemmeno una singola goccia d'acqua. Valeva così tanto per lui quell'aggeggio? La curiositá era tanta e Nef attendeva con ansia una risposta che continuava a tardare quasi come se lei non dovesse sapere cosa fosse. Poi finalmente, la risposta sembrò arrivare, una risposta esaudiente certo, ma che metteva in risalto ancora una volta il suo amore distorto verso l'arte, una particolaritá verso la quale la kunoichi di Ame smise subito di provare interesse così come smise di provare interesse per la marionetta ora che sapeva cos'era e quella che piú o meno era la sua funzione. Purtroppo Nefertito era fatta così: mostrava interesse verso le cose a lei sconosciute e non appene capiva ciò che le interessava, perdeva ogni sorta di fascino.. Ma daltronde, l'intelligenza umana funziona così, immagazina un sacco di informazioni che rimanevano chissá per quanto tempo, soprattutto dato che Nefertito raramente scorda ciò che sa, anche se non ricorda assolutamente il nome di chi ha incontrato a meno che questa persona non abbia un significato importante per lei. Comunque, guardò senza espressione la marionetta: ad un'analesi veloce, non doveva avere molti aspetti positivi essere un marionettista; bisognava continuamente portarsi dietro qualcosa di ingombrante e a volte pesante, che rallentava velocità e faceva sforzare la schiena, inoltre se si rompeva -certo, Eijiro dava una grande manutenzione alla sua creazione, ma si sa che gli incidenti capitano no? - si ritrovavano ad essere scoperti in attacchi corpo a corpo, e dato che si affidavano a oggetti costruiti che venivano manovrati a distanza, nel corpo a corpo dovevano sicuramente avere un qualche tipo di svantaggio. Se provate a immaginarlo, è assurdo quanto Nefertito fosse intelligente! In pochi attimi aveva capito quelle che piú o meno erano le peculiarità dell'essere un marionettista, ed era talmente sicura del suo ragionamento che decise che non c'era il nessun minimo bisogno di dar voce al suo pensiero e chiedere conferma al suo interlocutore. Continua ad osservarlo con un'espressione vuota mentre un sospiro evidentemente deluso alleggiò nella stanza. Era seccante che la gente le desse le risposte alle domande che lei poneva senza nemmeno porre resistenza, e questa cosa faceva si che Nefertito dimenticasse i loro nomi. Tuttavia, Eijiro non si era ancora arreso: anche se ora conosceva il nome della ragazza, voleva sapere di piú su di lei, ad esempio per quale motivo la madre della ragazza l'aveva definita un demonio, e il fatto che scherzó su questo punto diede alla kunoichi un tremendo fastidio, facendo accedendere nei suoi occhi una luce strana, una luce che avrebbe fatto paura a chiunque, anche a quel ragazzo che era rimasto praticamente indifferente a qualsiasi cosa avesse assistito da quando era capitato ad Ame. Nefertito era visibilmente nervosa, come si era permesso di fare ilaritá su qualcosa di cui non sapeva nulla? Non poteva permettersi di dare opinioni nella sua casa e, sicuramente, Nefertito non era tenuta a svelare il segreto che si portava dietro da anni, cosi come non era tenuta a dare una spiegazione esaudiente. Si limitò ad alzarsi ed andare vicino alla finestra, vedendo che seppur il cielo continuava a essere grigio aveva finalmente smesso di piovere, ma in realtà quel tempo nascondeva un segreto: la quiete prima della tempesta.

    Esistono molteplici definizione di demonio e ognuno sceglie quella che preferisce. Non mi sorprende che la tua idea e quella di mia madre non coincidano, anche se forse, prima di dare giudizi affrettati dovresti avere la decenza di rimanere in silenzio se non sai le cose. Dare giudizi affrettati sulle persone, la maggior parte delle volte è un atto di imprudenza.

    E Nefertito sapeva bene quanto quelle parole fossero veritiere, lei stessa ci era passata. Anzi il suo non era nemmeno un giudizio affrettato, aveva sempre pensato che i suoi genitori l'avrebbero protetta e invece erano stati loro e la loro mancanza di capacitá nel compiere azioni basilari ad averla trasformata in un demone dentro e fuori. Dentro di se provava un'interminabile rabbia che sarebbe stata parzialmente placata solo nel momento in cui i suoi stessi familiari sarebbero morti per mano sua. Per ora era questo il suo unico obbiettivo, ma prima di raggiungerlo sarebbe passato molto tempo: suo padre era un jonin, e questa non era una cosa da sottovalutare. Ma aveva anche altri obbiettivi oltre la distruzione totale del proprio nucleo familiare? Assolutamente no, probabilmente una volta morta la sua famiglia sarebbe andata in giro per il mondo a seminare morte e distruzione. Chissà, magari ciò avrebbe divertito anche il suo demone interiore, sul quale purtroppo non sembrava avere nessun tipo di controllo, il che era veramente una seccatura oltre ad essere un vero e proprio peccato! Tornò quindi a rivolgersi al genin di Suna, passando dal tono intellettuale a quello tagliente cosi rapidamente da non rendersene nemmeno conto.

    Non ho una presentazione da fare, non mi interessa l'arte nella stessa maniera cui interessa te e non ho particolare interessi, a parte la lettura come puoi ben vedere.

    Non avrebbe detto una parola di più su di se, e ora che la sua curiosità era svanita del tutto, anche la presenza di quel ragazzo nella sua stanza stava cominciando a rivelarsi inutile: insomma, pensava di impiegare piu tempo a carpire informazioni, ma dato che così non era stato e dato che aveva smesso momentaneamente di piovere, doveva capire da solo che doveva togliere il disturbo. Ma.. Nefertito era ben conscia che non sarebbe stato così semplice: quel ragazzo non si sarebbe accontentato della risposta che gli aveva dato, avrebbe cercato di sapere di più attraverso un altro lungo e noioso monologo di cui a Nef non sarebbe importato nulla.
     
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    << Personalità dissociata >>, << Parlato >>, " Pensato ", Narrato, - Parlato altrui - Scheda Eijiro Akasuna


    Nefertito aveva pienamente ragione, dare giudizi affrettati sulle persone era un atto imprudente, ma lei non era nelle condizioni di sindacare su quel fatto, in quanto anche lei aveva dato giudizi troppo affrettati. Lei stessa aveva evidentemente sottovalutato Eijiro, anzi, si potrebbe tranquillamente affermare che non lo aveva nemmeno considerato, così come aveva già etichettato l'arte del marionettismo come noiosa, almeno a giudicare dal modo in cui aveva sonoramente sbuffato. Anche se non lo diede a vedere, in quanto mantenne la sua espressione senza la minima variazione, Eijiro trovò deludente quel comportamento da parte di un soggetto che sembrava tanto interessante: come spesso succedeva, la ragazza non aveva minimamente compreso il significato delle parole che il Genin le aveva rivolto, anzi, si era soffermata su una banalissima analisi di Karasu. Questo non faceva altro che confermare la sua teoria, ovvero che per quanto intelligenti fossero alcune persone, la vera arte e la sua comprensione era qualcosa destinata a pochi, se non a pochissimi esseri. Eppure lui aveva provato a farglielo capire che il modo in cui si manipola una marionetta dipende solo dall'artista, non dallo stile di combattimento: difatti lui stesso stava elaborando vari stili con cui esercitare la propria arte, perfino tramite attacchi ravvicinati da parte dello stesso marionettista. Ma in fondo quello non era che un dettaglio, magari un giorno, in un futuro non troppo lontano, anche quella ragazza avrebbe compreso cos'era la vera arte e quali straordinari poteri poteva conferire. C'era da dire che oltre aver sottovalutato l'arte di Eijiro, Neferito aveva largamente sottovalutato anche lo stesso Genin, forse per una certa superiorità che la ragazza sembrava provare. Tutto ciò che le aveva detto Eijiro non valeva più di qualche granello di sabbia, in quanto il ninja le aveva dato un quadro generale di lui, del suo concetto di arte e della sua arte, ma senza mai specificare nulla, tanto che forse era stato sottovalutato proprio per quel motivo. La ragazza aveva dato evidentemente troppo peso alle sue parole, senza capire quale fosse il vero scopo di quel bizzarro ragazzo straniero. Un vero artista non aveva bisogno che gli venisse spiegata un'opera d'arte, gli bastava guardarla, magari ponendosi le giuste domande, osservarne tutte le varie sfumature, e solo infine avrebbe dato un giudizio generale. Quello era anche il modo in cui Eijiro valutava le persone, non dalle loro parole, bensì dalle loro azioni unite al loro atteggiamento e perfino al loro corpo: non gli servivano spiegazioni, anzi, spesso quando il Genin aveva avuto l'opportunità di conoscere membri del suo clan, finiva per pensare che rispetto alle loro altisonanti presentazioni, quegli shinobi valevano molto meno di quanto affermassero. Insomma, come recitava uno dei proverbi preferiti dell'Akasuna: "la parola è d'argento, ma il silenzio è d'oro".

    << Sarà... eppure credo che tu sia molto più interessata all'arte di quanto immagini... >>

    Disse Eijiro in risposta alla seccata presentazione della ragazza. Parlò con un tono fintamente annoiato, come a voler ironizzare sul fatto che quella presentazione fosse davvero poca cosa. Prima di continuare a parlare però, prese Karasu e l'assicurò alle cinghie che aveva sulla schiena, mettendoci pochi istanti e senza mai spostare lo sguardo da Negerito, ormai quel gesto di assicurare la sua marionetta al busto di cuoio era più che automatico. Una volta finito, si alzò in piedi allungando le braccia verso l'alto e stiracchiandosi i muscoli, mosse anche le spalle facendole scricchiolare, sembrava che si stesse apprestando ad andarsene, anche se non era affatto così. Lo sguardo che lanciava alla ragazza era estremamente divertito ed il tono con cui parlò in seguito, sembrava stranamente amorfo, come se la sua voce che prima spiccava per toni strani e alternati, avesse di colpo assunto un'unica piatta tonalità, tanto da farla sembrare artificiale.

    << Ti piacciono le sfide... ami sfidare chi ti sta davanti a livello verbale e scommetto anche a livello combattivo, sei decisamente tenace... sei intelligente e curiosa, i tuoi occhi brillano di una luce intensa quando notano qualcosa di nuovo ed inusuale. Sei abbastanza altezzosa, caratteristica che reputo positiva anche se abbastanza pericolosa... sei chiaramente spietata, anzi, più che spietata direi che godi nell'infliggere dolore... ma non sei sempre stata così. La tua famiglia e il tuo villaggio non ti hanno tratta come dovevano, forse ti hanno perfino ferita a livelli che non posso lontanamente immaginare... sono stati forse loro a farti diventare ciò che sei ora ? Ha scatenare l'odio che brucia nei tuoi occhi anche più della curiosità ? >>

    Eijiro si diresse verso una libreria per sbirciare i titoli dei volumi che conteneva, sembrava non essere interessato ad eventuali risposte, forse non si aspettava di riceverne o forse nemmeno le desiderava. Le affermazioni che aveva fatto erano tutte frutto dell'involontaria presentazione che la ragazza gli aveva fatto, anche evitando le sue domande: curiosità, intelligenza e tenacia le aveva dedotte dal modo in cui si era rapportata con lui, altezzosità e sadismo dal modo in cui aveva ucciso l'uomo di poco prima, ed il fatto che non era sempre stata come appariva lo aveva evidentemente dedotto dal modo in cui aveva parlato del villaggio e dal dialogo che aveva avuto con la madre. Insomma, alla fine tutti i giri di parole del Genin non avevano fornito nessuna informazione particolarmente interessante, a parte il fatto che fosse un maniaco dell'arte e un marionettista di Suna, particolarmente impassibile e bizzarro. I suoi comportamenti aveva solamente sottolineato ciò che lui stesso aveva detto, mentre tutto ciò che aveva fatto Nefertito aveva urlato ciò che lei non avrebbe mai detto ad uno sconosciuto. Forse Eijiro non era stupido o disattento come spesso dimostrava...
    In oltre, sapeva bene che quelle parole non avrebbero fatto molto piacere alla ragazza, ma non erano nemmeno le uniche che aveva intenzione di rivolgergli. Senza tornare a guardarla, Eijiro parlò di nuovo, ma questa volta il suo tono di voce aveva ripreso il suono allegro delle precedenti discussioni, così come il suo sguardo era tornato vago ed il suo sorriso lieve.

    << Ma tornando a quello che stavo dicendo prima... tu ami l'arte molto più di quel che credi... perché vedi, pochi possono comprendere l'artisticità e la bellezza di corpi massacrati a regola d'arte ed edifici in fiamme con un sottofondo di urla terrorizzate ! Tu invece puoi comprendere tutto ciò... e non puoi negare che ti piacerebbe vedere questo villaggio in quelle condizioni... tu mia cara sei un'artista della distruzione ! O quanto meno speri di diventarlo... terrore... morte... devastazione continua... che dolce suono hanno queste parole nelle orecchie di chi sa apprezzarle. >>

    Eijiro sfiorò con l'indice destro il dorso rigido di uno strano volume, ma poi lo lasciò esattamente dov'era. Si girò verso Nefertito, aveva una proposta per lei, una proposta che sperava accettasse, in quanto in lui era nata una certa curiosità che non riusciva a sopprimere. Negli occhi del ragazzo brillava una luce sinistra, se per pochi istanti la ragazza era riuscita a vedere la follia nei suoi occhi, ora l'avrebbe certamente notata con maggiore chiarezza. Le intenzioni cruente di lui erano praticamente dipinte sul suo volto, il suo sguardo così come il suo sorriso non lasciavo dubbi: la morte ed il dolore erano i suoi prossimi fini, ma a quale scopo ?

    << A tal proposito... il tempo sta migliorando... che ne dici di andare a divertirci un po' ? La tua è un'arte che non pratico spesso... ed ho come la sensazione che tutti è due potremmo imparare qualcosa ! In oltre l'arte è sempre un ottimo passatempo... eheheheh >>

    Il messaggio era piuttosto chiaro, l'unico problema era che per esercitare una simile arte, bisognava trovare un posto lontano da occhi indiscreti, ma di certo quella ragazza ne conosceva uno... o almeno così sperava Eijiro. Sperava in oltre di potersi divertire un po', dunque che la giovane accettasse quella proposta: d'altronde lui era venuto ad Ame a fini artistici !
     
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    Scusa ancora per l’immenso ritardo, ma.. Fra una cosa e l’altra, mi era passata la voglia! Comunque, cambio persona perché ho sperimentato un nuovo tipo di scrittura con il quale mi trovo particolarmente bene!


    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato
    Pensato

    Continua a dare giudizi sulla mia persona, nonostante gli abbia detto che dell’arte non mi importa poi molto, insiste nel credere che non sia così. A quale scopo mi chiedo, imputarsi tanto su qualcosa? Vuole forse morire?
    In effetti, ora mi trovo nella mia abitazione, sbarazzarmi di questo tipo non sarebbe affatto difficile anche se.. Beh, non credo che si farebbe ammazzare tanto facilmente come quel tipo in strada, chiaramente. Però, l’idea mi stuzzica parecchio, sarebbe un incontro divertente tutto sommato. Da quanto non provo il brivido di una vera lotta, fatta come si deve? Dove anche io, rischio la vita e non solo chi mi sta davanti? Per quanto non abbia ancora capito le capacità di questo ragazzo, sento scorrere in me quell'incredibile follia che chiama la sete di sangue che era appena stata malamente pagata.
    Rimango in silenzio, continuando ad ascoltare il discorso a senso unico di quel marionettista, un monologo che sembrava fatto solamente per tappare il silenzio di quella stanza, come se parlasse a se stesso più che a me. O almeno, così è il modo in cui decido di interpretare la faccenda. Perché.. Beh, perché non me ne frega assolutamente nulla di ciò che dice. Domande, domande, domande.
    Sapevo che prima o poi sarebbero arrivate: nonostante ciò, se pur molto seccata sono al contempo felice di questo ragazzo, in pochi attimi ha dimostrato di avere un’intelligenza particolare, arrivando a comprendere alcune cose di me in un tempo praticamente inesistente. E’...Pericoloso. Lo vedo che si avvicina alle mie librerie, che sfiora i miei libri, quasi come se fosse interessato più agli argomenti che mi interessano che ai volumi in se: la mia è una raccolta invidiabile, ma non basta a far capire quali sono i miei reali interessi. Anzi, per quanto sia strano, non possiedo nessun libro che parli di morte o cose ad esse rilegata, come se in quel modo patetico potessi nascondere la verità ad un eventuale controllo. Si, perché c’è anche questo problema: finchè vivo in questa casa, finchè mio padre è in vita, sono in continuo pericolo. Non posso ucciderlo, non ancora: per quanto mi secchi ammetterlo, non sono ancora abbastanza potente per liberarmi di lui e.. Fin quando non lo sarò, devo nascondere per bene il mio nuovo carattere, anche se in fondo, sono sicura che loro sappiano quanto io mi sia appassionata agli omicidi.
    Ma il filo dei miei pensieri viene interrotto, ancora una volta, da Eijiro, il quale sta ora proponendomi di fare qualcosa di interessante, ora che ha finalmente smesso di piovere.

    Un posto più interessante eh? Dipende da cosa intendi con tal parola.

    Mi alzo dal letto, stiracchiandomi a mia volta: cosa vuole fare questo tipo? Uccidere gente a caso, o affrontare me, forse? Vuole conoscere il sistema di combattimento adottato in questo villaggio? Gli va male, non combatto secondo le misure scelte dai tipi che vivono qui, combatto secondo il mio istinto, secondo il mio amore per il sangue.

    Dimmi che cosa vorresti fare di preciso, ma non qui. Non voglio di nuovo subire le inutili lagne di quella donna. Presto, avranno fine.. Oh sì, puoi credermi.

    Le ultime parole non sono propriamente dirette a lui, era qualcosa più pensato ad alta voce che un vero e proprio dialogo. Comunque, esco dalla stanza senza assicurarmi che il ragazzo sia dietro di me, passo davanti a mia madre che cerca invano di non farmi uscire, andando a posizionarsi davanti alla porta senza poi, neanche una vera e propria ragione. Senza nessuno scrupolo, la spintono via con una gomitata, facendola finire al suolo, sbattendo violentemente la schiena contro il muro che si trovava dietro di lei.

    Povera piccola donna debole, presto le sofferenze ti abbandoneranno, proprio come tu hai abbandonato me.

    Apro la porta e mi dirigo in strada, fermandomi proprio al centro di quest’ultima, sperando che il ragazzo di Suna si muova ad unirsi a me.
     
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